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Viaggio nelle Filippine: informazioni utili e qualche considerazione

Viaggio nelle Filippine: informazioni utili e qualche considerazione 1024 768 Sonia Sgarella

A volte la migliore  organizzazione sta nel non organizzare proprio un bel niente…

Considerazione numero uno: credete davvero che organizzare una vacanza dalla A alla Z prenotando tutto in anticipo ancor prima di partire, sia la garanzia assoluta per un viaggio all’insegna del relax? Può essere, ma credo che a tal proposito ci sarebbe anche qualcuno che avrebbe qualcosa da aggiungere: provate a chiedere per esempio a chi, per via di allarmi tifone preventivi o di condizioni del mare avverse, si è trovatio bloccato su un’isola per 3 o 4 giorni e a chi, colto alla sprovvista, ha dovuto quindi riprogrammare tutto il suo soggiorno da capo, all’ultimo minuto, perdendo caparre, acconti o addirittura l’importo totale delle cifre versate. Direte voi – ma questo può succedere ovunque. Certo, alla sfiga non si comanda, ma nelle Filippine – o in qualunque altro paese tropicale che sia formato da centinaia (se non addirittura da migliaia) di isole – può succedere ancora di più.

El Nido

Isole dell’arcipelago di Bacuit viste dalla spiaggia di Corong Corong – El Nido – Palawan

Questo è il mio consiglio: prenotate soltanto l’indispensabile, preferite politiche di cancellazione quanto più permissive e lasciate invece a quando sarete in loco l’organizzazione del resto, una volta quindi sicuri di essere quasi a destinazione. E’ vero, all’ultimo minuto potreste non trovare posto nella struttura dei vostri sogni – se proprio ci tenete prenotatela prima – ma state tranquilli: sotto un ponte a dormire non ci rimarrete di certo; male che vada, sarà quanto meno su una spiaggia deserta!:-)

Siquijor

Spiaggia di San Juan – Isola di Siquijor

Perché lo sappiate comunque, in linea generale nelle Filippine il metodo prediletto per la prenotazione degli alloggi è quello internet e, nonostante risulti ancora possibile effettuare prenotazioni telefoniche, se volete essere sicuri che queste ultime non vengano archiviate a favore di altre garantite online con carta di credito, allora vi converrà uniformarvi alla corrente di pensiero più diffusa. Agoda, Booking.com e Hostelworld sono i siti di ricerca più utilizzati e che funzionano in maniera eccellente e sicura ma, in alcuni casi, potrete anche prenotare direttamente dalle pagine web delle strutture disponibili, con carta di credito o sistema Paypal.

E a proposito di applicazioni da scaricare prima della partenza, forse la più utile da tenere a portata di mano soprattutto quando a Manila, è quella di GRAB, un sistema di chiamata taxi simile ad Uber ma molto più diffuso di quest’ultimo nel sud-est asiatico. Da usare è semplicissimo: basta registrarsi, inserire punto di partenza e punto di arrivo e quindi confermare il prezzo se vi sta bene. Il pagamento avviene in contanti direttamente al conducente del veicolo, di cui a questo punto conoscerete nome, cognome, aspetto, modello e targa dell’auto.

Per poter accedere a quest’applicazione ed effettuare prenotazioni online è ovvio che comùnque dovrete essere connessi ad internet e che quindi potrebbe interessarvi il discorso delle SIM locali, il cui acquisto si risolve in una procedura talmente facile che varrebbe la pena intraprenderla anche nel caso dei soggiorni più brevi. Nella fattispecie, appena atterrati all’aeroporto e ancora prima di uscire dal terminal, troverete i banchetti delle due compagnie telefoniche principali: Globe e Smart. Le condizioni di acquisto sono molto simili per l’una e per l’altra: la scheda è gratuita mente vari e di diverso valore sono i pacchetti internet della durata di massimo 30 giorni . Io ho optato per Globe e per il pacchetto da 4 Giga a 599 pesos e mi sono trovata bene.

Recuperata la SIM potrete quindi già prenotare da soli il vostro taxi con GRAB (senza bisogno di contrattazioni estenuanti), oppure, se preferite, potrete rivolgervi per questa volta al chioschetto della compagnia stessa che, al momento della mia visita, si trovava all’esterno del Gate numero 3 (Aeroporto Internazionale di Manila).

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L’eccezione alla regola…

E già che ci sono permettetemi di fare un’altra considerazione, la numero due: incredibile ma vero, gli aeroporti delle Filippine sono forse tra i pochi al mondo rimasti in cui la parola “fregatura” non è all’ordine del giorno, tant’è che al loro interno, è possibile addirittura cambiare i soldi ad uno dei tassi di cambio forse tra i più favorevoli. Fatelo dunque, cominciate col cambiare qui un po’ di contante portato da casa e lasciate quindi a quando arriverete in città il vostro primo prelievo.

È importante sapere che nella maggior parte dei bancomat delle Filippine la cifra massima prelevabile per transazione corrisponde a non più di 10.000 pesos (160€), un po’ poco se si pensa che ad ogni prelievo di solito corrisponde una commissione di circa 5€. Meglio sarebbe allora cercare gli sportelli automatici delle banche BPI e HSBC, le quali permettono di ritirare rispettivamente 20.000 e 40.000 pesos alla volta. HSBC è la meno diffusa ma, se presente, conviene di certo farci un salto. A Manila la trovate per esempio nel quartiere di Makati presso la torre n.1 dell’Enterprise Centre.

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Senza aerei? Ma anche no! 

Prelevati i soldi, comprata la scheda telefonica e recuperare le forze dopo il volo internazionale, direi che a questo punto siete pronti per interfacciarvi con il mondo dei trasporti interni. Passiamo quindi alla considerazione numero tre: se c’è una parte del mondo oltre all’Europa in cui prendere un’aereo spesso è più conveniente (sia in termini di costi che di tempo) che non optare per altri mille trasporti, è proprio il sud-est asiatico e, in questo, le Filippine ne sono un esempio emblematico.

Air Asia, Cebu Pacific e Philippines Airlines sono le tre compagnie che effettuano servizio giornaliero tra le tante isole principali dell’arcipelago e, nello specifico, Air Asia è quella che a me personalmente ha garantito più volte un servizio efficiente e quanto più puntuale. Ricordatevi che anche qui, come è il caso delle nostre Ryanar e Eayjet, il bagaglio da stiva non è mai incluso nella tariffa base e che va quindi inserito nel pacchetto in fase di prenotazione onde evitare conti salati direttamente in aeroporto. A Manila i voli domestici partono dal Terminal 4 dove, dato il probabile sovraffollamento al banco dei check-in, sono soliti aprire sotto orario una corsia apposita per le final call dei voli in partenza.

Per quanto riguarda invece i trasporti di lunga percorrenza via terra con partenza da o in arrivo a Manila, il mio consiglio è questo: se non è di domenica allora tanto meglio viaggiare di notte e risparmiarsi quindi quei logoranti ritardi dovuto al traffico infrasettimanale. Sulle isole minori ovviamente questo tipo di problema non sussiste anche se è sempre preferibile partire al mattino presto.

Il problema in questo caso è un altro: se non siete capaci di guidare uno scooter non andrete praticamente da nessuna parte. Si perché le escursioni in trycicle sono molto più care e comunque non vi darebbero la possibilità di esplorare le isole con la libertà che può invece regalarvi un vostro mezzo privato. Il costo del noleggio varia molto da isola ad isola, partendo da cifre irrisorie quali 350 pesos al giorno sull’isola di Siquijor, a 6/700 sull’isola di Palawan.

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Palawan: l’isola più bella del mondo… 

E a proposito di Palawan, considerazione numero quattro: davvero stiamo parlando dell’isola più bella del mondo? Per l’amor di dio, se fossi approdata sull’isola ben prima del dilagare del turismo di massa forse sarei stata pronta a sostenere esattamente lo stesso ma purtroppo i tempi sono cambiati ed è vero che, quando l’afflusso dei turisti supera i limiti della decenza, i luoghi per quanto belli, sono destinati immancabilmente a perdere il loro fascino. Questo, a mio parere, è quanto è successo ad El Nido (così come a Boracay), un luogo magnifico letteralmente sputtanato dal turismo di massa. Tour A, tour B, tour C e tour D, tutti con gli stessi orari e con le stesse tappe; insomma, esplorando l’arcipelago di Bacuit  che si trova lì di fronte e che ha reso la zona così gettonata, di certo non vi sentirete naufragati su delle isole deserte. Al contrario, in alcuni frangenti lo spettacolo è a dir poco raccapricciante con tanta la gente che immancabilmente contribuisce alla distruzione dell’habitat marino.

El Nido - Hidden Beach - Tour C

Hidden Beach, un minuto prima dell’invasione – Tour C – El Nido

Per vivere un’esperienza autentica puntate piuttosto a Port Barton – sulla costa occidentale di Palawan – oppure, rivolgendovi all’agenzia TAO Expeditions a Corong Corong  (El Nido), partite per un’avventura di più giorni che, toccando varie isole davvero deserte, vi porterà fino alle coste dell’isola di Coron. I prezzi non sono bassissimi (vedi pagina web) ma chi c’è stato ne ha parlato come dell’esperienza più bella da farsi nelle Filippine, certo però non per tutti. Partire con una spedizione TAO di 5 giorni e 4 notti vuol dire infatti passare le vostre giornate su e giù da una panga (tipica imbarcazione filippina), facendo snorkeling e nuotando, dormire in delle capanne di bamboo senza acqua corrente nè servizi igienici; insomma, se anche solo l’idea di una di queste cose vi fa storcere il naso significa allora che forse questo tipo di avventura non fa per voi.

Port Barton

Spiaggia di Port Barton

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Per concludere…

Considerazione numero 5: se non è il cibo che vi darà soddisfazione nelle Filippine – a mio parere poco entusiasmante e ripetitivo – lasciate almeno che siano i massaggi a farlo! Un’ora per 5 euro, ma dove altro lo trovate un affare del genere?? Approfittatene finché siete in tempo! Massaggi e immersioni allora, credo che siano questi i punti di forza di un paese che purtroppo, scarseggiando in attrattive artistiche e culturali, risulta forse meno affascinante rispetto ad altri vicini; per lo meno, questa è stata la mia opinione.

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Non avevo grandi aspettative prima di partire – un paese cristiano in Asia in fondo difficilmente avrebbe attirato la mia attenzione – ma mi sono lasciata incuriosire – tentata anche dal fatto di volermi mettere alla prova come subacquea – e ho voluto allora dargli una possibilità, per poter giudicare con i miei occhi quello di cui in fondo avevo sentito parlare ben poco.

Che dire, le Filippine probabilmente non rientreranno nella top list delle mie mete preferite – ci sono tanti altri posti che vi suggerirei di esplorare prima – ma neanche potrei mai sostenere che si tratti di un luogo che non meriti una vostra visita, anzi: se siete amanti dell’acqua e dell’avventura, questo è sicuramente l’angolo di mondo che fa per voi! Snorkeling, diving, canyoneering, island hopping. Ricordate: “It’s more fun in the Philippines!” 🙂

Ah dimenticavo, non partite senza sacca stagna e scarpette da scoglio!

Moalboal

Tramonto da Moalboal 

Esperimento con l’India: imparare a conviverci

Esperimento con l’India: imparare a conviverci 720 493 Sonia Sgarella

Si racconta dell’India che la ami o la odi. Che dite, sarà poi così vero?

Chi l’India la conosce – per quanto si possa conoscere una realtà così varia e complicata – sarà forse d’accordo nell’ammettere che i due sentimenti difficilmente si escludono a vicenda: le due cose si muovono parallele, anzi, si alimentano l’un l’altro.

Mi spiego meglio…

L’India è forse l’unico paese al mondo che sa farti arrivare i nervi a fior di pelle: ti stressa, ti mette di fronte alle condizioni meno sopportabili, al caldo, al traffico, allo sporco, alla  folla, alla miseria, alle situazioni meno tollerabili; ti sbatte faccia a faccia con quei limiti che mai avresti pensato di poter raggiungere.  Per tutto questo e molto altro l’India la odi. Sfido chiunque, perfino l’anima più imperturbabile, a sostenere il contrario!

Ma se è vero il detto che “chi odia ama”, l’India è quel paese che mentre ti fa incazzare, ti sta lentamente seducendo senza neanche che tu te ne accorga. E’ tutta una questione di tempo perché da quello che apparentemente vi potrà sembrare tragico e frustrante, possa uscirne qualcosa di buono. Credetemi, se non ha funzionato la prima volta, datele una seconda possibilità!

A contatto con l’India si cresce interiormente perché quei limiti, volente o nolente, ti ha obbligato a superarli, facendoti provare emozioni talmente forti che rimarranno necessariamente indelebili nella tua mente; non solo, l’India ti porta a rimettere in discussione ogni tuo punto di vista e tutti i tuoi “credo“, ti fa riflettere, ti insegna il concetto di accettare e lasciar correre senza prendertela.

Ma più di ogni altra cosa, volete sapere personalmente qual’ è l’aspetto che maggiormente mi lega – e forse legherà anche voi – a questa terra di incredibili contraddizioni? L’India mi fa letteralmente morir dal ridere! L’India è la patria delle stranezze e qui come in nessun altro paese sono all’ordine del giorno, ti si palesano davanti agli occhi come se fossero una scontata normalità ma suvvia, la verità è che per noi in India di normale non c’è assolutamente niente! L’India è un mondo completamente folle!

Lasciar correre e riderci sopra allora: niente male come filosofia di vita, l’unica che conosco per poterle sopravvivere!

Che ti piaccia oppure no quindi, è probabile che prima o poi l’India ti ritroverai inconsciamente ad amarla e lo farai serenamente, imparando a convivere con le tue incazzature. Questo non significa che si debba per forza condividerne tutte le storture sociali, ma neanche farne una ragione di scontro. In poche parole, se volete sopravvivere a questo mondo fareste bene a partire già con una buona dose di rassegnazione: l’India non la si combatte, fatevela amica e scorreteci insieme o, in alternativa, sappiate di avere già perso in partenza!

“India is not a tourist-friendly country. It will reveal itself to you only if you stay on, against all odds. The “no” might never become a “yes” but you will stop asking questions.”

(Suketu Mehta)

Ma concentriamoci ora sul fattore umano: quanti e quali personaggi arriveranno ad infastidirvi durante il vostro viaggio in India e, in alcuni casi, soprattutto se siete donne? Come comportarvi? Ecco qualche consiglio frutto della mia personalissima esperienza sul posto!

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1. I Bugiardi

Ebbene sì, tutto il mondo è paese e anche qui, non appena atterrati, troverete già chi cercherà di fregarvi approfittando del vostro disorientamento da novellini. Vi faccio un esempio pratico perché capiate di cosa sto parlando e perché è molto probabile che succederà anche a voi se, una volta arrivati a Delhi, vorrete prenotare un treno direttamente dalla biglietteria della stazione.

Leggi anche “Happy Journey!” – India fai da te: info utili per chi viaggia in treno e autobus

Nella fattispecie, fuori dalla stazione di New Delhi, incontrerete dei personaggi che vi fermeranno per cecare di convincervi che l’ufficio prenotazioni dedicato ai turisti stranieri è  stato spostato in un nuovo edificio raggiungibile solo con una breve corsa di tuk tuk. Ovviamente si tratta di una menzogna: il Tourist Bureau si trova da anni al primo piano nell’edificio principale della stazione e non si è mai spostato neanche di mezzo centimetro! Coloro che hanno creduto alla storia del trasferimento sono stati portati in una sorta di losca agenzia di viaggio dove gli è stato venduto un biglietto a prezzo maggiorato se non addirittura raddoppiato o triplicato.

Tenete allora presente questa cosa: se un indiano si offre di darvi il suo aiuto o informazioni senza che voi glielo abbiate chiesto, in linea di massima sta cercando di fregarvi o di trarne un vantaggio. Fidarsi è bene ma, in India, dubitare è sempre meglio! Se avete una domanda o un dubbio chiedete ad almeno due o tre fonti prima di crederci e comunque sappiate che è tipico indiano darvi come risposta quello che molto probabilmente vorreste sentirvi dire; che sia la verità o meno poi, quello poco importa e lo scoprirete solo strada facendo.

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2. I Bramini Accattoni

Ti vedono arrivare da lontano, varcare la soglia del tempio, quasi gli si illuminano gli occhi e ti richiamano verso la cella sacra per darti la benedizione, il tutto ovviamente al fine di ricevere una  lauta offerta. Ma come? In alcuni templi non è neanche permesso l’accesso ai non hindu e invece in altri addirittura quasi mettono da parte i loro fedeli per riporre su di te tutte le attenzioni? C’è qualcosa che non mi torna.

Dicesi donazione un’offerta volontaria, non dovuta. Il fatto che sia un bramino (che ricopre circa il ruolo dei nostri preti) a chiedervela non deve mettervi in soggezione né tanto meno intimorirvi, anzi, fossi in voi, proprio perché ve lo sta chiedendo, io non gli darei neanche un centesimo. Tanto meno se questa donazione quasi ve la impongono mostrandovi un quaderno che elenca le offerte fatte da altri stranieri e che ammontano solitamente a centinaia o migliaia di rupie.

Purtroppo ho visto tanti turisti elargire uno sproposito di rupie solo per la paura di mancare di rispetto ad una figura religiosa.  Tenete questo bene a mente:  il fatto che i bramini  siano per nascita i custodi di antiche tradizioni sacre, non significa che siano dei santi, anzi, molti di loro non lo sono affatto;  inoltre è risaputo che i templi hindu siano tra gli enti più ricchi di tutto il paese.

Gli indiani stessi, quelli che ci tengono alla purezza della loro religione, sono i primi a non frequentare determinati centri e a disdegnare questa mercificazione della fede. Non sentitevi dunque in dovere di lasciare per forza un’ offerta e se lo volete fare, che sia della  cifra che decidete voi. Guardatevi intorno e vedrete che la maggior parte dei devoti non dona più di 10-20 rupie per cui fate lo stesso.

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3. Le Ladies

Ruttano, russano e hanno l’incedere di un elefante. No, non sto parlando delle graziose e  minute adolescenti che timidamente ti avvicinano e incuriosite ti fanno qualche domanda ma delle loro madri o, ancor peggio delle loro nonne conservatrici che vedono in noi occidentali delle “poco di buono”. La donna indiana sposandosi acquisisce più dignità sociale. Quel che succede all’interno della  famiglia allargata è che le ultime arrivate devono sottostare al “matronato” di quelle più anziane le quali, col passare degli anni e l’arrivo di nuove generazioni, conquistano sempre più autorevolezza.

Sarà allora forse per questo, e per la costituzione che comincia ad aumentare dopo il primo figlio , che le timide e graciline fanciulle si trasformano in degli esseri invadenti e senza remore, soprattutto nei confronti delle turiste femmine.

Ladies India

Le situazioni peggiori in cui avere a che fare con una di queste gentili signore sono i viaggi in autobus e in treno. In autobus (mezzo che fu concepito nell’antichità quando l’indiano medio era ancora magrolino), te le ritroverai accanto a schiacciarti con la loro stazza (preferiscono comunque sedersi di fianco ad una donna), senza preoccuparsi del fatto che tu sia comoda o meno.

In treno invece, nel caso in cui sleeper, dopo essersi divorate tutto il cibo portato da casa, vorranno sdraiarsi e i loro cari mariti faranno di tutto per accomodarle. Come? Lasciandole tutta la branda – su cui dovrebbero stare seduti in tre –  e quindi spostandosi dalla tua parte dove, nel frattempo, si sono accumulate dalle quattro alle cinque persone. Ora, per situazioni del genere uno potrebbe anche farsi una risata ma vi assicuro che, se fa caldo e su quel mezzo ci siete seduti da almeno quattro ore, le vorreste uccidere!

Ancora peggio, nelle grandi città, è ritrovarsi nell’ ora  di punta su un vagone per “ladies only” dove, vi assicuro, mi è capitato di vederne alcune tirarsi i capelli per rivendicare il loro posto a sedere.

Altra categoria di tremende sono poi quelle appartenenti alle classi più povere e spesso intente a chiedere l’elemosina. Ti chiamano didi (“sorella”), antie (“zia”) o addirittura rani (“principessa”) ma non si faranno assolutamente problemi a strattonarti e a tirarti dietro tutte le maledizioni se ti rifiuti di dar loro qualcosa. Tranquille comunque, la curiosità che hanno nei vostri confronti ben presto le trasformerà tutte nelle vostre migliori amiche.

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4. Gli Stalker

Appartengono a questa categoria diversi tipi di uomini: ci sono gli stalker “da vicino” e quelli “da lontano”. I primi ti approcciano con le solite domande del caso – which country are you (il from è opzionale), what is your name… – e non ti mollano più. Gli altri, che sono i peggiori, si piazzano a distanza ma mantengono lo sguardo fisso su di te, non lo distolgono neanche a pagarli e nel frattempo con il loro cervello chissà a che cosa stanno pensando. Se i primi possono essere noiosi a lungo andare, i secondi sono quelli che per una donna possono risultare davvero fastidiosi soprattutto se gli sguardi vengono rivolti con malizia.

Purtroppo in India esiste una concezione che vede la donna bianca letteralmente come una mezza prostituta: le immagini dei film che ormai spopolano ovunque, gli atteggiamenti più aperti (per loro anche stringere una mano è considerato un atteggiamento aperto!) o l’abbigliamento che mette in mostra parti del corpo che le donne indiane non mostrerebbero mai (per esempio gambe e spalle), può dare adito a questo pensiero e portarli a credere di poterci “conquistare facilmente”. Questo succede soprattutto tra i ragazzi più giovani che la prendono come un gioco o tra gli uomini di mezza età, mentre i più anziani ci vedono semplicemente come degli alieni per cui il loro sguardo è quello di semplice curiosità.

Varanasi India

Se comunque la situazione diventa pressante, la soluzione migliore è quella di alzare la voce. Vedrete che, in men che non si dica, troverete qualcuno pronto a difendere la vostra causa e a rimproverare bruscamente chi vi sta dando fastidio.

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5. Quelli che il selfie…

Ebbene si, la mania del selfie ha spopolato anche in India e diventerà uno dei vostri incubi peggiori! Tanto per intenderci, il manager della guest house in cui stavo mi ha addirittura bussato in camera per chiedermi se facevo un selfie con lui! In questi anni di viaggi in India sono stata testimone delle fasi di sviluppo e diffusione della tecnologia che riguarda i telefoni: nel 2009 i telefonini ancora non esistevano se non quelli di vecchia generazione che possedevano solo in pochi; trovare un telefono fisso per strada era facilissimo, bastava cercare la scritta STD; i turisti scattavano le foto agli indiani.

Std India

Nel 2012 più della metà degli indiani aveva un telefono in mano, sempre di vecchia generazione ma con una piccola fotocamera incorporata; i punti STD sopravvivono a stento ma ancora si trovano; il turista fa la foto all’indiano; qualche indiano incomincia a fare la foto al turista.

Nel 2016 la situazione è completamente sovvertita: tutti gli indiani sono in possesso di cellulari di nuova generazione, più belli e più grandi di quelli dei turisti; trovare un STD è diventata una mission impossible; il turista viene pedinato perché ormai tutti gli indiani vogliono farsi un selfie con lui. Morale della favola? Il turista ha quel che si merita e almeno adesso si rende conto di quanto possa dare fastidio essere dall’altra parte dell’obiettivo.

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6. Gli Invasati di Spiritualità

“L’India è la patria della spiritualità”: quante volte ho sentito pronunciare questa frase a vanvera da persone che l’India non saprebbero neanche ritrovarla sulla mappa! L’India è certo la patria di filosofie antiche, anzi antichissime ma che si sono formate in un contesto dal quale non possono e non dovrebbero prescindere. Rishikesh, Bodhgaya, Pune, Auroville e tanti altri, tra cui centri yoga e ashram per la meditazione, sono i luoghi dove solitamente si concentra questo tipo di individui provenienti da tutto il mondo, tanti dei quali tedeschi, francesi ma anche in inglesi e italiani.

Niente da dire sulla loro scelta di orientamento, niente finché non vi capiterà di averci a che fare e allora vi asciugheranno con le loro teorie trascendentali. Osho, Sai Baba, Hare Krishna Hare Ram Krishna Krishna Hare Hare…ma basta! Tutte le volte che sono entrata in un Iskon Temple non hanno fatto altro che cercare di vendermi libri o di farmi lasciare un’offerta, il centro per la meditazione dinamica di Osho costa più di un hotel 5 stelle, Auroville è un mondo utopico dove un consistente gruppo di occidentali vive in pace con l’universo sbattendosene letteralmente le palle del mondo che sta fuori, a Rishikesh in un centro yoga mi hanno suggerito di evitare di parlare con gli indiani….ma che cosa ci fate in India allora mi chiedo io?

Non mi permetterei mai di fare di tutta l’erba un fascio ma purtroppo quello che vedo è, in molti casi, un puro disinteresse nei confronti del paese in cui si trovano, paese da cui tuttavia hanno tratto le filosofie che gli stanno apportando un benessere personale. Benessere personale dunque, questo è tutto, senza il mimino interesse o anzi, a volte quasi un disdegno nel conoscere la realtà che sta fuori da questi ambienti ben protetti.  Questo genere di persone sono quelle che a me personalmente non vanno per niente a genio.

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7. Gli Israeliani

Ho cominciato a conoscere gli Israeliani durante un viaggio in Sud America ma ne ho scoperto la vera essenza soltanto in India dove si riversano a frotte una volta terminato il servizio militare obbligatorio nel loro paese, maschi e femmine. Sono tendenzialmente molto giovani, intorno ai 22-24 anni, si spostano in gruppi e tendono a socializzare soltanto tra di loro. Gli Israeliani non li si trova ovunque, hanno una serie di luoghi che preferiscono, ovvero dove tendenzialmente si trovi da fumare e si possa cazzeggiare più che altrove: luoghi quindi sufficientemente turistici dove possano, tra le altre cose, trovare ristoranti che servano cibo della loro tradizione.

Non avete idea di che faccia possano avere? Pensate all’immagine comune che abbiamo di Gesù Cristo, che parli con accento arabo,  ed eccovi fornita l’identikit! 🙂 Mi ricordo quando ancora non c’erano gli smartphone, loro erano quelli che monopolizzavano gli internet point per le video chiamate e fu proprio in quell’occasione che imparai il significato della parola shalom, il loro saluto. In quanto giovani sono soliti avere quell’atteggiamento spavaldo che non prevede il rispetto per chi gli sta intorno, tanto meno per gli indiani che vengono spesso trattati con arroganza e maleducazione.

Difficilmente li incontrerete nei siti archeologici di maggiore interesse: per loro l’importante non è il luogo ma la compagnia per cui  li troverete a perdere le giornate intere ascoltando musica davanti alle loro stanze o nei cafè. Adorano la musica techno e non si faranno problemi a tenerla a tutto volume dando per scontato che debba per forza piacere anche a voi. Di seguito l’elenco di alcune delle mete incluse nel loro percorso: Old Manali, Kasol e dintorni, Mcleod Ganj e dintorni, Pushkar, Goa, Gokarna, Hampi, Havelock Island, Vattakanal.

Ah, ovviamente questo non toglie che io abbia conosciuto degli Israeliani favolosi, viaggiatori solitari o coppie e spesso sono loro i primi a prendere le distanze dai propri connazionali.

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8. Quelli che il clacson

Fatevene una ragione: in India il clacson si suona perché lo prevede il codice della strada, è il loro modo di comunicare e quello che evita da sempre una miriade di incidenti mortali. Clacson che per poco non ti bucano un timpano, che nelle grandi città non ti faranno dormire la notte, fino a quando non ci avrai fatto talmente l’abitudine da diventare soltanto un altro suono di sottofondo con cui dover convivere.

Il clacson si usa per avvertire chi c’è davanti del proprio passaggio, è una specie di invito al non muoversi, al non cambiare la propria rotta per evitare uno scontro. Le strade indiane sono forse una delle cose più incredibili di questo paese, gli incroci e gli attraversamenti nelle grandi città l’ostacolo più difficile per un turista alle prime armi, ma c’è una tecnica per sopravvivere: fare gruppo. Se dovete attraversare una strada e non sapete da dove partire, affiancatevi al primo indiano che intende fare lo stesso e seguite ogni suo movimento.

In India vige la regola dello “schiva l’ostacolo” e credetemi, sono talmente bravi a farlo che riuscirete ad uscire indenni anche dalle situazioni apparentemente più critiche ma fate attenzione, in India vige anche la regola del più grosso: se si tratta di un pullman fatevi da parte perché quelli si che potrebbero tirarvi sotto!

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9. Avete qualcosa da aggiungere?

Amanti dell’India e non, fatevi avanti, sono curiosa di sapere chi vi ha fatto incazzare di più durante le vostre esperienze con l’India!:-) 

Ma a proposito di “Esperimento con l’India”: esiste un libricino con questo titolo che é di Giorgio Manganelli e che vale la pena di leggere. Si tratta di un insieme di resoconti scritti nel 1975 a seguito di un viaggio come inviato della rivista “Il Mondo”.

Filippine on the road: North Luzon – viaggio a nord di Manila tra risaie, buon cibo e città coloniali

Filippine on the road: North Luzon – viaggio a nord di Manila tra risaie, buon cibo e città coloniali 1080 810 Sonia Sgarella

Alzi la mano chi di voi è stato a Manila e sarebbe pronto a sostenere che si tratti di una bella città. Suvvia dai, bisognerebbe essere proprio di manica larga per scovare del fascino in quella che generalmente viene riconosciuta come una delle città più brutte dell’Asia.

Povera Manila però, in fondo non è neanche tutta colpa sua: se oggi infatti non può essere che la  città stessa ad essere accusata di aver abbandonato le tradizioni a favore di una globalizzazione sfrenata fatta di shopping mall, catene di fast food, starbucks e di Donkin Donuts, è vero anche il fatto che in passato ciò che ne ha decisamente deturpato l’aspetto sono stati i conflitti armati tra potenze straniere, nella fattispecie giapponese e americana. Manila, così come Varsavia, Hiroshima e Amburgo, può essere di fatto considerata come una delle città che soffrirono maggiormente le atrocità della II guerra mondiale e che sotto i bombardamenti disse addio irrimediabilmente alle bellezze del passato.

Non tutto il male vien per nuocere però, si potrebbe dire: seppur infatti dell’antica architettura coloniale è rimasto ben poco e concentrato soprattutto nella zona di Intramuros, la presenza americana nel paese per circa cent’anni, ha garantito alla popolazione un livello di alfabetizzazione tra i più alti dell’Asia, che vede la maggior parte degli abitanti (i più anziani compresi) parlare un inglese praticamente perfetto; un aspetto questo, volto a rincuorare di certo i viaggiatori di tutto il mondo che qui si apprestano ad affrontare un viaggio, in un paese in cui sicuramente troveranno vita più facile che non altrove.

Fatta questa premessa allora e sul se valga o meno la pena di fermarsi a Manila per cercare di scovarne qualche bellezza nascosta, la mia opinione è che purtroppo no. Usatela come luogo di passaggio se proprio dovete ma non fermatevi più di tanto (un buon posto per pernottare in zona Malate è il Tambayan Capsule Hostel); alzate i tacchi quanto prima piuttosto e cominciate ad esplorare l’isola su cui si trova, quella di Luzon, che fortunatamente ha qualcosa di meglio da offrire. 

Nello specifico, a nord della capitale, si trovano alcuni tra i terrazzamenti di riso tra i più belli dell’Asia e, con questi, anche la possibilità di dedicarsi a qualche giorno di trekking nella natura incantata. Da Manila allora spostatevi subito in direzione Banaue ed eccovi arrivati: benvenuti nella zona della “Cordillera“, tutta un’altra storia rispetto al resto del paese!

Batad

In generale, se dovessi rimarcare alcuni dei tratti distintivi di questo territorio lo farei con tre concetti: aria fresca (tendente al freddo a cavallo tra gli ultimi e i primi mesi dell’anno), cibo salutare (soprattutto a Sagada) e cultura centenaria (che si esprime non solo nell’artigianato locale e nell’architettura coloniale, ma anche nel mantenimento delle tradizioni più antiche).

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1. Banaue e dintorni

Per comprendere meglio il territorio nei dintorni di Banaue e la vita nelle risaie, i terrazzamenti andrebbeto ammirati da vicino. Questo significa camminarci attraverso. Da Banaue – una cittadina che non presentando particolari attrattive potrebbe essere esplorata anche in mezza giornata – è possibile organizzare camminate di più giorni, la più popolare tra le quali è quella che raggiunge Batad, passando per gli abitati di Pula e Cambulo (2 giorni/1 notte).

Batad

Affidarsi a una guida è sicuramente consigliabile trattandosi di sentieri non marcati che si sviluppano per lo più lungo il bordo delle risaie e il modo migliore per farlo è quello di rivolgersi al centro di informazione turistica sito alle porte della città. Il costo per il servizio guida ammonta a 1.200 pesos al giorno (prezzo aggiornato a febbraio 2018), 300 il pernottamento e 1000 il trasporto tra andata e ritorno. Se siete in due fate quindi conto di spendere circa 2000 pesos a testa, pasti esclusi. Per la prima giornata dovrete organizzarvi con un pranzo al sacco (chiedete alla vostra guest house) mentre per la seconda riuscirete a pranzare a Batad.

Pula

Il percorso è veramente spettacolare, le risaie uno stupendo lavoro dell’uomo (il prezioso lascito delle tribù Ifugao, capaci di  scolpire le montagne con la stessa mano artistica con cui ancora oggi scolpiscono il legno), i villaggi di Pula, Cambulo e Batad delle piccole oasi di pace e insomma, il tutto merita decisamente di essere visitato. Mettete in conto 5/6 ore di cammino – inizialmente in leggera salita – il primo giorno (con pernottamento a Cambulo) e 2/3 ore – principalmente in discesa – il secondo (Cambulo-Batad). Fatta tappa alla cascata di Batad che si trova in fondo ad una scalinata infinita, pranzato e quindi raggiunta sempre a piedi (20 minuti) la strada principale, prima di rientrare a Banaue, potete concordare anche un breve passaggio da Bangaan, anch’esso circondato da pittoresche terrazze.

Batad

Ora, per quanto belle siano però le altre risaie, è certo che Batad costituisca il fiore all’occhiello di questa zona. Sfido chiunque a non rimanere a bocca aperta di fronte alla perfezione del suo anfiteatro di terrazzamenti, uno spettacolo da lasciare increduli anche gli occhi più saturi di meraviglie del mondo!

Batad

Da Manila a Banaue, trattandosi di un viaggio di oltre 8 ore, conviene viaggiare di notte. Le compagnie che operano servizio sono Florida e Ohayami (www.ohayamitrans.com) e, se viaggiate in alta stagione, farete bene a prenotare i vostri posti già da casa. Sulla sistemazione vi potrei consigliare sia Banaue Homestay (fuori dal centro ma in posizione molto bucolica), sia il People’s Lodge, tramite il quale non sarà difficile organizzare il vostro successivo trasferimento a Sagada (300 pesos in van. In alternativa si dovrebbe cambiare a Bantoc ma il costo complessivo di circa 200 pesos credo proprio che non varrebbe lo sbatti). Il tempo di percorrenza è di circa 2 ore, con qualche sosta per foto lungo il percorso.

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2. Sagada

Ma quali “bare penzolanti”, il punto di forza di Sagada, ve lo posso assicurare, è decisamente lo yogurt della Yogurt House, uno che così buono giuro di non averlo mai mangiato! Non solo yogurt comunque, i piatti che servono sono uno più buono dell’altro e fanno sicuramente a gara per prelibatezza con quelli del Log Cabin, l’altra colonna portante culinaria della città. C’è proprio da dirlo in questo caso: “santa verdura!” – un toccasana che nel resto del paese sembra cosa difficile (se non addirittura quasi impossibile) da reperire nei ristoranti.

Sagada

Considerato che raggiungerete Sagada prima di pranzo (il van parte da Banaue alle 8.30), potrete quindi lasciare i bagagli nella guest house che avrete scelto (io vi consiglio Sagada Homestay) e quindi preparare lo stomaco per un pranzo di qualità. Essendo che il Log Cabin apre solo di sera, puntate pure dritto alla Yogurt House e quindi nel pomeriggio visitate le “bare appese” della Echo Valley (Echo Valley Hanging Coffins).

Sagada

Per accedere al sito dovrete prima registrare la vostra presenza in città presso l’ufficio turistico e quindi portare la ricevuta di pagamento al chioschetto d’entrata. Qui vi verrà chiesto il pagamento del biglietto e di conseguenza assegnata una guida. Non aspettatevi chissà quante bare comunque (si lo so, ne fareste volentieri a meno ma oh, questo è quello che passa al convento!:-). Lasciatevi piuttosto suggestionare dalle spiegazioni di una tradizione che, seppur macabra, rende il posto comunque degno di una breve visita e poi tornate a concentrarvi sui piaceri della vita! 🙂

Che altro fare nel pomeriggio? Beh, un bel massaggio ci sta sempre e, pernottando al Sagada Homestay, potrete contrattare le massaggiatrici direttamente in camera vostra semplicemente chiedendo alla padrona di casa. (350 pesos 1 ora). Il giorno seguente, a meno che non vogliate provare le brezza di infilarvi in delle grotte sotterranee con il solo ausilio di una lampada a olio (in tal caso le informazioni le potete chiedere sempre al centro turistico), diciamo che sareste già pronti per ripartire in direzione di Vigan. La colazione? Hotel Masferre Inn and Restaurant, il top nella categoria e aperto già dal mattino presto.

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3. Vigan

Finalmente una cittadina degna di nota: stradine ciottolate, edifici coloniali e chiese risalenti all’epoca di dominazione spagnola, una fontana gigante dove ogni sera alle 19.30 propongono un grandioso spettacolo di suoni e luci (agli stranieri é permesso salire gratuitamente sul tetto dell’edificio che si trova proprio lì accanto) e, non da meno, una particolare propensione alla vendita di cheesecake!

Vigan

Vigan, inserita da poco nella lista delle sette città coloniali più belle del mondo, è il risultato di una fusione unica di architettura asiatica e pianificazione coloniale. Carina davvero – vi dirò – peccato però che le strade ben conservate siano soltanto un paio e che per visitarle basterebbe anche solo una mezza giornata. Un po’ poco – penserete voi – però dai, si tratta comunque di una meta che merita almeno una notte del vostro tempo e, perchè no, magari anche due visto lo sbatta per arrivarci.

Vigan

Raggiungere Vigan da Sagada può essere considerata una mezza impresa (che vi porterà via una giornata intera) ma che vi darà occasione di esplorare delle rotte sulla cordigliera un po’ meno battute. Incominciate col prendere da Sagada il pulmino delle 8 con destino Bauko (1 h.30, 70 pesos) e da lì, il primo van in partenza per Cervantes (partenza ogni ora, 1h., 70 pesos). Continuate ora per Tagudin (partenza ogni ora, 2h., 150 pesos) e quindi appostatevi sulla strada principale ad aspettare il primo autobus diretto a Vigan (bus AC, 2h., 120 pesos).

Vigan

Tra le sistemazioni più economiche e in posizione centrale è l’Hem Apartelle, vicino al quale si trova anche il centro massaggi più professionale della città, il Banahaw Heals Spa, al numero 11 di Liberation Blvd. Ottimi i prezzi e ottimi anche i trattamenti. Da Vigan, per tornare a Manila, potete prendere il servizio di autobus notturno gestito dalla compagnia Partas. (www.phbus.com)

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Ovviamente questa non vuole essere una guida esaustiva di tutte le attrattive presenti sull’isola di North Luzon ma se avete poco tempo a disposizione e volete vedere un po’ che si dice a nord di Manila, questa può essere certamente un’idea di itinerario da coprire in circa una settimana.

Diving nelle Filippine: 100% Visayas – Storia di come si prende un brevetto, dove e perché

Diving nelle Filippine: 100% Visayas – Storia di come si prende un brevetto, dove e perché 538 403 Sonia Sgarella

Sul perché…

…o piuttosto “Perchè no?” Se la destinazione che avete scelto si chiama Filippine ed è rinomata come uno dei luoghi migliori al mondo per le attività di snorkeling e diving e se avete un po’ di denaro (ma non troppo) a disposizione da spendere, non vorrete mica buttare via l’occasione per fare qualcosa di estremamente figo e indimenticabile vero? Avvistare squali volpe e squali balena, nuotare con decine di tartarughe e centinaia di sardine, con pesci e creature di ogni forma e colore di cui forse neanche immaginate l’esistenza – ho visto cose laggiù che mai mi sarei sognata esistessero – non è cosa che succede tutti i giorni ed io, col senno di poi, non posso fare altro che dirvi: un viaggio nelle Filippine senza diving è come un viaggio in Nepal senza trekking o in Africa senza un safari; insomma, una sorta di controsenso e se non altro, un’occasione decisamente sprecata.

Ma – e mi rivolgo adesso a chi non l’ha mai fatto – non mi vorrete forse dire che avete paura? Ebbene vi svelo un segreto: l’acquario è un segno d’aria a differenza di quanto in tanti credono ed io, come tale, non sono mai stata una persona acquatica. Vi faccio questa premessa un po’ campata per aria perché capiate, qualora vi servisse uno stimolo per lanciarvi in questa nuova sfida, di stare parlando con la persona giusta, ovvero con chi, per una serie di preconcetti e paure, non aveva mai preso in considerazione (ma proprio neanche lontanamente intendo!) la possibilità di immergersi un giorno nelle acque dell’oceano. Figuriamoci di arrivare ad ottenere ben due certificazioni Padi! Ebbene invece è successo ed è stato contro ogni pronostico!

Filippine

contro ogni pronostico appunto…:-)

A gennaio del 2018 sono partita per un viaggio nelle Filippine, 59 giorni di permanenza in uno stato che conta esattamente 7.107 isole, il mare che le circonda è rinomato come uno tra i migliori del mondo per le attività subacquee – avete mai sentito parlare del Triangolo dei Coralli? – e allora mi sono detta: ma perché non poterci almeno provare?? E’ stato proprio lì che tutto è cominciato ed è stato sempre lì, saltando da un’isola all’ altra che tutto si è concluso brillantemente con 2 brevetti e un totale di 22 immersioni!

Volete sapere come ho fatto a convincere me stessa?

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Sul come…

Avete presente il detto “niente ti trattiene più delle tue insicurezze”? Il segreto sta nel convincersi che i nostri limiti stiano soltanto nella nostra testa; difficile riconoscerlo, ma è proprio quando si è pronti a farlo che comincia il divertimento. Dite di sì allora e sarete già a metà dell’opera, quindi (senza pensarci troppo) iscrivetevi a un corso e, una volta che sarete in ballo, datevi del tempo: se anche voi come me non siete mai stati delle persone acquatiche, è improbabile infatti che vi sentiate a vostro agio già dalla prima esperienza (in fondo se siamo nati sulla terra ci sarà pure un motivo no??) ma siate positivi a riguardo. Non c’è come convincersi di potercela fare per riuscirci davvero e modo migliore per far sì che le cose accadano che cominciare!

“The best way to get things done is to simply begin!”

Se vi può essere utile partite anche voi da questo concetto: il mondo non è fatto di persone che cercano in tutti i modi di mettere a repentaglio la propria vita con banale e spudorata incoscienza. Esistono delle leggi fisiche, dei metodi, delle regole e delle tecniche specifiche dietro ad ogni attività che cercano di ridurne i rischi per quanto possibile, nozioni che se le conoscessimo a priori probabilmente renderebbero il tutto molto più plausibile davanti ai nostri occhi.

Lo so, l’idea di mettere la propria vita nelle mani di una bombola d’ossigeno sotto centinaia di migliaia di metri cubi d’acqua può essere angosciante. Forse anche voi vi starete chiedendo: e se la bombola fosse difettosa, e se mi si allagasse la maschera, e se venissi attaccata da uno squalo, da un polipo o – cazzo ne so – da un mostro degli abissi?? Respirate per dio, questa – ve lo ripeteranno fino allo sfinimento – è l’unica cosa su cui vi dovrete veramente concentrare. Per ogni altro problema c’è una soluzione efficace che vi verrà dimostrata durante il corso, per cui potrete fare pratica fino a che non vi sentirete a vostro agio e che riuscirete a mettere in atto solo se – pensate un po’ – eviterete proprio di farvi prendere dal panico!

Di fatto di wonder woman e di super man al mondo ne esistono ben pochi; gli altri sono persone comuni, esattamente come noi, persone che forse a loro tempo hanno avuto le nostre stesse perplessità e i nostri stessi timori. Armatevi di forza e coraggio dunque – se sono queste le cose che vi mancano per iniziare – e buttatevi anche voi in questa nuova avventura! Credetemi, non ve ne pentirete e ve lo dice una che non sa neanche nuotare! (Va beh dai lo ammetto, almeno a galla ci so stare!:-))

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Sul dove…

Di seguito i siti di immersione che non dovreste assolutamente perdere, i consigli su come muovervi tra un posto e l’altro, dove alloggiare, i riferimenti degli operatori in loco con cui io mi sono trovata bene e ultimo ma non meno importante, i costi. Sì, perché le immersioni aumenteranno di certo la vostra spesa in loco ma credetemi, ogni centesimo sarà ben speso! Mettete in conto una media di 13.500 pesos (circa 220 euro) per il brevetto Padi Open Water, altrettanti per l’Advanced Open Water, una media di 1.200 pesos (circa 20 euro) ad immersione se siete già brevettati e il sito d’immersione è vicino alla costa, di più (vedi nel dettaglio sito per sito) se è prevista un tragitto più lungo in barca e si tratta di zona protetta.

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100% Visayas

Con più di 7.000 isole all’appello decidere da che parte cominciare è un bel casino ma se avete poco tempo a disposizione e volete che la vostra esperienza subacquea arrivi a toccare alcuni dei punti più validi ed economici del paese, ecco che allora vi converrà puntare dritto al cuore delle Visayas. Tanto per capirci trattasi della parte centrale dell’arcipelago delle Filippine, a sud della quale si estende l’isola di Mindanao mentre al cui nord, l’isola di Luzon con la capitale.

I siti di cui vi parlerò in questo capitolo si trovano tutti in prossimità delle due Visayas più famose, Bohol e Cebu, entrambe facilmente raggiungibili con voli diretti da Manila. Onde evitare però di dover passare da Cebu City più di due volte durante le vostre peregrinazioni tra una località e l’altra, il mio consiglio è quello di cominciare la vostra avventura con un volo diretto a Tagbilaran, il capoluogo dell’isola di Bohol, da cui potrete iniziare quindi una sorta di percorso circolare che dunque terminerà sull’isola di Cebu. Da qui potrete decidere di fare rientro a Manila oppure, avendo più tempo a disposizione, procedere facilmente con un altro volo diretto verso Palawan.

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1. Bohol – Alona Beach

Un punto perfetto per iniziare ad immergervi se non lo avete ancora fatto e questo per via delle correnti gentili e dell’ottima visibilità che caratterizza la maggior parte dei siti d’immersione. La scelta tra gli operatori di Alona Beach è decisamente ampia ma io, per quanto mi sono trovata bene, non posso che consigliarvi Philippine Fun Divers. Dall’Alona House Reef alle isole Balicasag, Cabilao e Pamilacan, i punti di immersione in questa zona sono davvero infiniti e tanti di questi si trovano a soli pochi minuti di barca dalla costa.

Filippine

In quanto meta turistica gettonata soprattutto dai turisti cinesi e coreani – che avendo poco tempo a disposizione non si spingono lontano dagli aeroporti principali – i prezzi degli alloggi risultano un po’ più cari rispetto a quelli dei dintorni ma ovviamente in questa zona i sevizi non mancano.

Se quello che cercate è un ostello fate tappa al Moon Fool Hostel (600 pesos il letto in dormitorio con colazione), se invece cercate qualcosa di più intimo ma sempre nella fascia di prezzo medio/bassa vi posso suggerire il Citadel Alona (850 pesos la singola con bagno in comune). Entrambi si trovano posizionati sulla strada principale, uno di fronte all’altro e in prossimità del ristorante Shaka che è l’unico a sapere cosa significa veramente cucina salutare vegetariana e vegana. Fate incetta dei suoi piatti perché credetemi, dopo due settimane nelle Filippine non ne potrete più di mangiare riso e carne!

Alona Beach si trova sull’Isola di Panglao, collegata all’Isola di Bohol con un ponte che permette il trasferimento veloce da e per Tagbilaran. Dall’aerporto un trycicle costa 300 pesos mentre un jeepney (in partenza dal centro) solo 25. Il tragitto è di circa mezz’ora.

Filippine

L’isola di Balicasag, che si trova a 30 minuti di barca dalla spiaggia di Alona, è rinomata come uno dei luoghi migliori nelle Filippine sia per visibilità, sia per la moltitudine di tartarughe marine che nuotano nei pressi delle sue coste. È vero, in alta stagione l’afflusso di asiatici che non sanno nuotare e che si avventurano in battute di snorkeling può essere sconcertante ma credetemi, una volta scesi in profondità vi dimenticherete di tutto quello che affolla la superficie. Il costo per questa escursione è il più caro tra tutti: per un totale di 2 immersioni mettete in conto prezzi a partire da 3.500 pesos.

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2. Siquijor – San Juan

Siquijor, anche conosciuta come l’isola di streghe e curatori (witches and healers), dista da Tagbilaran solamente un’ora e mezza di nave. I battelli gestiti da Ocean Jet effettuano servizio soltanto una volta al giorno, alle 10.20 del mattino (orario aggiornato a gennaio 2018) e il prezzo ufficiale del biglietto di 700 pesos viene rivenduto dalle agenzie di Alona con una commissione di 50 pesos extra. Attenzione: la quota in questione non include il bagaglio (100 p.) né la tassa portuale (20 p.) che viene sempre venduta separatamente.

Arrivati a Larena (il solo scalo effettuato sull’isola) l’unica opzione per raggiunger San Juan, sede dei dive centres, è quella di prendere un trycicle al costo di 300/400 pesos a seconda di dove esattamente in paese si trova la struttura in cui avete deciso di alloggiare. Un’ottima sistemazione è il Cliff Garden Hostel.

Immergersi nelle acque di Siquijor, dichiarate zona marina protetta nel 1978, è un affare riservato a quei pohi viaggiatori che, avendo più tempo a disposizione o semplicemente in cerca di pace e tranquillità, hanno deciso di dedicare a quest’isola qualche giorno della loro esperienza filippina.

La “magica” Siquijor rimane in effetti una di quelle destinazioni meno esplorate, sia dal turismo locale, per questione scaramantiche, sia da quello internazionale, che dà invece priorità alle isole principali della zona. Questo, nonostante Siquijor conti oltre 20 siti di immersione e una barriera corallina tra le meno contaminate. A dimostrazione dell’ancora scarsa popolarità sono i soli tre dive centres presenti sull’isola (non contando quelli dei resort), tra i quali il migliore, a mio parere, è il Sea Pearl Divers.

Filippine

Eccetto per il caso di un paio di siti soggetti a correnti più forti, le immersioni in questa zona possono essere tranquillamente effettuate anche dai sub alle prime armi che qui possono rilassarsi perdendosi nei giardini di coralli, entrando in contatto con l’affascinante mondo degli esseri microscopici ed esplorando pareti di barriera corallina che sprofondano a oltre 40 metri. Tra i vari siti da tenere in considerazione durante la vostra visita, Palitong Wall e Coral Garden sono sicuramente tra i più famosi.

Filippine

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3. Apo Island

Se proprio dovete scegliere soltanto un posto nelle Filippine dove fare immersioni fate in modo che questo sia Apo! Da non confondere con l’Apo Reef al largo della costa dell’isola di Mindoro, Apo Island è un posto talmente accogliente da invogliarvi a rimanere più a lungo. Piccola e tranquilla – se non fosse per i galli che cantano a tutte le ore del giorno e della notte – Apo è circondata da una barriera corallina in ottime condizioni di salute che pullula di vita. Di nuovo, un’occasione per tutti (principianti compresi) di ammirare un’infinita varietà di creature marine e di godere di una visibilità che ha pochi confronti. Affidatevi all’esperienza di Mario e di tutto il suo staff.

Filippine

Mario’s Scuba, uno dei pochi lodge sull’isola, mette a disposizione letti in dormitorio e camere private a prezzi ragionevolissimi. In loco troverete anche il ristorante ed il dive centre che organizza immersioni a partire da 1.300 pesos l’una, per scendere di prezzo (fino a 900 pesos) per pacchetti di più uscite. I siti d’immersione sono tutti a pochi minuti di barca dalla costa.

Filippine

Per raggiungere Apo Island da Siquijor il modo più rapido ed indolore è attraverso il Coco Groove Resort. Nei giorni di uscita delle loro escursioni (da verificare in loco perché partono solo con un minimo di 12 partecipanti) è possibile approfitrare del servizio di solo transfer ad un prezzo di 1.000 pesos.

L’alternativa sarebbe quella di fare il giro da Dumaguete prendendo una serie di circa 5 mezzi di trasporto: trycicle per il porto di Siquijor Town, barca per Dumaguete, trycicle dal porto al terminal dei bus, bus per Malatapaya e di nuovo barca per Apo, il tutto sicuramente più economico del servizio diretto ma con tempistiche decisamente più lunghe.

Al mettere piede su Apo Island vi verrà richiesto il pagamento di una tassa d’entrata di 100 pesos. Per lasciare invece l’isola in direzione di Dumaguete avete due opzioni: sperare che ci si qualche servizio già programmato (300 pesos a persona) – di solito in partenza al mattino – oppure prenotare un servizio privato da dividere con chiunque abbia i vostri stessi programmi. In linea di massima per una barchetta da 4 i costi si aggirano intorno ai 2.000 pesos, per una da 8 invece, intorno ai 3.000. Preparatevi a ricevere secchiate d’acqua addosso e quindi organizzativi con una sacca stagna.

Arrivati a Malapataya prendete quindi qualunque autobus diretto a Dumaguete (50 pesos), cittadina molto piacevole dove vale la pena fermarsi una notte e, perché no, concedersi anche un massaggio! Il Flying Fish Hostel (450 pesos il letto in dormitorio) è sicuramente il top nella categoria ostelli mentre il Salt and Pepper (li accanto) in quella ristoranti.

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4. Moalboaal

Moalboaal nella mia mente non corrisponde ad altro che a bei ricordi: l’ottenimento della seconda certificazione Padi, l’Advanced Open water, siti d’immersione ricchi di vita, dai banchi di sardine all’Isola Pescadores, mare placido e turchese, birre al tramonto, una varietà culinaria da rimpiangere altrove; insomma, credo che Moalboaal costituisca un’ottimo punto di partenza sull’Isola di Cebu.

Filippine - Moalboal - Sardine Run

Da Dumaguete a Panagsama Beach, ovvero il tratto di costa su cui si concentra l’attività ricettiva, ci vuole una mattinata intera di trasferimento e circa 250 pesos di spesa in trasporti. Da Dumaguete prendete un tryicle per il porto di Sibulan (70 pesos dal Flying Fish), da qui un battello Fast Craft per il porto di Lilo-an sull’Isola di Cebu (60 pesos, 30 minuti), da cui potrete poi spostarvi in moto (50 pesos) o di nuovo in tryicle alla stazione degli autobus di Bato e prendere quindi la prima corriera in partenza per Moalboal città (77 pesos). Infine, da qui una moto (30 pesos) o un trycle per Panagsama Beach.

Arrivati a destinazione l’alloggio più economico lo troverete al Backpackers Lodge. Vi consiglio di prenotare con anticipo se viaggiate in alta stagione e possibilmente il dormitorio da 4 letti, con o senza bagno (350 e 250 pesos a notte). Il mio posto preferito per la colazione ( e a volte anche il pranzo)? Il Sun Rise 2 Set, un localino senza pretese ma con interessanti iniziative culinarie, gestito da un francese e situato appena prima del Love’s Beach and Dive Resort. Provate per esempio le crepes al succo di calamansi e non ve ne pentirete! La miglior pizza invece? La trovate da Tipolo e rigorosamente cotta nel forno a legna!

Filipiine

Ma a proposito di immersioni: il Philippines Fun Divers di cui vi ho parlato nella sezione dedicata ad Alona Beach, ha una sua filiale anche qui, il Cebu Fun Divers. Una volta situato all’interno del Love’s Beach Resort, adesso ha una sede tutta sua, nuova di pacca, con una piscina spettacolare e una posizione appartata che è forse la migliore tra tutte. Io mi sono affidata a loro e non me ne pento ma giusto perché lo sappiate, se state cercando i prezzi più bassi della zona, li troverete da Nelson’s Dive Center.

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5. Malapasqua

Magari ci fosse la possibilità di proseguire lungo la costa in direzione nord verso il porto di Maya e invece no: il pacco sull’isola di Cebu è che dovrete sempre e comunque fare tappa a Cebu City. Va beh dai, prendetela come un’occasione per concedervi per esempio un massaggio in un centro professionale e un caffè da Starbucks, insomma, come una breve parentesi di piaceri, da regalarvi mentre aspettate il prossimo autobus. Di ostelli io ve ne posso raccomandare un paio: Le Village e Hostel 7 Cebu.

A Cebu City le stazioni degli autobus sono due: la South e la North. Dalla North Bus Station prendete il primo autobus diretto a Maya (217 pesos) e calcolate quindi circa 4/4,5 ore per percorrere la costa orientale fino all’estremo nord dell’isola, punto dal quale salpano le imbarcazioni dirette a Malapasqua. Il costo di 100 pesos per il tragitto di circa 30 minuti viene calcolato su base 15 persone a bordo per cui vi conviene farvi trovare in zona non più tardi del primo pomeriggio così da non dover aspettare a lungo.

Sull’Isola di Malapasqua praticamente chiunque è lì per immergersi con gli squali volpe (Thresher Sharks), vuoi perché costituiscono un’attrattiva difficile da incontrare altrove nel mondo, vuoi perché una volta arrivati fin lì, sarebbe un peccato non farlo. Gli operatori sono a decine e sicuramente più di uno è in grado di offrire un buon servizio ma per quella che è stata la mia esperienza mi sentirei di sconsigliarvi Fun and Sun e di suggerirvi invece French Kiss Divers.

Thresher Shark - Malapasqua- Filippine

Oltre all’immersione con gli squali a Monad Shoal (la quale ha un costo che si aggira intorno ai 1800 pesos), l’altra escursione famosa da farsi in mezza giornata (che prevede due dive a circa 3200 pesos), è quella di Gato Island. Entrambe prevedono il raggiungimento di profondità (30 metri nel caso degli squali) e correnti abbastanza sostenute per cui è necessario essere muniti del brevetto Advanced Open Water.

A Malapasqua, che è un’isola minuscola, ci si sposta a piedi e il fulcro dell’attività turistica si concentra tendenzialmente lungo la costa meridionale, punto di arrivo delle imbarcazioni provenienti dall’isola di Cebu. Tra le varie sistemazioni ce n’è una in cui io mi sono sentita veramente a casa e si chiama Be One Guest House. Gestita da una coppia di amici (Jacob un giovane svedese e Rebecca una filippina del posto), la casa bianca più bella dell’isola – così è stata definita – ha sia camere private che letti in dormitorio (350 pesos a notte). Spesso i due vi proporranno di rimanere con loro per cena e se volete un suggerimento: accettate senza esitazione!

What to do (cosa fare) a Kathmandu e dintorni

What to do (cosa fare) a Kathmandu e dintorni 1024 682 Sonia Sgarella

Kathmandu: quanto fascino esotico scatena questa parola nella vostra mente?

Kathmandu, come la tappa finale dei leggendari viaggi in Oriente degli anni ’70, il destino ultimo di quell’epopea che vide come protagonisti gli hippies, i cosiddetti “figli dei fiori”; Kathmandu e la sua valle, cosparsa di città-tempio e di villaggi newari, il regno dei Malla e delle Kumari, le dee viventi; Kathmandu, come la mecca e l’inevitabile primo approdo di coloro che hanno segnato la storia dell’alpinismo; Kathmandu insomma, come la porta d’accesso a mondi di perdizione e di illuminazione; trampolino di lancio per un tuffo nella storia e base di rifornimento per avventure e spedizioni.

Tempio di Changu Narayan

Kathmandu e la sua valle sono cambiate di certo, il terremoto del 2015 ne ha modificato forse irrimediabilmente l’aspetto ma questo non significa che tutto sia andato perduto. Lo stile e l’essenza di un luogo, in particolare, non sono qualcosa che crolla così facilmente: il processo di ricostruzione dei monumenti è lento, è vero, e tutti sperano che in un futuro si possa tornare ad ammirare di nuovo i capolavori del passato così come erano stati progettati dai grandi sovrani, ma nel frattempo tutta la zona continua a sprigionare il suo fascino e il fermento spirituale a regalare grandi emozioni.

Fedeli in cerca di una benedizione – Kathmandu, Durbar Square

Ecco perché un viaggio in Nepal che si rispetti non potrebbe e non dovrebbe assolutamente prescindere da una visita approfondita, non solo della capitale, ma anche di tutti quegli insediamenti che ne popolano i suoi dintorni – villaggi, templi secolari e siti sacri – il tutto incorniciato dagli splendidi panorami himalayani. Mettete in conto una settimana o poco meno se è solo questo che vi interessa; aggiungete invece qualche giorno in più se avete voglia di allontanarvi dal traffico e scarpinare su qualche breve itinerario di trekking.

Durbar Square di Patan

Vediamo allora un po’ come gestire al meglio il tempo a disposizione evitando di perdere ore nel traffico facendo avanti e indietro tra una località e l’altra. Il percorso che vi suggerisco prevede il pernottamento in tutti i centri principali della zona , Kathmandu, Patan, Bhaktapur e Bodhnath, e questo perché ritengo che sia un peccato dover vivere queste località soltanto di giorno, con la fretta di rientrare in città prima del tramonto. Nonostante la vicinanza al centro della capitale – Bodhnath per esempio dista solo 4 km, Patan soltanto 8 – ognuno di questi luoghi ha infatti una sua atmosfera caratteristica di cui vale la pena godere nell’arco delle 24 ore e inoltre, siti di interesse a sé vicini, che saranno così facilmente raggiungibili con trasporti diretti. Ciò significa meno tempo perso negli spostamenti e giustifica il fatto di doversi muovere ogni volta con tutti i propri averi.

Bodhnath dopo il tramonto

1. Dakshinakali, un appuntamento da segnare in agenda

Cominciamo subito con un luogo a dir poco insolito ma che ha bisogno di una pianificazione a priori: se non siete deboli di stomaco e le mattanze non vi sconvolgono segnatevi l’appuntamento del martedì o del sabato con il tempio di Dakshinakali e cercate di incastrarlo a dovere tra le date che avete a disposizione. Ebbene sì ragazzi, perché mentre il mondo evolve verso un concetto nutrizionale sempre più vegano e le associazioni degli animalisti combattono contro gli abusi verso povere creature indifese, qui continuano a spopolare i sacrifici in onore di Kali, la più sanguinaria tra le manifestazioni divine della fede induista. Ovviamente il sacrificio non è fine a se stesso: una volta sgozzati – soprattutto polli e capre ma potrebbe capitarvi di vedere anche maiali o addirittura bufali – gli animali vengono spennati, scuoiati e restituiti al committente, il quale li degusterà nel corso di un allegro banchetto. Insomma, trattasi di una sorta di tempio/macelleria, di un luogo estremamente sacro ai nepalesi, dove entrare in contatto con una delle tante stranezze della fede hindu e vivere quindi un’esperienza, ok forse un po’ splatter ma assolutamente da non perdere!

Per raggiungere Dakshinakali dovrete partire dalla fermata degli autobus del Parco Ratna di Kathmandu (Old Bus Stand), situata a sud est di Thamel – oltre la Kantipath Road – e raggiungibile con una camminata di circa 15/20 minuti. Il servizio diretto esclusivo che viene istituito soltanto durante i giorni di sacrificio (sabato e martedì) non fa fermate lungo il percorso ed ha un costo totale di sole 100 rupie. Per percorrere 20 km su una strada non asfaltata per l’80%  impiegherete circa 1h20: mettete in conto dunque di non partire tardi da Kathmandu, sia perché le cerimonie di sacrificio vengono sospese tra le 11.30 e le 13, ma anche perché così, sulla strada del ritorno, avrete tempo di fermarvi a visitare altri due villaggi, Pharping e Kirtipur.

Una volta arrivati a destinazione prendete le scale che scendono verso il tempio senza far caso alla folla di pellegrini che attende in coda per portare le offerte all’interno del recinto sacro e quindi essere graziata dalla visione (darshan) dell’immagine divina custodita nel sancta sanctorum. Ai visitatori stranieri non è permesso acceddere all’area dei sacrifici ma girandoci attorno, sarà comunque possibile assistere ai riti, o meglio, alla fase finale, che vede gli animali essere portati verso i calderoni dove, una volta spennati e scuoiati, verranno quindi restituiti ai fedeli.

Quando credete di averne abbastanza fate ritorno nell’area di parcheggio e, a meno che non vogliate rientrare direttamente a Kathmandu con lo stesso servizio non stop che vi ha portato al mattino (chiedete all’autista l’orario di ripartenza prima di allontanarvi), prendete il primo trasporto che faccia tappa a Pharping e preparate a questo punto lo stomaco per un allietante pranzo in stile tibetano. Parphing – e la vicina Dollu – sono infatti sede di una copiosa comunità di monaci e fedeli tibetani che lì si sono insediati costruendo non solo edifici religiosi sacri alla fede ma anche ristoranti tradizionali sacri al palato. Di certo non deludenti sono i piatti a base di Momo Kothey serviti da Dickeyling, un piccolo locale senza pretese situato sulla strada che prosegue per il Vajrayogini Temple, visitabile prima o dopo pranzo a seconda dell’orario.

Vajrayogini Temple di Pharping

Se il tempo stringe fate ora ritorno alla strada principale, aspettate che passi il primo autobus – sicuramente imballatissimo visto il giorno di pellegrinaggio – diretto a Kathmandu e chiedete all’autista di farvi scendere all’incrocio con la Kirtipur Road. Da qui saltate sul – o attaccatevi al 🙂 – primo minivan che farà scalo in centro scegliendo la fermata che, all’estremo opposto rispetto alla porta d’ingresso lungo la Ring Road, vi permetterà di visitare il dedalo di viuzze poste in cima alla collina – ovvero il centro storico – mantenendo un unico andamento di marcia e quindi fare ritorno a piedi alla porta d’ingresso per riprendere il minivan diretto a Kathmandu.

Uma Maheshwar Temple di Kirtipur

Visitate innanzitutto l’Uma Maheshwar Temple (XVII secolo), dedicato alla coppia Shiva-Parvati e sulle cui travi di legno sono scolpite alcune tra le immagini erotiche più spinte mai viste in tutto il Nepal. Proprio lì di fronte potreste anche concedervi un drink con vista dalla terrazza del View Point Restaurant e quindi procedere verso la piazza principale del villaggio, lungo il cui lato settentrionale sorge il notevole Tempio di Bagh Bhairab. Scudi e spade ne adornano la facciata, ricordo di tutti quei soldati che morirono sconfitti da Prithvi Narayan Shah durante l’attacco a Kirtipur del 1768.

Tempio di Bagh Bhairab a Kirtipur

2. Kathmandu: imparare a perdersi nell’antica Kantipur

Ma facciamo un passo indietro e supponiamo che siate appena atterrati a Kathmandu, città che sarà quindi oggetto delle vostre prime visite. Dall’aeroporto al quartiere di Thamel, il cosiddetto rifugio dei trekkers nonché la zona dove si trova la maggior parte degli alloggi, un taxi ci impiega circa mezz’ora ed ha un costo di 700 rupie. Le ultime volte che ci sono stata mi sono trovata bene allo Yala Peak Hotel, nel vero cuore di Thamel. Volete sapere l’indirizzo? Thamel Marg. Sappiate però che a Kathmandu la maggior parte delle strade e delle viuzze del centro storico non ha neanche un nome – a volte invece ne hanno uno diverso su ogni mappa – per cui farete bene a cominciare col cercare di capire come è strutturata la città prima di avventurarvi nella sua visita oppure, così come si faceva nel caro vecchio stile, chiedere, chiedere e chiedere a qualcuno. Se esiste un popolo letteralmente disponibile ad indicarvi la strada verso qualsiasi destinazione stiate cercando, questo è di certo il popolo nepalese.

Imparate innanzitutto il significato delle parole Tole e Chowk, rispettivamente “quartiere” e “cortile” ma anche – entrambe – “incrocio di più strade”. Con quest’ultima accezione del termine, partendo dal Thamel Chowk, la vostra esplorazione a piedi della città dovrebbe passare per il Thahiti Tole, per l’Asan Tole, per l’Indra Chowk e quindi terminare in Durbar Square, la piazza della città con la P maiuscola. Da qui potrete poi anche proseguire più a sud verso Freak Street e fermarvi a pranzo da New Lumbini, un’ottima opzione per un pasto in stile indiano.

Non voglio però stare qui troppo ad approfondire la visita della città perché è più dei dintorni che vi vorrei parlare; vi dico solo che tra tutti i luoghi, i miei preferiti sono: lo stupa di Kathesimbhu e tutto quello che vi sta attorno, la zona di Asan Tole con il Tempio di Annapurna e l’oasi di pace dell’Itum Bahal. Fate riferimento all’itinerario a piedi della Lonely Planet e cominciate la vostra caccia al tesoro! 🙂

Stupa di Kathesimbhu

Se siete intenzionati ad acquistare una scheda telefonica locale entrate dal primo rivenditore Ncell. Il costo della SIM con validità di un anno è di 250 rupie, alle quali dovrete aggiungere il pacchetto che più vi interessa (per esempio 1.000 rupie tra dati e chiamate). Per cambiare i soldi le tariffe migliori le troverete in banca. In zona Thamel cercate la Nepal Investment Bank Limited.


La scena culinaria di Thamel – i miei preferiti:

Pampernickel Bakery, per una colazione come dio comanda in perfetto stile italiano; caffè di qualità e i migliori prodotti da forno della zona.

Rosemary Kitchen & Coffee Shop, per colazioni da campione e cene raffinate.

Sunflower Joshi Cafè, un locale senza pretese ma che dà grandi soddisfazioni a tutte le ore: ottimo cibo, prezzi bassissimi e un proprietario super gentile. Lo trovate da poco di fronte all’Hotel Happy Home, in una piccola traversa della JP Marg. Se ci andate salutatemi Joshi!

Western Tandoori and Naan House, per chi ama il naan, la cucina indiana e i prezzi bassi.

Kantipur Tandoori House, a mio parere un’ottimo ristorante indiano a prezzi contenuti. Porzioni più sostanziose rispetto al Western Tandoori and Naan House.

Yangling Tibetan Restaurant, per la migliore cucina tibetana.

Chick and Falafel, per un pasto in piedi o take away, ottimi wrap.

3. Swayambhunath, “il sorto da sé”

Partendo sempre da Kathmandu e raggiungibile anche a piedi da Thamel (usate come riferimento l’incrocio di Cheetrapati Chowk), è l’emblematico Stupa di Swayambhunath, simbolo della commistione tra fede buddhista e fede induista. Il complesso, anche noto come “tempio delle scimmie”, è popolato da questi esseri famelici a cui dovrete prestare particolare attenzione soprattutto risalendo la scalinata ovest. Nascondete qualunque cosa che potrebbe essere oggetto del loro interesse (cibo, acqua e occhiali da sole) e tirate su dritto per i 300 gradini che conduco alla biglietteria e quindi da lì, alla grande “folgore” (dorje) e allo Stupa vero e proprio.

Qui vi si aprirà un mondo fatto di simboli con i quali è interessante cominciare a familiarizzare per non trovarvi impreparati durante la visita di tutti gli altri luoghi sacri del Nepal:

la “punta di diamante” – come viene definito anche il vajra (versione sanscrita del termine tibetano dorje) – simboleggia il potere della luce che distrugge l’ignoranza. Si trova sempre all’ingresso dei templi o dei monasteri buddhisti e definisce quindi la fede principale a cui è dedicato il complesso qualora non ne foste sicuri guardandolo da fuori.

gli occhi del Buddha: sicuramente l’immagine che più contraddistingue e caratterizza gli Stupa del Nepal, si tratta di ciò che sempre troverete disegnato alla base della guglia e rivolta ai quattro punti cardinali. Ciò che dovrebbe  più semplicemente costituire il naso del Buddha è il realtà il numero uno scritto in nepali, il simbolo dell’unità, mentre il piccolo terzo occhio posto al centro della sua fronte – secondo le fonti un ciuffo di peli – rappresenta l’intuito e la chiaroveggenza dell’Illuminato.

4. Budhanilkantha

Una statua lunga 5 metri di Vishnu adagiato sulle spire del serpente cosmico nella sua incarnazione di Narayan, il creatore dell’universo. Solo agli hindu è concesso avvicinarsi alla statua per lasciare le offerte in omaggio alla divinità ma l’imponente immagine sacra risulta comunque ben visibile anche da dietro la recinzione che ne delimita il perimetro della vasca sacra, il simbolo del mare cosmico.

Una delle sculture più grandi di tutto il Nepal, scolpita molto probabilmente tra il VII e l’VIII secolo in stile Licchavi e raffigurante la divinità che è stata oggetto della maggiore devozione fino al primo periodo Malla, epoca in cui la più popolare divenne invece Shiva.

Una meta per nulla turistica e raggiungibile in circa 20 minuti di minivan (20 rupie) dall’incrocio tra l’estremo nord della Kantipath Road e la Lazimpat Road. Appena prima dell’incrocio sulla sinistra si trova la Dairy Development Corporation che vende formaggio di yak e prodotti caseari di vario tipo. Provate la bevanda di latte col cardamomo.

5. Patan: c’era una volta un luogo chiamato Lalitpur

“La città della bellezza” e non a caso: nonostante il terremoto ne abbia purtroppo immancabilmente deturpato l’aspetto, Patan rimane infatti ancora oggi un luogo pieno di fascino, di quelli che vale la pena visitare con calma decidendo quindi di rimanerci a dormire. L’hotel e ristorante Cafè de Patan soddisferà tutti i vostri bisogni a due passi da Durbar Square.

Per la visita seguite pure l’itinerario a piedi che trovate sulla Lonely Planet sapendo che sono veramente degni di nota:

il Bubahal, con il tempio di Yasodhara che fu, cosa che in pochi ricordano, il nome della moglie di Siddharta Gautama e con la quale il futuro Buddha ebbe un figlio di nome Rahula. Il tempo è meravigliosamente scolpito e ricco di immagini simboliche mentre il cortile è disseminato di piccoli chorten. Da qui poi è molto bello il consiglio di proseguire per l’intricato dedalo di viuzze che vi condurrà verso l’Haka Bahal, il luogo collegato al culto della Kumari.

Tempio di Yasodhara

– il Tempio di Kali.

– il Pim Bahal Pokhari, una cisterna di acqua relativamente pulita sui cui lati sorgono pittoreschi il Tempio di Chandeshwari e uno Stupa sbiancato a calce.

– il Tempio d’Oro (50 rupie).

Inoltre, a sud di Durbar Square, molto interessanti sono il Tempio di Minnath, introdotto da un portale bianco, il Tempio di Rato Machhendranath, circondato da una recinzione metallica blu, il Tempio di Mahabouddha, nonostante le impalcature che vi auguro avranno tolto nel momento della vostra visita e il Rudravarna Mahavir, anche detto Uku Bahal. Per questi ultimi due il biglietto di 50 rupie è cumulativo. Il Tempio di Kumbeshwar invece è lasciato abbastanza in stato di degrado.

Tempio di Macchendranath

Per un buon ed economico tè o caffè nei pressi di Durbar Square, uscendo dall’hotel verso Durbar, prendete la prima a destra appena superata la piazza ed entrate all’interno de cortile del Baha Bahi. Il Lakshmi Tea and Coffee Shop (una piccolissima porta sul lato sinistro del cortile) sono quasi sicura che diventerà anche il vostro posto preferito!

6. Bungamati e Kokhana

Questa mezza giornata alcuni potrebbero ritenerla come una da scartare per il semplice fatto che entrambe le cittadine siano state quasi completamente rase al suolo dal terremoto del 2015. È vero, molte delle attrattive sono andate distrutte – come è per esempio il caso del Tempio della piazza di Bungamati – e di quello che poteva essere l’antico fascino di questi villaggi oggi se ne intravede soltanto il ricordo nelle pietre giacenti a terra e alle quali si cerca pazientemente di ridare un ordine. Visitare questi borghi però penso sia da stimolo ai loro abitanti, per non sentirsi completamente abbandonati dal turismo e quindi io ve li suggerisco lo stesso. Col tempo inoltre la situazione potrebbe sicuramente migliorare.

Dalla stazione di Lagankhel a Patan prendete il primo autobus in partenza per Bungamati. Il tragitto ha una durata di 40 minuti e il costo del biglietto è di 20 rupie. In giro per la cittadina si trovano ancora i laboratori degli scalpellatori che producono immagini sacre e motivi decorativi.

Da Bungamati a Kokhana la passeggiata è breve e piacevole anche se oggi ben lontana dall’idea di scampagnata bucolica descritta nella Lonely Planet. Arrivati in centro sarete felici di vedere che il Tempio di Shekala Mai ancora si erge in piedi e che le donne continuano a tessere con l’ausilio dell’arcolaio.

7. Bhaktapur: oltre ai templi lo yogurt

E che yogurt, aggiungerei! Il Juju Dahu è una prelibatezza di cui, una volta provato, non potrete più farne a meno ed ecco che allora vi toccherà più volte fare tappa lungo la strada che da Durbar Square, superata la porta principale, conduce verso la fermata degli autobus pubblici. Bhaktapur, conosciuta anche con il nome newari di Khwopa, la “città dei devoti”, a differenza di Patan possiede non una ma bensì tre grandi piazze monumentali che meritano tutte di essere esplorate. A queste si aggiunge la Pottery Square, il centro della produzione dei vasi di terracotta nonché il simbolo dell’anima artistica della città.

A Bhaktapur è bello perdersi tra le viuzze che collegano piazze e cortili disseminati di cisterne, di statue e di templi, il tutto purtroppo estremamente danneggiato dall’ultimo terremoto ma non per questo meno ricco di fascino. Durbar, Taumadhi e Dattatraya Square sono i luoghi dove ancora rimangono in piedi alcuni degli edifici più rappresentativi della città, la maggior parte dei quali risalenti al XV secolo. Tra questi il Tempio di Nyatapola, il più alto di tutto il Nepal, il Tempio di Bhairabnath, quello di Dattatreya e tanti altri.

Bhaktapur è raggiungibile con trasporti diretti sia dalla  fermata di Bagh Bazar a Katmandu che da quella di Lagankhel a Patan. Il tragitto in entrambi i casi è di circa un’ora e il costo di 20/25 rupie. L’ingresso alla città per i turisti stranieri ha un costo abbastanza elevato (1.500 rupie) ma sapendo che i vostri soldi contribuiranno alla ricostruzione e conservazione dei templi, la cosa dovrebbe farvi sentire un po’ meglio. Se intenzionati a rimanere più di un giorno comunicatelo direttamente al momento dell’acquisto del biglietto così che la sua validità possa essere prolungata. Ah, scusate se mi ripeto ma ovviamente il mio consiglio è quello di rimanere! Seguite sempre l’itinerario a piedi della Lonely Planet, esploratene ogni angolo ed è sicuro che incapperete in un sacco di situazioni interessanti: la città è piena di vita, di attività commerciali, artistiche e ludiche, ragione in più per soffermarvi più a lungo e godere così di tutto il pacchetto.

8. Tempio di Changu Narayan, per imparare a conoscere Vishnu

Se siete arrivati fin qua e avete ancora qualche dubbio sulla figura di Vishnu oppure proprio non ne sapete niente, il Tempio di Changu Narayan non potrà che essere la vostra scuola per eccellenza, il luogo dove imparare a conoscere questa figura e tutti i suoi avatar. L’impianto scultoreo di epoca Licchavi è un vero e proprio capolavoro di elevata valenza artistica, ragion per cui il tempio è stato inserito nella lista del Patrimonio Mondiale Unesco già nel 1979.

Tra le varie curiosità all’interno del complesso è presente la più antica iscrizione di tutta la valle, risalente al 464 d.c., una statua di Garuda, il fedele veicolo di Vishnu, molto probabilmente risalente al V secolo e di nuovo l’immagine della divinità a cavallo dell’avvoltoio (Garuda Narayan) che è stata utilizzata sulle banconote da 10 rupie. Non da meno, vi farei notare anche le scimmiette appese al pene dei grifoni che decorano le travi di legno a sostenimento dei tetti a pagoda. 🙂

Il tempio dista soli 6 km da Bhaktapur e gli autobus che fanno la spola partono dalla strada principale a nord del centro storico, all’incrocio con la Changu Narayan Road. Il percorso di 20 minuti ha un costo di 15 rupie mentre l’ingresso al tempio per gli stranieri ammonta a 300.

9. Bodhnath: un’oasi di pace

Niente popò di meno che il più grande stupa di tutta l’Asia, un’antica stazione di posta lungo la rotta carovaniera tra Lhasa e Kathmandu e, ancora oggi, un luogo dove la cultura buddhista tibetana può manifestarsi senza restrizione alcuna. Decidere di dormire a Bodhnath significa non solo optare per una tregua dal traffico cittadino ma anche regalarsi la possibilità di vivere il luogo con tutti i cambiamenti di luce e atmosfera che lo riguardano, all’alba, al tramonto, alla sera e, perché no, volendo anche di notte. Avvicinatevi allo stupa in qualsiasi momento nell’arco delle 24 ore e troverete infatti sempre qualcuno intento a girarci attorno, rituale di devozione che si svolge sotto lo sguardo vigile del Buddha, i cui occhi in questo luogo risultano penetranti come in nessun altro dove.

Nei pressi dello stupa si trovano diverse sistemazioni a buon mercato. Io personalmente ho alloggiato alla Dragon Guest House e mi sono trovata particolarmente bene. Bar e ristoranti non mancano di certo ma se volete andare sul sicuro una cena da Double Dorje non potrà che lasciarvi soddisfatti. Se poi è il caffè che vi manca e non avete problemi a spendere un po’ di più, allora concedetevi una bella colazioni con vista stupa da Java Coffee. Per raggiungere Bodhnath il mezzo più comodo è sicuramente il taxi. L’ingresso all’area dello stupa è di 400 rupie ed ha validità di una settimana.

10. Gokarna Mahadeva: ripartiamo dai Veda

Tenendo la porta d’ingresso allo stupa di Bodhnath alle spalle, girate a sinistra e camminate fino all’incrocio con la Jurpati-Sundarijal Road. Da lì potete prendere qualunque pullman diretto a nord e chiedere al conducente di essere scaricati giusto di fronte all’ingresso del Tempio di Gokarna Mahadeva, dedicato a Shiva e situato sulle sponde del fiume Bagmati. L’ingresso al tempio è di 100 rupie.

Krishna e Gopini

Non solo Shiva tuttavia: qui la statuaria di notevole fattura copre praticamente tutto il pantheon delle divinità hindu, a partire da quelle vediche – quali Indra (il Dio della Guerra), Vayu (il Dio del Vento), Aditya (il Dio del Sole) e Chandra (il Dio della Luna) – passando per la Dea Ganga, con la brocca in testa, Kamadhenu, la vacca sacra, e arrivando quindi fino alle divinità più conosciute, tra cui Krishna, Hanuman, Ganesh e una rappresentazione di Shiva nella forma di Kamadeva, il “Dio dell’Amore” e per questo con il fallo eretto. Molto suggestivo poi è anche l’albero di ficus religiosae all’interno del quale trova rifugio un lingam di pietra. 

11. Pashupatinath: alla fine del cammin di nostra vita…

E visto che siamo in tema di santuari dedicati a Shiva, ovviamente non potrebbe mancare nella lista delle cose da fare una visita al suo tempio per eccellenza, quello di Pashupatinath (“il Signore degli Animali”), il più sacro di tutto il Nepal. Famoso anche in quanto “Tempio delle cremazioni”, è qui che forse vivrete alcuni dei momenti più intensi del vostro viaggio e per questo io, fossi in voi, lo lascerei alla fine.

Dal Tempio di Gokarna Mahadeva prendete qualunque autobus di ritorno in città e proseguite quindi fino a Pashupatinath (20 rupie) dove vi verrà richiesto di pagarne un biglietto da 1.000. E’ vero, il prezzo è molto alto se si considera che agli stranieri non è permesso accedere al tempio vero e proprio, ma questo è l’unico luogo dove potrebbe capitarvi di assistere ad una cerimonia funebre e, a meno che non siate particolarmente sensibili a questo genere di cose, vale la pena passarci del tempo.

Dalla sponda opposta del fiume Bagmati risalite la collina per non perdere i templi che si trovano sulla sua sommità e quindi da lì procedete in discesa fino all’uscita del complesso. Da qui a Bodhnath la camminata è di circa 20 minuti, niente di particolarmente suggestivo ma se volete risparmiare questo è quanto di meglio vi aspetta.

Nei dintorni di Kathmandu ovviamente c’è anche altro, questa non vuole essere una guida esaustiva ma una serie di consigli sulla base di quella che è stata la mia esperienza. Da Kathmandu è anche possibile partire per dei mini trekking che ok, non saranno spettacolari come gli altri di cui vi ho parlato nel blog ma possono essere un buon modo per allenarsi e un discreto punto di partenza per apprezzare i panorami himalayani.

L’alba da Chisopani

La prima volta che sono stata in Nepal per esempio, ho fatto un giro di 3 giorni e 2 notti con pernottamento prima a Chisopani e poi a Nagarkot . Per accedere a questo percorso si parte da Sundarijal, a nord del Tempio di Gokarna Mahadeva e quindi si risale il versante della collina fino a Chisopani, da cui partono anche i trekking per l’Helambu. Da qui a Nagarkot si passa attraverso svariati villaggi circondati da terrazzamenti coltivati, si incrocia qua e la la strada e si fa quindi arrivo a destinazione nel pomeriggio.

Verso Nagarkot…

Il terzo giorno la sveglia prima dell’alba è d’obbligo per godere delle viste sull’Himalaya dalla torre panoramica  e poi proseguire – volendo a piedi – verso il Tempio di Changu Narayan oppure fare rientro direttamente a Kathmandu.


N.B. Qualora alla fine delle vostre peregrinazioni nella valle decidiate di proseguire il vostro viaggio verso Pokhara o Chitwan fate attenzione che gli autobus turistici non partono più dalla Kantipath Road; dal 29 giugno 2018 le partenze  sono state spostate appena a nord di Thamel, nella zona di Sorhakhutte e lungo la Swayambhu Marg. Per Chitwan (Sauraha) una buona compagnia è la Mountain Overland; per Pokhara, la Explore Pokhara. I biglietti li potete acquistare tramite la vostra guest house (suggerito), per telefono oppure direttamente sul bus. Le partenze sono intorno alle 7 ma è necessario presentarsi sempre con mezz’ora di anticipo. Il tempo di percorrenza (incluse varie pause per bagno e pranzo) è di circa 6 ore per Chitwan e 7 per Pokhara. Il costo tramite guest house è rispettivamente di circa 750 e 800 rupie.
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Destinazione Mongolia: prepararsi al grande viaggio

Destinazione Mongolia: prepararsi al grande viaggio 1024 682 Sonia Sgarella

Terra sconfinata sotto i piedi e cielo immenso che ti avvolge;
terra che sostiene, cielo che sprofonda all’orizzonte;
nomadi e natura, spazio disarmante, un vuoto che ti riempie.
Questa è la Mongolia, senza dubbio un mondo a parte.

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Viaggiare in Mongolia è come sbarcare su un altro pianeta, 5 volte più grande dell’Italia ma abitato da soli 3 milioni di persone, un’altra dimensione insomma, una terra di gente che ha fatto del nomadismo la propria scelta di vita e uno dei suoi più grandi valori. “Semplicità” è la parola che meglio descrive questo paese e semplicità – recava scritto un cartello incontrato durante un viaggio in Ladakh – spesso equivale a maggiore civilizzazione.

Leggi anche Viaggio in Ladakh: benvenuti in paradiso


Viaggio in Mongolia: meglio partire convinti

Ne avete forse sentito parlare un milione di volte della Mongolia ma avete mai pensato di andarci davvero? Ebbene la terra natale di Gengis Khan, da cui il mitico condottiero partì alla conquista dell’impero territorialmente più esteso della storia – dal Danubio al Mar del Giappone, dal Mare Artico alla Cambogia, ovvero quasi un quarto della superficie emersa del globo – è diventata ultimamente una delle mete più gettonate tra i viaggiatori, che li si recano per scoprirne la bellezza dei suoi paesaggi, il carattere gentile della sua gente e la peculiarità delle sue tradizioni nomadi.

Viaggiare in Mongolia però non è da tutti, la mancanza di infrastrutture che caratterizza il paese richiede un forte spirito di adattamento e questo è un aspetto che dovrete considerare prima di prendere la decisione di fare i bagagli e partire.

Viaggiare in Mongolia significa lavarsi poco, utilizzare bagni “in natura”, mangiare sempre le stesse cose, essere esposti a tutte le condizioni climatiche – il caldo, il freddo, la pioggia, il vento – ma anche dover convivere serenamente con i compagni di viaggio, con gli autisti e con tutto lo staff locale.

In un paese dove la maggior parte delle strade non sono altro che piste tracciate nel nulla, dove non esistono cartelli direzionali se non nei pressi della capitale, dove con i mezzi pubblici non si arriva praticamente da nessuna parte e solo in pochissimi parlano inglese, per partire all’esplorazione non potrete fare altro infatti che affidarvi ad un’agenzia che vi fornisca un mezzo, un autista, una guida/interprete e un cuoco. Se la vostra intenzione inoltre è quella di ammortizzare i costi, vi troverete di sicuro a viaggiare in gruppo, siano esse persone con cui partirete dall’Italia o che incontrerete direttamente in loco.

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Un viaggio in Mongolia comincia ben prima della partenza quindi, con la consapevolezza di dove esattamente ci si sta dirigendo – cosa che dovrebbe essere valida per ogni nuovo paese – e del tipo di viaggio che si dovrà affrontare: preparatevi a caricare nel vostro bagaglio tutta l’umiltà di cui siete dotati e la voglia di abbracciare una vita semplice ed essenziale, fatta di pochi comfort, di condivisione ma anche di generosa ed immensa umanità.

Credetemi, basterà davvero poco perché, forti della meraviglia che vi circonda e affascinati da un tipo di vita così pura e primordiale, il probabile sentimento di iniziale frustrazione si trasformi in capacità di accettazione ed indulgenza. Vi stupirete di voi stessi: i piccoli comfort di cui pensavate non poter fare a meno improvvisamente scompariranno senza neanche che ve ne accorgiate, tanto che una volta rientrati a casa farete quasi fatica a riprendere confidenza con tutta quella quantità di superfluo che vi circonda.

Il campo gher non è provvisto di doccia né di acqua corrente? Il corpo ne può fare anche a meno per qualche giorno e imparerete che le migliori salviettine umide sono quelle senza alcool, rinfrescanti e al tè verde.  🙂 Non vi sentite a vostro agio con l’idea di utilizzare un bagno che neanche lontanamente si avvicina ai nostri standard di comfort e igiene? Dopo una giorno nella steppa smetterete di chiedervi dove si trovi e preferirete piuttosto cercare una roccia, un avvallamento o un cespuglio che faccia al caso vostro, una postazione – diciamo – decisamente più bucolica!

Magicamente anche la tavola di legno su cui state dormendo vi sembrerà ogni giorno più comoda e la vostra gher un luogo sempre più accogliente e familiare. Comincerete ad abituarvi al vento, al freddo e non vi farete di certo problemi a riempire la stufa con palle di sterco essiccate, fosse quella l’unica cosa che vi è rimasta a disposizione per riscaldare l’ambiente!

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E poi ancora benedetta carne, che sia di montone, di pecora, di vacca o di pollo, in Mongolia è già tanto che non ve la facciano trovare anche per colazione. Ma cosa ci volete fare? Ricordate che anche gli stranieri quando vengono in Italia dopo un po’ di giorni non ne possono più di continuare a mangiare pasta!

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In Mongolia ci si deve abituare a lunghe ore di viaggio e attraverso quegli spazi infiniti la prima domanda che sorge spontanea – rivolta a Gengis Khan – suonerebbe più o meno così: “Caro Chinggis, ma quando partisti a dorso di cavallo alla conquista del mondo non avevi proprio niente di meglio da fare?” È incredibile pensare a come ce l’abbia fatta con così poca disponibilità di mezzi eppure oggi non ci si stupisce se in Mongolia è proprio a lui che continuano ad intitolarsi piazze, aeroporti e anche le migliori bottiglie di vodka!

Nonostante le tristi parentesi storiche che hanno cercato di spazzarne e cancellarne il ricordo, le antiche tradizioni che risalgono alla sua epoca resistono ancora a distanza di secoli, solide ed immutabili. “Se bevi l’acqua di una terra straniera devi berne anche le sue tradizioni”– recita giustamente un proverbio locale e tra queste, oltre al nomadismo, al wrestling, ai culti sciamanici e al buddhismo, metteteci anche la musica mongola. Ebbene si, che vi piaccia oppure no, tutto quel vuoto e quel silenzio andavano pur colmati. Fatevene una ragione perché la musica mongola vi verrà propinata in ogni momento!


Viaggio in Mongolia ma dove esattamente?

A meno che non abbiate due mesi di tempo a disposizione e una bella somma di denaro da spendere, per organizzare un viaggio in Mongolia dovrete decidere innanzitutto che direzione prendere rispetto alla capitale.

Sud e Ovest sono le direzioni certamente più popolari:

  • Sud, perché permette di raggiungere il mitico Deserto del Gobi con i paesaggi che spaziano dalle dune sabbiose, a valli incantate e a formazioni rocciose dai mille colori;
  • Ovest, perché lì, a ridosso del Kazakhistan, è dove si estende la catena montuosa dell’Altai, con le sue vette innevate di oltre 4000 metri, i percorsi di trekking e i leggendari cacciatori di aquile. In molti sono quelli che si recano da queste parti in occasione del famoso Festival delle Aquile, solitamente a cavallo tra i mesi di settembre ed ottobre;
  • Nord (o meglio Nord-Ovest), dove si trovano il Lago Khovsgol – il più grande di tutto il paese – e l’etnia in estinzione degli “uomini renna”, viene di solito aggiunto come estensione o principio di un itinerario più lungo che, partendo dalla capitale, porta a coprire anche il Deserto del Gobi passando quindi dalla regione centrale;
  • Est, poco esplorato, è generalmente riservato a chi, avendo già visitato il resto del paese, non vuole proprio rinunciare a scoprirne anche gli angoli più remoti ed è affascinato dall’idea di viaggiare nella regione di nascita di Gengis Khan.

Tenendo conto che i mesi di luglio e agosto sono quelli migliori per visitare il paese – quando le temperature sono più calde e gradevoli nonostante la possibilità di qualche intenso acquazzone – e che la maggior parte delle persone ha a disposizione al massimo 2/3 settimane di ferie da poter impiegare in un viaggio intercontinentale, è molto probabile che la vostra prima scelta per un viaggio in Mongolia ricada sulla regione del Deserto del Gobi, quello il cui nome scatena nell’immaginario storie leggendarie di carovane ed esploratori, di spazi infiniti, di dinosauri e di vuoti immensi.


Deserto del Gobi: sapete cosa vi aspetta?

Quando si dice deserto normalmente si pensa alle dune di sabbia ma nel caso del Deserto del Gobi bisogna fare un’eccezione particolare: il deserto sabbioso è infatti limitato a zone molto ristrette mentre nella restante parte – che si estende per oltre 1600 km da nord a sud e oltre 800 km da est a ovest – quello che si incontra è steppa pianeggiante, formazioni rocciose erose dal tempo e catene montuose.

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L’ambiente è dunque estremamente vario, vi troverete ad attraversare incredibili canyon, a seguire il corso di rigagnoli d’acqua lungo valli fiorite, a perdere l’orientamento nel susseguirsi di infinite colline, a scivolare lungo i versanti di formazioni rocciose fiammeggianti o dai mille colori, a scalare dune di sabbia, a farvi strada tra mandrie di cammelli, capre e cavalli; attraverserete villaggi fantasma, avvisterete gazzelle, aquile e piccoli roditori; insomma, ogni giorno trascorso nel Deserto del Gobi lo vivrete stupendovi di quanta bellezza e diversità si possa celare dietro alla stessa parola. Aspettatevi l’inaspettabile!

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1. Gurvan Saikhan National Park – Yolyn Am e Khongoriin Els

Il Parco Nazionale di Gurvan Saikhan, situato nella provincia di Ömnögovi, nell’estremo Sud della Mongolia, occupa un territorio di circa 27000 ettari e costituisce la zona protetta più vasta di tutto il paese. Prende nome dalle montagne Gurvan Saikhan, le “tre bellezze”, ovvero le tre montagne più alte della catena dei Gobi-Altai: Baruun Saikhan, la ”bellezza occidentale”; Dund Saikhan, la ”bellezza centrale”; Züün Saikhan, la ”bellezza orientle”. Il picco più alto di questi tre monti raggiunge i 2846 metri di altezza ed è proprio in questa zona che è possibile esplorare la “valle delle aquile”, conosciuta localmente con il nome di Yolyn Am.

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Ma all’interno del parco, che si estendono in lunghezza per oltre 180 km e raggiungono una larghezza massima di circa 27 km, ci sono anche le Khongoriin Els, le dune di sabbia più affascinanti di tutto il paese. Alte fino a 300 metri le “dune canterine” – per il rumore che dovrebbe produrre il vento soffiando tra i granelli di sabbia – regalano all’occhio un’impressionante combinazione di colori. Appaiono così dal nulla, sollevandosi gradualmente dalla pianura sconfinata del deserto stepposo; scalare la più alta è un’impresa non da poco ma lo spettacolo di cui si gode da lassù ricompenserà ogni vostra fatica!

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2. Bayanzag Flaming Cliffs

Piccoli esploratori fatevi avanti e immaginatevi per un momento di ritrovarvi di fronte a una grande scoperta: ossa e uova di dinosauro! Le “rocce fimmeggianti” di Bayanzag, situate circa 100 km a nord di Dalanzadgad, furono infatti il luogo di ritrovamento di alcuni nidi di uova e dello scheletro di un dinosauro in seguito chiamato il Protoceratopos Andrews, dal nome del paleontologo che ne riportò alla luce i resti durante una spedizione del 1922. Roy Chapman Andrews fu il primo che si avventurò da queste parti con una carovana di autovetture Dodge opportunamente modificate e che si ritrovò di fronte agli occhi lo spettacolo del mutevole colore di queste rocce sabbiose sedimentarie. L’ora del tramonto è decisamente la migliore per apprezzare la magnificenza delle tinte e per esplorarle da cima a fondo percorrendone i sentieri tracciati sulla superficie.

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3. Tsagaan Suvarga

Già che stiamo facendo riferimento ai colori non si può fare a meno di menzionare un altro luogo spettacolare situato all’estremo Sud della provincia di Dundgovi, il cosiddetto “stupa bianco”. Formazioni rocciose erose dal vento che da lontano sembrano i resti di una città perduta si innalzano imponenti nel mezzo di una piana stepposa, un incanto della natura tra cui perdervi, scivolandone su e giù per i crinali dai mille colori.

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4. Baga Gazariin Chuluu

Le stupefacenti formazioni granitiche situate nel nordovest della provincia di Dungovi, 250 km circa a sud della capitale Ulanbataar, si innalzano ad un’altezza di 1750 metri nel bel mezzo della steppa, formando un canyon di rocce levigate che nascondono le rovine di un antico monastero risalente al XVII secolo.

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Sarebbe comunque un vero peccato arrivare fin qui e fare ritorno ad Ulanbataar senza prima avere fatto tappa nell’antica capitale dell’impero dei Khan, la leggendaria Kharakorum. Di solito un tour nel Deserto del Gobi prevede anche questo, un’occasione per immergersi in un altro aspetto della cultura, quello buddhista, proprio qui dove troverete il più antico monastero di tutta la Mongolia.

L’Erdene Zuu Monastery, costruito tra il 1585 e il 1586 e in seguito parzialmente distrutto durante le purghe degli anni trenta, rientra oggi nell’elenco dei beni protetti dall’Unesco come un preziosissimo elemento culturale, visitabile non soltanto in qualità di museo ma, dal 1990, anche come luogo di  culto nuovamente attivo.

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Kharkhorin, le cui vestigia antiche sono ormai scomparse nonostante se ne tenga ottima memoria all’interno del museo cittadino, sorge sulle sponde del fiume Orkhon la cui valle, anch’essa inserita nel Patrimonio Mondiale Unesco, viene considerata la culla delle tradizioni nomadi della steppa. Situata ai piedi della catena del Khangai, in un’area protetta che occupa una superficie di 122 mila ettari, l’Orkhon Valley offre panorami incredibilmente suggestivi e un boccata di verde fresco, che vi sembrerà ancora più intenso di ritorno dalle tonalità decisamente più tenui del Deserto del Gobi.

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Informazioni pratiche e altre curiosità


1. Documenti necessari

Dal 1° gennaio 2016 è necessario richiedere il visto di ingresso anche per soggiorni brevi di turismo rivolgendosi all’Ambasciata di Mongolia a Roma. Per la richiesta è necessario esibire un passaporto con validità residua di almeno sei mesi, una foto formato tessera e compilare un apposito formulario. Per un visto turistico della durata di massimo 30 giorni il costo si aggira intorno ai 60 Euro ed è consigliabile farne richiesta almeno 15 giorni prima della partenza.


2. Azz la UAZ!

Dalla Russia con amore, è il mezzo migliore per spostarsi nel deserto. Le sue doti di robustezza, la facilità di riparazione e di reperimento dei pezzi di ricambio lo rendono infatti un mezzo molto più adatto rispetto ai moderni veicoli stranieri per affrontare quelle lunghe traversate in mezzo al nulla. Già nel 1936 – e niente è cambiato da allora – uno dei primi esploratori del Deserto dei Gobi scrisse: ” Per viaggiare nel Gobi, una macchina deve essere leggera, alta sul terreno, di grande durabilità, con un telaio flessibile e non meno di 28 cavalli motore”. La UAZ soddisfa a pieno tutte queste caratteristiche e aggiungerà un sacco di atmosfera al vostro viaggio.

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3. Sul dormire

Sul dormire beh, c’è poco da scegliere, la gher è l’unica opzione possibile nel deserto – a meno che non abbiate con voi una tenda. Alcuni campi gher sono anche dotati di docce con l’acqua calda e corrente elettrica ma se fossi in voi tenderei a considerare questi confort/servizi più come una piacevole eccezione che come una regola. Meglio organizzarsi con tutto l’occorrente utile per far fronte alla loro probabile mancanza piuttosto che dare per scontato che ci siano e rimanere delusi del non trovarli.

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4. Cosa mettere nello zaino

Nello zaino sì (o borsone morbido), perché partire per la Mongolia con una valigia rigida è quanto di più scomodo poter portare, non tanto per il trasporto in un veicolo – di quello poco vi importa – ma piuttosto per lo spazio che occupa in una gher o, ancor peggio, per la non-praticità di doverla aprire in  una tenda igloo.

Le temperature – anche nel mese di agosto che dovrebbe essere il più caldo – durante la notte possono scendere di molto e, dato il vento quasi sempre costante, rendere necessario equipaggiarsi con qualcosa di caldo. La regola del vestirsi “a cipolla” risulta quindi anche qui come sempre la più appropriata ma non è l’unica cosa di cui dovrete tenere conto. Di seguito ecco allora una lista di tutte quelle cose che renderanno di certo il vostro viaggio più pratico e confortevole:

sacco a pelo: se siete degli amanti della temperatura ideale, ovvero né troppo calda né troppo fredda, vi converrà portarne due: uno più piccolo e leggero per le notti più miti e uno più pesante per quelle più rigide. Nello Deserto del Gobi – dove in generale la media delle temperature è più alta rispetto ad altre zone del paese – badate bene che vi troverete anche ad altezze di oltre 2000 metri e avere quella copertura termica in più – credetemi – non potrà altro che farvi piacere. All’interno delle gher – inoltre – non è previsto di certo il lavaggio quotidiano delle coperte e per cui l’utilizzo del sacco a pelo è raccomandato anche solo per questioni igieniche

cuscino da viaggio: perché non tutte le gher ne sono dotate

salviettine umide: perché scordatevi pure di avere la doccia a disposizione quotidianamente

carta igienica: durante gli spostamenti capiterà quasi ogni giorno di passare attraverso qualche centro abitato dove è possibile reperire, oltre a snack e bevande, anche prodotti per l’igiene personale ma è sempre meglio partire con almeno un rotolo dall’Italia

protezione solare

occhiali da sole

carica batteria portatile: meglio dai 20.000mAh in su, perché è facile che per più giorni vi troviate senza possibilità di caricare le vostre apparecchiature elettroniche. A seconda del numero di apparecchi che vi porterete dietro e da caricare assicuratevi anche di avere una presa multipla con sufficienti ingressi. Questo per evitare di monopolizzare le eventuali poche prese comuni disponibili. Aggiungo qui una nota che riguarda la connessione telefonica. Ad Ulanbataar é possibile acquistare sim locali Mobicom con pacchetto dati per la modica cifra di 15.000 Tugrug (5 euro circa). Con questa troverete connessione internet in quasi tutte le cittadine attraversate, in cima alle colline o ovunque vi troviate in linea d’aria con un ripetitore

torcia frontale: perché fuori dalla gher ci sarà buio pesto e perché i blackout improvvisi  e prolungati sono sempre da mettere in conto

medicine varie alle quali aggiungerei una buona dose di citrosodina, rimedio senza tempo per prevenire la cattiva digestione

accendino: per accendere il fuoco nella stufa della gher in caso di bisogno

Che dire, la Mongolia è una terra di estremi che eludono di certo dal nostro concetto di normalità ma è proprio per questo che bisognerebbe affrontare il rischio di un viaggio da quelle parti. Innanzitutto per renderci conto che in fondo siamo ancora capaci di lasciarci alle spalle tante comodità acquisite – se pur per poco tempo – e tornare ad apprezzare le cose semplici della vita e da cui ci stiamo progressivamente alienando. Primo tra tutti il contatto con la natura, immensa e stupefacente, qui – è il caso di dirlo – forse più che in ogni altro dove!

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Nicaragua: come raggiungere Little Corn Island senza prendere aerei

Nicaragua: come raggiungere Little Corn Island senza prendere aerei 1024 682 Sonia Sgarella

Se siete diretti in Nicaragua e avete deciso di raggiungere Little Corn Island via terra e per mare, preparatevi a quello che potrebbe trasformarsi, non solo in una grande avventura ma, complice il tempo, in una vera e propria odissea!

Corn Islands

Little Corn Island – Otto Beach

Little Corn Island, un piccolo pezzo di paradiso circondato dal Mare dei Caraibi, fuori dagli itinerari turistici più battuti e difficile da raggiungere: non è forse questo che rende un posto magico e speciale?

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Le Isole del Mais

Ancora adesso mi chiedo perché si chiamino isole del mais quando di questa pianta, in verità, non se ne vede neanche l’ombra. Cocco e crostacei, in particolare l’aragosta, sono questi i beni più preziosi che negli anni hanno contribuito al sostentamento economico della popolazione locale di questi due piccoli mondi lontani, situati 70 chilometri ad est della costa caraibica nicaraguense.

Corn Islands

La stagione della pesca delle aragoste nel mese di marzo giunge quasi al termine

Due isole talmente piccole – Big Corn e Little Corn – che sull’atlante geografico si fa quasi fatica a vederle ma talmente ricche di bellezze naturali da non poterle assolutamente tralasciare. Allora perché aspettare?

Al giorno d’oggi esistono quasi sempre due modi per raggiungere un luogo: c’è quello più facile e costoso e quello più difficile ed economico. Il migliore, si sa, è sempre il secondo: le cose conquistate con fatica hanno un sapore molto più intenso rispetto a quelle ottenute senza sforzi.

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Primo passo: Partenza da Managua

Esiste soltanto una compagnia che gestisce il servizio di trasporto espresso dalla capitale a El Rama – l’ultimo avamposto dove termina la strada diretta verso la costa caraibica – e che da lì, collega i passeggeri a Bluefield per mezzo di lance rapide. Si tratta del Transporte Wendelyn Vargas (505-22532879), in partenza dal Terminal Costa Atlantica presso il Mercado Ivan Montenegro di Managua. Tenendo conto che al momento il servizio di collegamento via mare con le Corn Island è in partenza da Bluefield soltanto il mercoledì, una volta decisa la settimana che vi è più comoda, vi converrà alzare il telefono e prenotare i posti a sedere sull’autobus in partenza il martedì, facendolo con qualche giorno di anticipo. Una volta segnati i vostri nomi nella lista dei passeggeri vi verrà chiesto di passare a saldare il conto entro le ore 17 del lunedì precedente.

Corn Islands

Orari di partenza, costi e contatti

Avete due possibilità: viaggiare di giorno o viaggiare di notte. Trattandosi di un tragitto di circa 5 ore il mio suggerimento è che lo facciate di giorno e questo per più motivi: per non perdervi la vista dal finestrino, per evitare di essere scaricati a El Rama alle 3 di notte e di dover aspettare tre ore prima di imbarcarvi sulla prima panga, per non passare quindi una notte insonne, perché alle 6 del mattino le temperature sono più basse e le due ore di lancia potrebbero essere meno piacevoli, ma soprattutto perché dopo una nottataccia, non vorreste mai ritrovarvi catapultati su una nave in mezzo al mare, tenendo conto che, se questo fosse mosso, sarà già di per sé un’esperienza talmente traumatizzante da richiedere il massimo delle vostre forze! Qualora decideste di viaggiare di notte, fossi in voi prevederei comunque un giorno di riposo a Bluefield, partendo quindi da Managua il lunedì sera.

Prenotare la lancia insieme al passaggio in autobus è fondamentale e questo implica il fatto che sia comunque preferibile optare per la compagnia Vargas piuttosto che per qualunque autobus ordinario in partenza dal Terminal Mayoreo: credetemi, ho incontrato turisti che, arrivati a El Rama, hanno dovuto aspettare la lancia successiva per mancanza di posti, con il rischio di perdere la connessione via mare e di rimanere bloccati a Bluefield per svariati giorni. Se avete problemi di tempo, questo sconvolgerebbe decisamente i vostri piani. In aggiunta, i pullman ordinari, fermando lungo la strada per far salire e scendere passeggeri, impiegano molto più tempo (7/9 ore), cosa che certo non vale il risparmio di sole 20 Cordobas (meno di 1 euro) rispetto al pullman espresso.

Una volta arrivati a El Rama, scendete in fretta dal pullman e fiondatevi immediatamente nell’ufficio di registrazione dei passaggeri diretti in lancia. Vi verrà assegnato un numero che corrisponde all’ordine di imbarco: panga 1, panga 2, panga 3…la cui qualità certamente va peggiorando in base all’ordine. Tanto per capirci, se la prima lancia è munita di un tettuccio protettivo e la seconda forse, la terza è quasi certo che non ce l’abbia e questo, credetemi, fa la differenza in caso di pioggia o di sole cocente.

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Secondo passo: Bluefields e la traversata via mare

Bluefields non è che sia tutto questo gran che ma costituisce di certo l’opzione più piacevole per spezzare il vostro viaggio da Managua alle Corn Island, permettendovi inoltre di fare scorta di cibo qualora il vostro obiettivo fosse quello di risparmiare al massimo e, una volta arrivati sulle isole, usufruire quindi della cucina in ostello per farvi da mangiare. La cittadina è un grande mercato, uno snodo fondamentale per i traffici marittimi e, nonostante per il momento sia raggiungibile ancora solo via fiume, i lavori per la costruzione di una strada che la collega a El Rama sembrano andare piuttosto veloci e si prevede che già dal 2018 sarà possibile raggiungerla in pullman direttamente da Managua.

In quanto all’alloggio vi suggerisco l’Hostal Doña Vero, pulito ed economico (300 C. per una stanza con bagno in comune, 500 C. con bagno privato).

Quando ho deciso di scrivere questo articolo avevo già bene in mente quello di cui vi avrei parlato trattando della traversata via mare da Bluefield a Big Corn Island. Il mio consiglio sarebbe stato certamente quello di optare per la mitica nave mercantile Capitan D – forse poco puntuale ma di sicuro stabile e spaziosa – piuttosto che per la famigerata Rio Escondido, la quale in condizioni di mare mosso ha messo a dura prova anche gli stomaci più resistenti. Ahimè questo però non lo posso più fare perché, secondo notizie recenti  il Capitan D, in seguito ad uno scontro con un mercantile più grande, sarebbe affondato tragicamente nelle acque del fiume che collega El Rama a Bluefield. Povera cara vecchia nave…la porterò per sempre nei miei ricordi sapendo di essere stata una delle ultime persone che ha avuto l’onore di salirci a bordo! 

Corn Islands

Il mitico Capitan D – R.I.P. 🙁

A malincuore quindi vi dico che per il momento l’unico trasporto certo da Bluefield a Big Corn Island rimane la Rio Escondido, una bagnarola di pochi metri sulla quale vi converrà accaparrarvi non solo un posto all’ombra, per evitarvi un colpo di sole, ma anche un posto con vista all’esterno, per cercare di mantenere lo sguardo fisso sull’orizzonte, fosse l’unico modo che avete per evitarvi il voltastomaco in caso di mare grosso. La partenza è prevista il mercoledì alle ore 9 ma cercate di arrivare in biglietteria con almeno due ore di anticipo per assicurarvi il posto. Il costo è di 255 C. e il ritorno da Big Corn Island a Bluefield è previsto il giovedì, sempre alle 9. La traversata in condizioni di mare calmo ha una durata di circa 5 ore; in caso di mare mosso…auguri! 🙂

Corn Islands

Probabilmente appostandovi al porto potreste anche venire a sapere di qualche altra nave mercantile diretta a Corn Island ma sui giorni di partenza e sugli orari non vi è certezza. Prima di arrivare fate una telefonata all’Istituto del Turismo Nicaraguense (INTUR) di Bluefield – (505)-25720221 – per avere informazioni aggiornate a riguardo. Nella speranza comunque che la famiglia del Captan D possa riprendersi dalla tragedia vi lascio anche il loro contatto: Transporte Acuatico Norman Downs (505)-88502767/68 – 89026846. Non si sa mai che, determinate le cause dell’incidente e quindi il responsabile dell’accaduto, possano tornare in mare con una nuova nave.

Le lance da Big a Little Corn Island sono previste in partenza alle 10 e alle 16 ma durante i periodi di grande affluenza, quando vengono raddoppiate, la prima è in uscita già alle 9. Per quella del mattino cercate quindi di essere al porto per le ore 8 e se possibile munitevi di uno o due sacchetti di plastica. Avete mai preso una lancia in mare aperto? Immaginerete bene che la situazione sia molto diversa rispetto a quella di prendere una lancia su un fiume placido: in caso di mare mosso aspettatevi infatti di uscirne mezzi fradici e, con voi, il vostro zaino. Mentre il bagaglio grosso viene messo però nella stiva sotto la prua della nave (ma non è detto che ci sia posto per tutti), il bagaglio a mano che vi porterete dietro sarà infatti completamente a rischio. Se non avete una sacca stagna o delle borse impermeabili fate in modo di recuperare dei sacchetti di plastica – quelli spessi per la spazzatura – quando siete ancora a Bluefield. Il costo per il passaggio di sola andata è di 145 C., la durata del tragitto di circa 25 minuti. Al ritorno gli orari previsti sono alle 6.30 e alle 13.30 e se avete deciso di rientrare in aereo sarà meglio che vi facciate trovare a Big Corn Island già il giorno prima, onde evitare di perderlo.

La compagnia che effettua servizio aereo tra Big Corn e Managua è la simpatica Costeña: tranquilli, sui loro aerei vi sentirete come su un chicken bus con un autista impazzito! 🙂 I biglietti sono acquistabili direttamente online ed hanno un costo che varia in base alla stagione ma comunque sempre più caro rispetto a quello che spendereste viaggiando via terra. All’aeroporto vi verrà richiesto il pagamento di una tassa del valore di 60 C. (2 euro). Fate attenzione alle restrizioni che riguardano il peso del bagaglio!

Corn Islands

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Big Corn Island

Senza ombra di dubbio la spiaggia più bella su Big Corn Island è quella di South West Bay. I taxi sull’isola chiedono 20 C. per qualunque distanza, che sia di tre minuti o che faccia il giro completo dell’isola per cui spostarsi non risulta assolutamente difficile né dispendioso. La superficie dell’isola è di 10 km2 ed è visitabile tranquillamente anche solo in una giornata. L’Hotel G&G, a pochi passi dall’aeroporto e dal molo, è una sistemazione ideale vicino alla quale troverete diverse soluzioni economiche per mangiare. Se avete deciso di passare la giornata in spiaggia potete fare base al Picnic Centre.

Corn Islands

South West Bay – Tratto di spiaggia di fronte al Picnic Centre

Corn Islands

Tratto di costa nella zona di Sally Peachy

Corn Islands

Aspettando l’autobus verso Long Bay

Corn Islands

Case tradizionali in legno con vista porto

Corn Islands

Tramonto su Big Corn Island

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Little Corn Island

Ah Little Corn Island, quanto mi manchi! 2,9 km2 di paradiso dove non esistono né macchine né moto, al massimo qualche bicicletta, dove le vostre giornate trascorreranno lente tra un bagno nelle acque cristalline, un pisolino sulla spiaggia all’ombra delle palme e un magico tramonto e dove, perché no, potrete addirittura dedicarvi a fare indigestione di aragoste. Che meraviglia…più ci penso e più vorrei tornarci subito. Sfido chiunque, una volta arrivato fin lì, a volersene andare prima di almeno una settimana!

Corn Islands

Sentiero verso Otto Beach

La maggior parte delle sistemazioni sull’isola sono concentrate dalla parte del molo ed è proprio lì che vi suggerisco di alloggiare, sia per rimanere vicino ai supermercatini e ai ristoranti, sia perché da lì potrete raggiungere facilmente qualunque spiaggia. Per via delle correnti il mare più bello e le spiagge più pulite le troverete nel nord dell’isola, oltre il campo da baseball e in prossimità dell’Hotel Yemaya ma non sono niente male neanche quelle che si estendono a sud est, nei pressi di Grace’s Cool Spot.

Corn Islands

La casa più bella dell’isola lungo il sentiero che conduce a nord

Corn Islands

Il mare di fronte all’Hotel Yemaya

Corn Islands

Sole, acqua cristallina e palme

Per quanto riguarda il mangiare da non perdere assolutamente le delizie della Bagel House, letteralmente la casa di un’australiana che ogni giorno sforna bagel freschi, quiche di verdura e muffins da sballo. La trovate sulla stradina sterrata che dal Dive Shop del villaggio risale verso l’entroterra.

Per le vostre cene, se volete spendere poco, cercate invece posto da El Bosque o da Rosa’s, entrambi situati sul sentiero che dal villaggio porta verso Casa Iguana e Grace’s Place. I prezzi sull’isola sono ovviamente più alti che sulla terra ferma ma se pensate di poter mangiare l’aragosta con meno di 10 euro allora tutto vi sembrerà più economico.

Corn Islands

Bagel House…da non perdere!

Nonostante i letti non fossero esattamente tra i più comodi mai incontrati, devo ammettere che il Green House Hostel non è stato niente male come rapporto qualità/prezzo. Lì nel villaggio comunque ne troverete tanti altri e la media per un letto in dormitorio è di circa 12/15$ a notte. L’elettricità sull’isola viene diffusa tramite generatore per cui fate conto di non averla dalle 6 del mattino alle 14 circa. Su Little Corn non ci sono inoltre sportelli bancomat ma spesso l’ostello può essere prenotato e pagato direttamente online.

Corn Islands

Tramonto su Little Corn Island

Che dire ragazzi, per me Little Corn Island – senza togliere nulla alla Big – ha costituito una piccola dolce parentesi in questo lungo viaggio attraverso il Centro America ed è forse il posto che più mi manca adesso che, rientrata in Italia, passo le mie giornate a lavorare senza sosta. Se chiudo gli occhi ancora mi sembra di essere lì e sono certa che chiunque proverebbe lo stesso dopo aver visto un paradiso del genere!

Antigua Guatemala: piccola guida per cominciare

Antigua Guatemala: piccola guida per cominciare 1080 722 Sonia Sgarella

Antigua Guatemala, che fu l’antica capitale del paese, è considerata una delle città più belle di tutto il Centro America. Come dare torto a questa affermazione? A mio parere Antigua non solo è una tra le tante ma la migliore in assoluto, una città di rara bellezza perfettamente conservata, un concentrato di affascinanti edifici storici e religiosi che né i secoli, né i più grandi terremoti sono riusciti a distruggere completamente.

Antigua

Iglesia del Carmen e Volcan Agua sullo sfondo

Antigua non venne mai abbandonata del tutto e nonostante nel XVIII secolo la capitale venne trasferita in una zona più stabile e sicura, nell’odierna Città del Guatemala, fu proprio grazie alla tenacia dei suoi abitanti e all’orgoglio che provano per essa che la città riemerse più splendida di prima, oggi famosa in tutto il mondo per le sue facciate color pastello, per le strade ciottolate e per quell’atmosfera vibrante che la rende una città estremamente piacevole da vivere.

Antigua

Arco di Santa Catilina

Non c’è quindi da stupirsi che in tanti stranieri l’abbiano scelta come loro nuova casa, per lavoro o per studio, contribuendo a regalarle quel tocco di internazionalità che non stona ma anzi, si amalgama perfettamente con lo spirito autentico guatemalteco che la contraddistingue. Antigua è viva ma soprattutto Antigua è un luogo sicuro e non potrà che costituire un’ottima base per iniziare la vostra esperienza in questo magnifico paese che è il Guatemala.

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Come arrivare

Direttamente dall’aeroporto di Città del Guatemala, niente di più facile per chi è appena atterrato e non ha nessuna intenzione di ritrovarsi catapultato in una metropoli centroamericana. “Antigua Antigua!” – lo sentirete urlare non appena varcata la soglia del ritiro bagagli ed è lì che potrete sentirvi finalmente ed ufficialmente sbarcati nel paese. Rivolgetevi all’omino che cerca di attirare la vostra attenzione pronunciando quel nome e quindi, senza esitazione, acquistate il biglietto. Dall’aeroporto di Città del Guatemala, con il servizio di shuttle che avete appena contrattato – servizio garantito dall’INGUAT (Instituto Guatemalteco de Turismo) – in circa un’ora di tempo arriverete ad Antigua, direttamente davanti alla porta del vostro ostello. I pulmini normalmente partono con quattro o più persone a bordo, mettete quindi in conto la possibilità di dover aspettare un pochino. In alternativa, se preferite ovviare all’eventuale attesa (che difficilmente sarà per più di mezz’ora) o semplicemente preferite viaggiare più comodi, potete prendere un taxi ma è ovvio che questo avrà un costo più alto: 30$ o 250 Quetzales. E’ possibile anche organizzare questo tipo di servizio direttamente tramite la struttura in cui alloggerete.

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Dove alloggiare

Come vi raccontavo nell’articolo Viaggio in Guatemala:il mio itinerario, info e contatti, per un primo approccio con il paese non avrei potuto sperare in una sistemazione migliore del Somos Hostal, il top del top in questa categoria. La posizione è ottima, io credo in una delle strade più pittoresche della città ma soprattutto vicino ad ottimi ristoranti e locali dove passare le vostre serate. L’atmosfera nell’ostello è rilassata, l’accoglienza fantastica, i livelli di pulizia quasi maniacali, i materassi comodissimi ed ogni letto ha la sua luce, una presa per la corrente e una tendina per garantirvi quel minimo di privacy che a furia di viaggiare per ostelli a volte comincia a mancare.

Antigua - Somos Hostal

Somos Hostal

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Muovere i primi passi

Che cosa sono le prime cose che fate quando atterrate in un nuovo paese? Io personalmente cambio i soldi e acquisto una scheda telefonica locale. Partire da casa con i Dollari Statunitensi nel caso del Guatemala è la cosa più saggia da fare essendo che l’Euro viene spesso cambiato a tassi ridicoli. Per entrambe le valute comunque potete rivolgervi al Banco Agromercantil (BAM) situato sotto i portici del Parque Central dal lato della 4a calle. I bancomat sono abbastanza diffusi e li troverete spesso collocati all’interno dei supermercati. Il massimo prelevabile corrisponde di solito a 2.000 Quetzales (all’incirca 250 Euro) ai quali verrà aggiunta una piccola commissione che varia a seconda dell’operatore.

Sempre sulla 4a calle Oriente troverete i rivenditori ufficiali di schede telefoniche MOVISTAR e TIGO. TIGO è decisamente la migliore per quanto riguarda la copertura in tutto il paese per cui fossi in voi opterei per quella e con l’equivalente di neanche 15 Euro sareste a posto per almeno un mese, internet compreso.

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Cosa vedere

Non starò qui ad elencarvi tutti i monumenti da vedere ad Antigua: per questo prendete in mano una guida di viaggio o fate un salto su Tripadvisor. Il consiglio che mi sento di darvi per essere sicuri di non perdervi niente è quello di dedicare almeno un’intera giornata alle cosiddette “Calles” e quindi altrettanto tempo  alle sorelle “Avendidas”. Che cosa c’è di più facile che orientarsi in una città fatta a scacchiera dove la disposizione delle strade segue l’andamento dei punti cardinali e ognuna di esse è numerata in sequenza rispetto alle altre? Orientarsi ad Antigua è un gioco da ragazzi: tutto parte dal Parque Central che è considerato il punto zero della città; da lì, individuata la direzione Nord il resto verrà da sé.

Antigua

Antigua vista dal Cerro de la Cruz

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Dove mangiare, bere, fare uno spuntino, insomma, di tutto un po’…

Non so voi ma io adoro le zuppe e per questo come prima opzione tra i migliori ristoranti di Antigua vi suggerisco la Casa de las Sopas, al numero 5 della 7a Avenida Norte. Gli ingredienti sono freschi e di stagione, il ristorante accogliente e i prezzi nella media cittadina.

Perfetto per chi ama la cucina salutista e vegetariana il ristorante Samsara, all’incrocio tra la 7a Avenida Sur e la 6a Calle Poniente è un piccolo angolo di Oriente in Guatemala. I prezzi non sono proprio tra i più bassi ma vanno di pari passo con le porzioni decisamente abbondanti per cui che dire…saranno sicuramente soldi ben spesi! Qui ci potete venire anche solo per un drink e scegliere tra uno dei tanti intrugli di frutta e verdura stile new age.

Ancora improntato sulla cucina orientale che va da quella israeliana a quella indonesiana è il ristorante Toko Baru, al n.17 della 1a Avenida Sur, a pochi passi dal Somos Hostal. I prezzi sono forse tra i più ragionevoli di tutta la città soprattutto se rapportati alle porzioni super abbondanti.

Non avete ancora provato la pupusas? Il piatto è tipico di El Salvador ma si trova diffuso in tutta l’America Centrale. Si tratta fondamentalmente di tortillas di mais ripiene di formaggio e altri ingredienti a scelta, cotte sulla piastra e alle quali si aggiunge una salsina di pomodoro e dell’insalata di cavolo e carote. Spesso le si trova come cibo di strada ma ad Antigua potete provarle all’Antojitos Salvadoreños, un piccolo locale situato lungo la 4a Calle Oriente poco dopo aver incrociato la 1a Avenida Sur, allontanandovi quindi dal centro. Las pupusas costituiscono un ottimo aperitivo ma basterebbe aumentarne la quantità perché vi ritroviate con lo stomaco pieno e soddisfatto.

Lo so, non vi ho ancora parlato di cucina prettamente guatemalteca ma ecco che ci arrivo e vi consiglio il ristorante Rincon Tipico dove troverete un po’ di tutto, ovviamente carne compresa. Il locale si trova al n.3 della 3a Avenida Sur.

Se quello che cercate però è soltanto un’ hamburguesa da mangiare in piedi allora fate un salto all’entrata del supermercato La Bodegona, al n.32 della 5a Calle Poniente, decisamente il migliore che ho mangiato in due mesi di viaggio e a prezzi stracciati.

Per quel che riguarda la colazione o semplicemente un buon caffè da non perdere è il Fat Cat. Provate il pane tostato con crema di formaggio e la marmellata fatta in casa, a mio parere uno spettacolo tanto che ho fatto colazione lì quasi tutte le mattine.

Un altro locale molto carino dove potrete sbilanciarvi in colazioni da campione è il  Y tu Piña Tambien al n. 10B dell 1a Avenida Sur. Gli stessi proprietari gestiscono anche il Cafè No Sé, dall’altro lato della strada, un punto fermo per chi è amante della musica dal vivo.

Ma detto questo, terrazze con vista sui vulcani per una birra al tramonto ne abbiamo? Cafè Bella Vista e Cafè Sky sono due opzioni. Li trovate rispettivamente al n. 1 della 6a Avenida Norte e al n.15 della 1a Avenida Sur.

Se poi è solo per uno spuntino o per qualcosa da portarvi dietro durante le escursioni non tralasciate la panetteria accanto al Somos Hostal: i panzerotti ripieni sono giusto quello che ci vuole!

Antigua comunque dicono che sia la città con maggiore concentrazione di bar e ristoranti di tutto il Centro America per cui che decidiate di seguire i miei consigli oppure no, è sicuro che non morirete né di fame né di sete ma anzi potrete passare le giornate intere entrando e uscendo da posticini davvero fantastici quasi ad Antigua fossero tutti dei rinomati arredatori d’interni!

Viaggio in Guatemala: il mio itinerario, info e contatti

Viaggio in Guatemala: il mio itinerario, info e contatti 1080 722 Sonia Sgarella

Volete sapere se il Guatemala mi è piaciuto?

Ebbene sì, tantissimo!…e la risposta sta nel fatto che il paese mi ha stupito per la quantità e varietà di attrazioni che ha da offrire. Prima di partire non avevo la più pallida idea di che cosa avrei incontrato, volutamente non ho fatto grandi ricerche sul cosa fare e cosa vedere, sul dove fosse meglio andare e perché. Ho preferito – come faccio ormai sempre quando si tratta dei miei viaggi e non del mio lavoro – lasciare che le cose si presentassero strada facendo. Ho avuto un mese esatto a disposizione e in questo mese mi sono lasciata trasportare dagli eventi, parlare con le persone è stato fondamentale per scoprire luoghi i cui nomi sulle guide di viaggio vengono a mala pena accennati.

Ebbene già di per sé il fatto di aver scovato (e di essermi letteralmente sudata!) dei posti che alla maggior parte dei turisti (ma anche dei viaggiatori) rimangono totalmente sconosciuti ha reso questa esperienza incredibilmente autentica. Camminare è stata la parola d’ordine per metà del mio soggiorno – El Mirador, Nebaj-Todos Santos, Volcan Acatenango e Volcan Pacaya alcuni dei posti visitati.

L’altra metà del tempo, che potrebbe costituire un’idea di itinerario per chi non avesse voglia di scarpinare, l’ho passata ad esplorare i luoghi più noti: Tikal, il Rio Dulce fino a Livinston, Semuc Champey, il Lago Atitlan…

Questo articolo vuole essere una sorta di elenco dei migliori contatti che posso suggerirvi, agenzie con cui ho organizzato i trekking per esempio, ma anche indirizzi degli ostelli in cui mi sono trovata bene; non solo, qui troverete notizie sui trasporti e qualche dritta fondamentale che ha reso il mio viaggio decisamente più scorrevole.

Ma un’altra cosa ci tenevo a dire prima di iniziare: non credete a chi vi dice che il Guatemala sia un paese pericoloso perché probabilmente da quelle parti non c’è mai stato. In tutti questi anni di viaggi, qui ho incontrato forse tra le persone più cortesi di questo mondo e mai, neanche per un momento mi sono sentita in pericolo o a disagio, pur viaggiando da sola. Siate voi per primi dei viaggiatori rispettosi e responsabili ed è certo che vivrete la mia stessa magnifica esperienza senza intoppi. Certo è che parlare lo spagnolo aiuta molto per cui, se non fosse il vostro caso, mettetevi sotto ad impararlo.

Una premessa forse scontata ma pur fondamentale è che ovunque in Centro America il Dollaro Statunitense vale spesso più dell’ Euro – nonostante almeno per ora il mercato ci passi un dato differente – e che in molti casi, se si tratta di ostelli o tour, i pagamenti possono essere effettuati direttamente in tale valuta. E’ consigliabile quindi partire già dall’Italia provvisti di questa moneta e prelevare o cambiare in loco il necessario nella valuta locale (Quetzales). I bancomat ormai si trovano quasi ovunque – almeno nelle cittadine principali – per cui per quanto riguarda l’aspetto monetario non dovreste incontrare grossi problemi. Il massimo prelevabile normalmente è di 2.000 Quetzales, il corrispondente di circa 250 Euro (cambio a gennaio 2017). Informatevi comunque sempre prima di partire se nella prossima destinazione sono presenti degli sportelli bancomat – spesso si trovano all’interno dei mini market – o in alternativa se è possibile cambiare il contante.

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Antigua e dintorni

Il fatto che prima di Antigua non ci sia una sezione dedicata a Città del Guatemala è perché non ci ho passato neanche mezza giornata. Le notizie a riguardo non erano delle migliori e l’idea di ritrovarmi catapultata in una metropoli del Centro America onestamente non mi allettava. La sua vicinanza ad Antigua (38 km) ha fatto si che io prediligessi la seconda come piacevole rifugio per un primo incontro con il paese. Atterrando a Città del Guatemala esiste un servizio di shuttle che al costo di 80 Quetzales o 12$ – arrivando di sera è probabile che ve lo vendano anche a 10 – vi porta direttamente in ostello ad Antigua. La percorrenza è di circa un’ora e il servizio normalmente parte con quattro o più persone (mettete quindi in conto la possibilità di dover aspettare un pochino). In alternativa potreste prendere un taxi ma questo ovviamente avrebbe un costo più alto: 30$ o 250 Quetzales.

Antigua

Antigua – Arco de Santa Catilina e sullo sfondo il Volcán de Agua

Ad Antigua penso di aver trovato la mia dimensione perfetta di ostello. Abituata a viaggiare in Asia dove spesso con soli 3 euro ti puoi permettere una stanza con bagno privato, l’idea dell’ostello per due mesi  – dopo il Guatemala sono stata in Nicaragua – devo ammettere che un po’ mi angosciava: non avere i tuoi spazi e momenti di privacy, gente che russa, quelli che non sentono la sveglia al mattino e la lasciano suonare per ore, luci che tu vuoi andare a dormire e mo’ chi cazzo le spegne, bagni occupati quando ti servono e indubbi livelli di igiene. Figuriamoci, reduce da otto anni di India sapevo che mi sarei adattata a tutto e che alla fine mi sarebbe pure piaciuto ma potendo scegliere perché non optare per una soluzione che, ok la condivisione, ma anche un pochino di privacy te la da? Il Somos Hostal è il migliore che ho incontrato in assoluto: ogni letto con la sua tendina, la sua luce e una presa della corrente, livelli di pulizia che neanche in un hotel a cinque stelle e personale tra i più accoglienti. La posizione è ottima, l’atmosfera rilassata, il prezzo ragionevolissimo e i materassi super comodi, insomma il top del top per questa categoria di sistemazione. Penso sia importante trovare il posto giusto per l’inizio di un’avventura in un paese mai visitato prima. Soprattutto se si viaggia da soli questo è certo che contribuirà nel formare la vostra prima impressione di un luogo. Nel mio caso è stata molto positiva, specchio di come sarebbe poi proseguito il resto della vacanza.

Antigua - Somos Hostal

Antigua – Somos Hostal

Viaggiando per lungo tempo – ma onestamente lo farei anche se fosse solo per due settimane – preferisco sempre avere con me una scheda telefonica locale. Prenotare gli ostelli in anticipo o contattare le agenzie che offrono i tour magari per una partenza last minute è una cosa che vi farà risparmiare un sacco di tempo. Ormai, pressoché ovunque, è finita l’era in cui si arrivava in un posto e si cercava da dormire passando in rassegna tutte le sistemazioni del paese; lo si può fare ancora certo ma tenete conto che dall’altra parte c’è un’enorme quantità di gente che si muove in anticipo, prenotando online o per telefono, e che così facendo riesce spesso ad accaparrarsi i posti migliori, soprattutto se alta stagione. Una scheda telefonica con internet incorporato a me permette sempre di utilizzare i momenti morti per organizzare i passi successivi senza dover aspettare di avere una connessione wifi. La rete più efficiente che funziona in tutto il Guatemala è TIGO e ad Antigua, sulla 4a Calle Oriente, troverete il rivenditore ufficiale. Con l’equivalente di neanche 15 Euro sarete a posto per tutto il mese.

Per quel che riguarda i suggerimenti circa quello che c’è da vedere, i posti dove mangiare o intrattenervi durante le serate leggete l’articolo Antigua Guatemala: piccola guida per cominciare mentre qui vi parlo di quello che è possibile fare nei dintorni di Antigua e come arrivarci.

Tra i vulcani che la circondano sicuramente il Volcán Pacaya è il più accessibile e per questa uscita vi basterà una mezza giornata. L’escursione può essere facilmente organizzata tramite l’ostello dove alloggiate o qualsiasi agenzia, con partenze previste alle 6 di mattina o alle 2 del pomeriggio. Il costo che io ho pagato è di 80 Q. per il trasferimento – ti passano a prendere direttamente in ostello – e 50 Q. per l’ingresso al parco. La visita è guidata e prevede un’ascesa di circa un paio d’ore. Arrivati in cima alle colate laviche solidificate è lì che la guida sfodererà finalmente il pacchetto di marshmellow che potrete arrostire con il calore delle fumarole. Se non ve la sentite di affrontare la salita vi sono a disposizione i cavalli per 100 Q. solo andata. In caso di escursione pomeridiana non dimenticatevi di portare una torcia per il rientro.

Volcán Pacaya

Vista panoramica dal Volcán Pacaya

Più impegnativa è sicuramente l’escursione al Volcán Acatenango per la quale vi serviranno due giorni (il rientro il secondo giorno è previsto intorno all’ora di pranzo) e una notte. Chiunque incontrerete è facile che vi intimorirà con i racconti dell’immane fatica fatta per raggiungerne la cima e del freddo tremendo che si patisce lassù durante la notte in tenda ma è sicuro che sempre quel qualcuno vi convincerà ad accettare la sfida garantendovi che ne sia valsa totalmente la pena e che – questo per i più fortunati – le eruzioni notturne del Volcan Fuego sono qualcosa di davvero spettacolare. Presto in un altro articolo vi racconterò nel dettaglio quella che è stata la mia esperienza sull’Acatenango, qui vi lascio invece i riferimenti della persona che dovreste assolutamente contattare qualora decideste di lanciarvi nell’impresa. Lui si chiama Guilmer ed insieme ad altre guide residenti nel villaggio di La Soledad, a pochi passi dal vulcano, farà sì che il vostro contributo finisca direttamente reinvestito in opere comunitarie. Sicurezza per Guilmer è la parola fondamentale quando si tratta di un’escursione del genere e state pur certi che non vi pentirete di aver pagato quel poco in più rispetto ai prezzi che troverete esposti in tante agenzie di Antigua. Dall’altra parte trovo che non ci sia nessun bisogno di pagare le cifre esorbitanti che chiedono le agenzie suggerite da Lonely Planet & co. Contattate Guilmer al numero (+502)-41692292 oppure inviategli una mail all’indirizzo sologui5630@gmail.com. Il costo dell’escursione è di 300 Q. + 50 per l’ingresso all’area. Tenda, materassino e sacco a pelo vi verranno forniti da lui.

Acatenango

Volcán Fuego visto dal Volcán Acatenango e la tenda in cui ho passato la notte

Qualora capitaste ad Antigua di domenica potreste andare a farvi un giro al mercato di Santa Maria de Jesus, un piccolo villaggio sito ai piedi del Volcan Agua. Il tragitto è di al massimo mezz’ora e i pulmini passano lungo la 7a Calle. Al ritorno volendo potete fare tappa a San Juan del Obispo.

Santa Maria de Jesus

Al mercato di Santa Maria de Jesus

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Flores e dintorni

C’è chi decide di prendere l’aereo per raggiungere Flores da Città del Guatemala ma se siete tra quelli che preferiscono risparmiare e non hanno problemi a passare una notte in bus allora esiste il modo per arrivarci via terra. Si tratta, in termini di km, forse della distanza più lunga percorribile all’interno del Guatemala e quindi di una delle poche per cui è possibile usufruire di un servizio notturno. Vi sono un paio di compagnie che danno questa possibilità: Fuente del Norte e Linea Dorada. Prenotando direttamente tramite l’ostello di Antigua mi è capitato di viaggiare con Fuente del Norte la quale per i viaggi notturni offre servizi Deluxe con pullman a due piani, i cosiddetti Maya de Oro. Il costo di 300 Q. prevede il trasferimento in shuttle al terminale delle compagnia in Città del Guatemala e, da lì, il servizio di pullman notturno fino a Santa Elena, la cittadina al di là del ponte rispetto all’isola di Flores. Vi sono due pullman notturni, uno in partenza alle 21 e uno in partenza alle 22.30. Nonostante la differenza di orario tra l’uno e l’altro, è molto probabile che il servizio di shuttle da Antigua sia lo stesso per entrambi, in partenza intorno alle 18.30/19. Partendo alle 22.30 da Città del Guatemala abbiamo raggiunto Santa Elena alle 5.30 del mattino. Immagino che chi è partito alle 21 sia arrivato nel cuore della notte per cui fate voi le vostre valutazioni. Sarebbe comunque meglio avere qualcosa di prenotato a Flores.

A tal proposito vi consiglio Hostal Los Amigos, il “giardino segreto di Flores”, un’oasi per viaggiatori. In quanto a pulizia ovviamente non raggiungerà mai i livelli di Antigua (se non altro per la quantità maggiore di gente che lo frequenta) ma i materassi sono sempre comodi, presa e luce personale non mancano e il ristorante è considerato uno dei migliori dell’isola. Tramite loro è possibile organizzare sia l’escursione a Tikal che quella a Yaxha mentre per il trekking a El Mirador vi suggerisco un altro contatto.

Fate ATTENZIONE a qualunque personaggio salga sul pullman o cerchi di vendervi un tour appena arrivati a Flores: li chiamano “coyotes” e nonostante alcuni di loro siano persone oneste, altri purtroppo non lo sono. Se volete sfruttare il servizio di shuttle che vi offrono da Santa Elena a Flores lo potete fare, risparmierete così una corsa in tuk tuk, ma evitate di organizzare escursioni con loro.

I tour del pomeriggio per Tikal partono alle ore 12 e fanno ritorno in ostello intorno alle 8 di sera. Nel periodo in cui sono stata io (gennaio 2017) era molto più probabile riuscire a vedere un bel tramonto piuttosto che l’alba e questo per via della foschia che si concentrava soprattutto al mattino. Cercate di capire come gira il tempo nel periodo in cui visiterete voi il Guatemala e quindi optate per uno piuttosto che l’altro. Sappiate ad ogni modo che il tour all’alba costa di più rispetto a quello del tramonto perché l’accesso al parco un’ora e mezza prima dell’orario ufficiale di apertura viene fatto pagare extra. 150 Q. è il costo ufficiale del biglietto a cui vanno aggiunti 110 Q. di trasporto e quindi 100 Q. per l’alba o 20 Q. per il tramonto. Il tour è guidato in inglese (la maggior parte dei turisti che incontrerete in Guatemala non parla una mazza di spagnolo) e anche in questo caso ricordatevi di portare con voi una torcia.

Tikal

Plaza Mayor di Tikal

Anche più spettacolare del tramonto a Tikal è quello presso le rovine di Yaxha. Anch’esse situate a circa un’ora di shuttle da Flores ma con un pezzo di strada non asfaltata da percorrere, queste rovine sono molto meno frequentate delle vicine più famose ma non per questo meno interessanti. Yaxha significa “acqua verde” ed è proprio nel lago che dà il nome al sito che si riflettono le luci del sole al tramonto. La vista dalla piramide più alta di tutto il complesso è qualcosa di memorabile che credo valga davvero la pena di non perdere. Sempre tramite l’ostello il costo per questa escursione è di 160 Q. + 80 per l’ingresso al parco. Nel caso in cui non si volesse la guida il costo scenderebbe a 110+80 ma onestamente credo che valga la pena averla, se non altro per questioni di orientamento.

Yaxha

Piramidi di Yaxha

Se Tikal è il sito archeologico più noto del Guatemala, le piramidi di El Mirador sono forse quelle meno conosciute. Per maggiori informazioni sull’argomento leggete l’articolo Spedizione El Mirador: verso la culla della civiltà Maya mentre per quanto riguarda il nome dell’agenzia con cui dovreste assolutamente organizzare questo trekking di 5 o 6 giorni, ve lo passo già da qua: Dinastia Kan. Il proprietario si chiama Antonio Centeno e fu uno dei fondatori della cosiddetta Cooperativa di Carmelita, l’altro famoso operatore che ancora lavora in questo settore ma meno responsabilmente di lui. Chiedete di avere Eduardo come guida e troverete una persona eccezionale! Contattate Antonio via mail all’indirizzo tono.centeno@gmail.com oppure via tel./whatsapp al (+502)-50176311/51257430. Il costo per il tour di 5 giorni è di 250 US$.

El Mirador

Rovine dell’Acropoli Centrale a El Mirador

A Flores è bello semplicemente perdersi per le stradine, fare il giro dell’isola a piedi e, perché no, volendo anche tuffarsi nel lago. Non perdetevi alla sera le bancarelle di strada, le preferite anche dalla gente del posto: tostadas, empanadas, tamales etc. etc., tutto a pochissimo prezzo! Partendo dal ponte  cominciate a camminare seguendo il senso orario e le troverete subito.

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Rio Dulce e Livingston

Da Santa Elena a Rio Dulce c’è un pullman espresso che parte alle 8 e arriva a destinazione alle 12.30. Arrivate al terminale intorno alle 7 per prenotare il posto a sedere. La compagnia è di nuovo la Fuente del Norte e il costo di 100 Q. Dal molo di Rio Dulce (tenete la destra all’inizio del cavalcavia e scendete giù dritto) la compagnia Asocolmoran (+502)-7930 5853) gestisce il servizio di lancia per Livingston. Le partenze sia in andata che al ritorno sono previste alle 9.30 e alle 14.30, il costo di 125 Q. e il tempo di percorrenza di circa un paio d’ore con una sosta di 15 min. All’andata è meglio sedersi a sinistra mentre al ritorno a destra.

Rio Dulce

Navigando sul Rio Dulce

Livingston a mio parere merita giusto di rimanerci una notte. L’ora del tramonto è la migliore per apprezzare i colori della natura e questi ovviamente sono meglio visti da qualunque molo si estenda sul Rio Dulce. Casa de la Iguana è una delle sistemazioni che per rapporto qualità/prezzo riesce sicuramente a soddisfare tutte le tasche ma non farei troppo conto né sul livello di pulizia dei bagni in comune, né sull’aiuto del personale composto da “volontari” stranieri che sembra invece interessato a tutt’altro, nella fattispecie alcool e canne. Se siete in due o semplicemente avete voglia di spendere qualcosa di più vi suggerirei piuttosto l’Hotel Casa Rosada, molto più tranquillo e con vista direttamente sul fiume.

Livingston

Livingston

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Semuc Champey

Da Rio Dulce esiste un servizio di shuttle che in 5 ore circa vi porta a Lanquin/Semuc Champey. Il costo è di 150 Q. e si tratta fondamentalmente di quello che è partito al mattino da Semuc e che deve quindi fare rientro con partenza prevista alle ore 14. Arrivando da Livingston con la lancia delle 9.30 è possibile prenotarlo direttamente al molo dallo stesso sportello che vende i biglietti delle barche e quindi prenderlo da lì non appena avrà scaricato i passeggeri in arrivo. In alternativa potete rivolgervi al Ristorante Sun Dog che costituisce il secondo punto di raccolta passeggeri. La strada è quasi tutta non asfaltata.

Forse la sistemazione più bucolica di tutto il mio viaggio – con l’atmosfera però anche un po’ da villaggio turistico – è stato il Lodge el Retiro di Lanquin. Situato lungo un tranquillo tratto di fiume dove è possibile fare il bagno, vi regalerebbe la terza notte gratis qualora decidiate di rimanere. Se non vi dovesse stare bene il menù fisso che servono alla sera, in centro a Lanquin trovate il Comedor Shalom che serve piatti tipici per la metà del prezzo.

Semuc Champey

Cascate e piscine lungo il Rio Cahabon

Il mio consiglio è che la visita alle piscine di Semuc Champey la facciate per conto vostro. Il servizio di solo trasporto – potete prendere un pick-up al volo appostandovi sulla strada oppure partire con il gruppo dell’escursione organizzata – ha un costo di 25 Q. Arrivati all’ingresso del parco (circa mezz’ora) e pagati i 50 Q. del biglietto potrete passare al suo interno tutto il tempo che desiderate. L’ideale ovviamente è arrivare abbastanza presto da riuscire a salire al Mirador, scattare le foto di rito e quindi riscendere alle piscine prima dell’arrivo dei tour di gruppo (che nel frattempo sono andati a visitare delle grotte e a fare tubing sul fiume). Partire alle 9 è un orario perfetto. Portate con voi un cambio, i soldi sufficienti per pagare trasporto, ingressi e da mangiare – all’esterno trovate cibo di strada per 20/25 Q.- e un lucchetto. Vicino alle piscine ci sono degli armadietti e dei “camerini” per cambiarvi. Il parco è immerso nella foresta per cui vi suggerisco di partire con le scarpe.

Semuc Champey

Piscine di Semuc Champey viste dal Mirador

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Lago Atitlan e dintorni

La mia prima tappa sul Lago Atitlan è stata Panajachel, essendo l’unico punto di arrivo degli shuttle da Lanquin. Il servizio lo potete prenotare direttamente in ostello ad un costo di 175 Q. La partenza è prevista alle 8 del mattino, l’arrivo dopo circa 10 ore di strada. Il punto di partenza vero e proprio del diretto a Panajachel è il Mc Donald di Coban al quale vi ci porteranno con una prima navetta. Di fronte al Mc c’è un mega supermercato dove potete fare scorta di viveri per la giornata.

Non avendo voglia di prendere subito una barca ed essendo già buio al mio arrivo, ho deciso di passare la notte a Pana. Per la prima volta dal mio arrivo mi sono finalmente concessa una stanza singola con bagno privato presso l’Hotel Jere, a soli 100 Q. Pulito, tranquillo e con un comodissimo Comedor al lato è stato un’ottima base di partenza per l’esplorazione del lago.

Arrivando da Lanquin lo shuttle passa da Chichicastenango, famosa per il mercato del giovedì e della domenica. Se siete di passaggio la sera prima vi conviene allora fermarvi per la notte e proseguire per il lago il giorno dopo. Io a Chichicastenango ci sono arrivata con uno shuttle da San Marcos (80 Q. andata e ritorno in giornata).

Chichicastenango

Al mercato di Chichicastenango

La barche per spostarsi tra i vari paesini del lago costano un massimo di 25 Q. per le tratte più lunghe come per esempio Panajachel-San Marcos/San Pedro oppure San Pedro-Santiago e funzionano dalle 7 del mattino alle 7.30 di sera circa.

A San Marcos la Laguna sono stata nell’Hostel San Marcos, il più conveniente del paese. Al momento del mio soggiorno il letto in dormitorio costava 75 Q. compresa la buonissima colazione presso il Ristorante Fé. L’unica pecca è che nelle stanze non c’erano cassette di sicurezza per i valori ma volendo si potevano lasciare cose in custodia alla reception.

Lago Atitlan

Alba sul Lago Atitlan vista dalla Nariz del Indio

A San Pedro la Laguna, seppur io abbia soggiornato al Mr. Mullet’s Hostel, con il senno di poi vi suggerirei piuttosto qualunque sistemazione si trovi lungo il percorso che conduce al molo per Santiago, come per esempio la Casa del Descanso. Risalendo dal molo per Panajachel girate a sinistra, continuate fino al negozio Salud Para Vida e quindi infilatevi a destra nella viuzza più stretta che c’è, la cosiddetta Graffity Alley. Seguite il percorso sempre mantenendo la sinistra agli incroci e vi ritroverete in una zona molto più tranquilla e piacevole.

Santiago e San Juan la Laguna sono visitabili tranquillamente in giornata da San Pedro anche se, a seconda di quello che state cercando, potrebbero costituire un buon punto d’appoggio per esplorare il lago. Mentre San Marcos e San Pedro risultano molto più turistici  – San Pedro richiama soprattutto giovincelli in cerca di party mentre San Marcos hippie, vegetariani, vegani e amanti dello yoga o semplicemente dell’ozio – Santiago, San Juan la Laguna, e tutti gli altri villaggi che si sentono meno nominare risultano più autentici e maggiormente vissuti dalla gente del posto. E’ sconsigliato, per via della possibile presenza di “banditi”, spostarsi a piedi tra un villaggio e l’altro: le barche sono sempre il mezzo più veloce ed economico ma esiste anche la possibilità di muoversi in tuk tuk o chicken bus.

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Quetzaltenango

Quetzaltenango, detta anche Xela, è il punto di partenza per chi ha voglia di scarpinare. Da San Pedro, davanti al parco della cattedrale, partono diversi chicken bus diretti da queste parti: alle 8.30, alle 10.30 e forse anche alle 11.30 ma non garantisco. Arrivano a destinazione in circa due ore e mezza e il costo del biglietto è di 35 Q., molto più conveniente rispetto ai 160 Q. che vi verrebbero chiesti per un servizio di shuttle.

Casa Seibel è davvero accogliente, con quel suo stile coloniale che vi porta indietro nel tempo, un magnifico patio interno, stanzoni ampi e coperte calde. La posizione è ottima.

Da Quetzaltenango sono partita per un trekking di sei giorni che, iniziando da Nebaj, attraverso paesaggi incredibilmente vari, ci ha portati fino a Todos Santos. Date un’occhiata all’articolo Quetzaltrekkers: caminare per una buona causa per capire di cosa si tratta. Se avessi avuto più tempo, giusto una decina di giorni in più, è sicuro che a San Pedro ci sarei tornata a piedi e che avrei scalato il Volcán Tajumulco, il più alto di tutto Centro America. Ahimè però il tempo è finito prima e allora da Xela ho fatto rientro ad Antigua su strada. Dal terminale degli autobus partono connessioni dirette a San Pedro, Panajachel e Città del Guatemala. Nel caso di Antigua dovrete invece cambiare a Chimaltenango.

Nebaj - Todos Santos Trek

Nebaj – Todos Santos Trek

A questo punto penso di avervi detto davvero tutto. Ci risentiamo nei prossimi giorni con tanti altri articoli in arrivo! 🙂

Toscana da vivere: a spasso tra le crete senesi

Toscana da vivere: a spasso tra le crete senesi 1024 682 Sonia Sgarella

Metti un villaggio di circa cento abitanti dove i residenti tutti, italiani e stranieri, hanno scelto la tranquillità, la riservatezza e la discrezione come filosofia di vita.

Immaginate colline a non finire, di un terreno talmente argilloso da aver reso difficile la coltivazione di uva e di olivi e per questo – là dove normalmente in Toscana cresce di tutto – chiamato deserto.

Strada delle Biancane

Strada delle Biancane

Pensate al buon cibo, al silenzio interrotto soltanto dal chiacchiericcio di piazza e dal rintocco delle campane.

Udite, udite: un “maremma bucaiola arrostita” – che qui ‘un ci sta mai male 🙂 – risuonare dalla bocca di una gentile signora!

Ormai è quasi certo: siete a Chiusure, nella piazzetta di Licia, il ritrovo preferito dei Chiusurini nonchè l’unico dei due bar sopravvissuti nel borgo.

Sapete, Licia vi prepara la cena se vi va: vi apparecchia un tavolo solo per voi, a lume di candele se preferite, ma dovrete ordinare il tutto con un giorno d’anticipo per darle il tempo di organizzarsi. I furgoncini del pesce, della frutta e della verdura non arrivano qui tutti i giorni e bisogna che sia il momento giusto perché abbia a disposizione gli ingredienti in casa.

Mmmm ripenso a suoi pici cacio e pepe, pici al ragù, fiorentina alla brace, verdura fresca…che spettacolo per le papille! 🙂

A Chiusure si conoscono tutti, il nuovo arrivato desta curiosità ma è sempre bene accolto. Ciascuno degli abitanti nel suo piccolo racconta una storia, spesso romantica con quell’aura di magia e mistero che è caratteristica di questo luogo.

Chiusure

Per esempio c’è Wolf, lo scrittore di favole, che dorme di giorno e compone di notte; e poi ci sono la signora irlandese, quella olandese e quella austriaca che hanno eletto Chiusure a loro luogo del cuore e lì si sono trasferite; ma c’è anche Gollum, quello del Signore degli Anelli e non intendo il mostriciattolo in persona ma l’attore; e ancora c’è Loreena Mckennitt, l’icona della musica celtica che torna sempre in paese per la sagra del carciofo; e infine, last but not least, ci sono Lucia, Andrea e Cosimo – lei che viene dal mio paese – che mi hanno permesso di conoscere questo posto stupendo!

Chiusure

Un borgo arroccato su un poggio di creta, qui dove si formano dei calanchi che chissà, forse un giorno potrebbero mettere a rischio la solidità del paese stesso – per via delle frane – ma che per ora altro non sono che la sua particolarità, la sua forza, la sua bellezza.

Chiusure

Al di là dei calanchi l’Abbazia di Monte Oliveto Maggiore. Trenta frati olivetani vestiti di bianco ne mantengono viva la struttura, producono vino e olio di oliva che è messo in vendita nella loro cantina. Andate ad ascoltarne i canti gregoriani, un’esperienza suggestiva e inquietante al tempo stesso!

Monte Oliveto Maggiore

Nel Deserto di Accona – così si chiama questa vasta zona a sud di Siena che si distingue per la particolare composizione morfologica – fatta di accumuli di argilla o creta – il paesaggio è un infinito susseguirsi di colline, coltivate prevalentemente a grano, frumento e girasoli, su cui spuntano idilliaci alcuni dei borghi più autentici della toscana.

Deserto di Accona

Lucignano d’Asso è quello che vi raccomando prima di tutti: un borghetto minuscolo di origine medievale che oggi sarebbe in stato di abbandono se non fosse per la sua cittadina più illustre, la Contessa Angelica Piccolomini Bandini, colei che gli ha ridato vita trasformando alcuni dei suoi casali in appartamenti e case di charme.

Lucignano d'Asso

Nel borgo esiste solo un alimentari gestito dalla signora Rita che vi delizierà con taglieri di salumi, formaggi, verdure e dell’ottimo vino. La posizione di Borgo Lucignanello è davvero impagabile e ogni angolo del paese è lì per ricordarne il suo passato: il vecchio dopolavoro, la cassetta delle lettere “regie poste” e la scritta La scienza, la volontà, la fede, possono attenuare gli effetti delle forze non benefiche della natura scritta ai tempi di Mussolini e posta giusto all’ingresso del paese.

Lucignano d'Asso

Situato alla fine di una strada sterrata, una delle cosiddette strade bianche, Lucignano d’Asso (da non confondere con altri Lucignano) si trova non molto lontano da Bagno Vignoni, già nella Val d’Orcia, conosciuto fin dai tempi antichi  per la presenza di sorgenti termali. Al centro del borgo la Piazza delle Sorgenti – una vasca rettangolare di acqua calda che esce dalla falda sotterranea di origini vulcaniche – è forse il punto più caratteristico, ma qui nessuno fa il bagno. Se volete sguazzare nella piscina termale allora dovrete rimanere ai piedi del borgo dove, immersa nella macchia mediterranea in fondo a una strada sterrata, la cascatella che sgorga dal paese forma una pozza di acqua turchese.

Bagno Vignoni

Ma torniamo ora verso Chiusure e da qui, superata Asciano e lungo la provinciale 438, prendiamo la strada sterrata per Leonina. Ora, se vedete una serie di colline tondeggianti di creta siete nel posto giusto: sono i cosiddetti mammelloni e da lì li potrete raggiungere . La Strada delle Biancane che si estende ai piedi di queste formazioni rocciose è un percorso estremamente facile che vi porterà a scoprire un paesaggio davvero magico, un misto di natura e opera dell’uomo che qui raggiunge forme particolarmente sublimi.

Strada per Leonina

Strada delle Biancane

A un’estremità del percorso circolare (vedi mappa) si trova il Site Transitoire, l’opera dell’artista francese  Jean Paul Philippe che qui, al bivio di tre stradine di campagna fra Mucigliani e Leonina, ha deciso di lasciare il suo segno. “Una finestra senza muri, una dimora senza tetto”, così lui stesso definisce la sua opera d’arte che nasce dall’idea di collocare nello spazio tre posizioni familiari: star seduti, alzarsi e sdraiarsi, lasciando questi tre movimenti muti o liberi di dialogare fra loro nella solitudine e nel silenzio di un luogo naturale, in cui arte e natura a loro volta s’incontrano.

Site Transitoire

Il momento in assoluto più suggestivo per recarsi in questo luogo è l’ora del tramonto ed in particolare durante l’ultimo raggio la sera del solstizio d’estate quando il sole si va ad incastonare perfettamente all’interno della finestra senza muro che rappresenta il Sito Transitorio. Da qui in lontananza, in posizione magnifica su un colle, si vede anche il borgo agricolo di Mucigliani che potreste decidere di raggiungere allungando così il percorso di almeno un’oretta. Al momento della mia visita la strada per Mucigliani era abbastanza sconnessa e percorribile solo con veicoli dall’assetto abbastanza alto. Dovessero sistemarla sarebbe percorribile tranquillamente da qualunque tipo di macchina.

Mucigliani

Bhe che dire, questo giro in Toscana mi ha fatto scoprire delle realtà incredibilmente affascinanti che mi sento di consigliarvi ad occhi chiusi. Meglio di Siena, di Montalcino, di Volterra o San Gimignano invase ormai da migliaia di turisti, qua troverete ancora quel sapore autentico di una vecchia toscana dove in pochi si meritano di vivere, solo quelli che la sanno davvero apprezzare.

Chiusure

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