Piemonte

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Capanna Margherita: trekking alpinistico al rifugio più alto d’Europa

Capanna Margherita: trekking alpinistico al rifugio più alto d’Europa 1024 684 Sonia Sgarella

Per richieste circa l’organizzazione di ascensioni di gruppo, info e dettagli scrivete all’indirizzo info@trek-mi.com.

Avete presente la Regina Margherita? Che gran donna la Marghe! Fu la prima Regina d’Italia, moglie di Umberto I e madre di Vittorio Emanuele III. Un personaggio che – dicono – sia riuscito a fare tendenza. In politica, tanto per cominciare, creando consenso popolare verso la monarchia più di quanto non abbiano saputo fare gli uomini della sua dinastia. Nella moda, supportando il “Made in Italy” e fondando a Burano la scuola dei merletti. Ma anche – non meno importante – nella cultura, portandola come elemento fondamentale all’interno della corte dei Savoia. Margherita amava le arti e la poesia ed era amata a sua volta da poeti e uomini di cultura. Questi le dedicarono versi e opere elogiative.

Ma Margherita – e questo è quel che forse più ci interessa – fu anche appassionata di montagna e di alpinismo. Fu lei la prima donna, – caso raro per i tempi – a scalare il Monterosa. Pensate a come poteva essere nel 1893, con gli abiti di lana cotta e senza le funivie che oggi ne dimezzano il percorso. La Regina d’Italia partecipò in prima persona all’inaugurazione della Capanna. Quella che prese il nome appunto di Capanna Margherita, costruita sulla vetta della Punta Gnifetti, a 4.554 metri d’altezza.

Margherita, amata dall’aristocrazia ma anche dalle classi più umili, fu di certo una donna con le palle da vendere!

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Una capanna di legno del valore di neanche 18.000 lire. Questo fu quanto costò la prima Capanna Margherita – predisposta a valle e trasportata a spalla fino alla vetta, lì dove venne in seguito montata. Un’impresa ambiziosa a quel tempo e che certo lo sarebbe ancora oggi senza elicotteri a disposizione. 4.554 metri ragazzi significa niente popò di meno che il tetto d’Europa, un’altezza considerevole alle nostre latitudini. Motivo per il quale oggi la Capanna Margherita, ristrutturata e ampliata nel 1980, viene utilizzata come stazione meteorologica e laboratorio di ricerca per gli effetti del mal di montagna.

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Vorrei quindi essere chiara fin dall’inizio riguardo a questo tipo di escursione: raggiungere la Capanna Margherita NON è una passeggiata e questo nonostante il percorso non presenti particolari difficoltà tecniche (giusto il rischio di finire in un crepaccio, fate un po’ voi!). Ricordatevi che con le montagne non si scherza affatto! A meno che non siate degli esperti, l’obbligo è quello di affidarvi ad una guida alpina – o ad un’agenzia che ve ne contratti una. Ad un professionista della montagna quindi, che conosca il percorso, che sappia leggere il territorio e che vi possa inoltre aiutare – qualora non ne siate forniti – a reperire l’attrezzatura utile per affrontare l’impresa. A tal proposito ho degli ottimi consigli da darvi! (vedi la sezione contatti in fondo all’articolo).

Consulta anche il mio CALENDARIO ESCURSIONI per altre attività di trekking e non solo!

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L’ambiente lassù è internazionale, la Capanna Margherita costituisce infatti un’obiettivo e un simbolo per gli amanti della montagna provenienti da tutto il mondo. Un luogo a dir poco speciale, un balcone privilegiato sull’arco alpino da cui si può godere di una vista impareggiabile. Fatelo, almeno una volta nella vita andateci e capirete quale esperienza indimenticabile è lì che vi aspetta!

I punti di partenza per poter cominciare l’ascesa prima dell’alba sono due: il Rifugio Mantova, situato a 3.498 metri e il Rifugio Gnifetti, appena duecento metri più in su, alla testata del bacino glaciale del Lys e sul ghiacciaio del Garstlet. Per quanto riguarda le vie d’accesso a questi due stabilimenti beh, dipende da come siete più comodi: via Piemonte, partendo da Alagna, o via Valle d’Aosta, partendo da Gressoney (Gabiet). Da Milano il percorso più conveniente (in termini di vicinanza ma anche in termini di economicità) è quello che sale da Alagna ed è quindi l’itinerario che abbiamo preferito noi, con pernottamento al Rifugio Mantova.

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Rifugio Mantova – www.rifugiomantova.it

Optare per il Rifugio Mantova piuttosto che per il Gnifetti, significa prediligere un’ambiente meno affollato (80 posti letto contro gli oltre 170), ristrutturato da poco per il comfort degli alpinisti e oltretutto leggermente più economico (60€ per la mezza pensione invece che 73€ e quota maggiorata di 10€ per il pernottamento della guida, il cui costo dev’essere diviso tra i partecipanti). Certo è vero, questo significa anche avere duecento metri in più da percorrere la mattina successiva ma tutto sommato credo che non siano quelli a fare la differenza in peggio, anzi: trattandosi di una zona priva di crepacci, quei duecento metri vi daranno la possibilità di testare la vostra condizione fisica; volendo rinunciare, questo vi permetterebbe di tornare indietro da soli senza compromettere la spedizione dell’intero gruppo che segue in cordata (parlo per esperienza diretta).

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Rifugio Gnifetti

Rifugio Gnifetti – www.rifugimonterosa.it

La salita – dicevamo – comincia prima dell’alba (sveglia alle ore 3.45, colazione a buffet compresa nel prezzo, vestizione e partenza al più tardi alle 5). A 3.500 metri sarebbe incosciente non prepararsi al freddo ma questo non vuol dire che lo debba fare per forza in maniera estrema: tutto dipende principalmente dal vento e dal mese in cui deciderete di andare. Giugno, luglio, agosto e la prima settimana di settembre sono le uniche possibilità che avrete; come date privilegiate e plausibilmente più favorevoli per le condizioni di solidità del ghiacciaio si tende ad indicare come migliori le prime due settimane di luglio ma, in quanto a temperature, entrambi i mesi di luglio e agosto dovrebbero  essere piuttosto piacevoli.

Fondamentali per questo tipo di escursione sono gli scarponi, gli occhiali da sole, una torcia frontale, la protezione solare, ramponi e imbrago. Acqua, tè caldo (che potrete ordinare al rifugio) e snack sono a vostro piacimento.

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4.15 ore per salire e 2.15 ore per scendere è quello che ci abbiamo impiegato noi (io e i miei tre prodi compagni d’avventura) partendo dal Rifugio Mantova; mettete in conto, a seconda del vostro passo e di quello dei vostri compagni (a cui sarete legati in cordata), di metterci comunque tra le 4 e le 5 ore. L’inizio è spettacolare, soprattutto se anche voi come me, avrete la fortuna di vedere il sole illuminare d’arancione la cima del Monte Bianco e piano piano rischiarare il cielo dando vita ai colori del ghiacciaio. Crepacci, ponti di neve e seracchi, la prima meta di questa avventura è il Colle Vincent, un bel po’ più su e là oltre il quale la pendenza dovrebbe finalmente cominciare a diminuire.

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L’andamento è lento ma costante, le pause brevi – per evitare che il corpo si raffreddi – e solo dove possibile, ovvero superata la zona dei crepacci; in silenzio e con tenacia ognuno cerca di tenere testa alla propria fatica; tutti, dal primo all’ultimo, della propria o di altre cordate, in silenzio condividono le stesse difficoltà e verosimilmente le stesse incredibili emozioni. 

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Capanna Margherita

A destra, mano a mano che si prosegue verso il Colle del Lys (il secondo traguardo), ecco la Piramide Vincent, la statua del Cristo delle Vette, il Corno Nero e la Punta Parrot; a sinistra la spaventosa quanto perfetta parete del Lyskamm e l’inconfondibile sagoma del Cervino. Lo ammetto, guardando alle imprese degli altri alpinisti che si avventuravano su ogni versante di questo massiccio spettacolare – e pensando quindi a quante altre possibilità di escursioni avrei avito – la prima cosa a cui ho pensato è che lì ci sarei tornata sicuro!

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Lyskam - Capanna Margherita

Ma eccola finalmente, la Capanna Margherita è la, la vedi in lontananza, e tu, povero illuso, che pensavi di essere ormai arrivato! Tiri un sospiro di gioia mista a sconforto e ti prepari. Da qua ti aspetta una traversata in lieve discesa e quindi l’ultimo strappo in salita per raggiungere l’obiettivo. Lo so, arrivati a quel punto si è quasi allo stremo delle forze ma pensa a quando sarai lassù e alla soddisfazione che ti aspetta! Non solo, ad aspettarti ci saranno anche pizza fatta in casa – rigorosamente margherita! – e una torta di mele che ti farà dimenticare di tutte le fatiche appena fatte per raggiungerla!

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Siete quindi finalmente giunti sul balcone più alto d’Europa. Davanti a voi si aprono delle viste incredibili sulla valle di Alagna e sulla Cresta Signal. Godetevi il momento e fatene tesoro: quella sensazione ve la porterete dietro per tutta la vita!

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Capanna Margherita

Comunque, a meno che non abbiate deciso di rimanere lassù a dormire – cosa possibile – a un certo punto dovrete pur riprendere il cammino in discesa ed è questa forse la parte più bella: leggeri nello spirito per l’impresa appena compiuta, non dovrete adesso fare altro che ammirare il paesaggio con la soddisfazione di chi è riuscito ancora una volta a superare i propri limiti e può adesso guardare con un pizzico di compiacimento agli ultimi ritardatari che ancora si apprestano a raggiungere la cima. Tra le foto scattate al ritorno, con il sole alto e il cielo azzurro davvero non saprei scegliere quali siano le mie preferite e allora ve le metto tutte! 🙂

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Capanna Margherita

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Capanna Margherita: ulteriori info, contatti e ringraziamenti

Per l’organizzazione, come vi anticipavo prima, è necessario rivolgersi ad un’agenzia o direttamente ad una guida alpina. A tal proposito, mi potete contattare per i recapiti lasciando un commento all’articolo o in privato all’indirizzo info@trek-mi.com. L’ideale per risparmiare ovviamente sarebbe quello di riuscire a formare un gruppo di 5 persone.

Oltre alla quota guida dovrete mettere in conto: 40 euro ca. a persona per i servizi di funivia da Alagna a Punta Indren; il costo della mezza pensione al Rifugio Mantova o alla Capanna Gnifetti (65 o 75 euro ca.); le spese della guida per funivia e rifugio da dividere tra i partecipanti; i costi di trasferimento da e per Alagna; il pranzo del primo e del secondo giorno, le consumazioni extra; l’eventuale noleggio di attrezzatura.

Un’opzione da considerare (accordandosi preventivamente con la guida) è quella di pranzare il primo giorno al Passo dei Salati per dare al corpo un po’ più di tempo per adattarsi all’altezza.  N.B: gli impianti di risalita si fermano per la pausa pranzo. Controllate bene gli orari!

Da Punta Indren al Rifugio Mantova ci sono circa 45 minuti di  cammino, per cui è fondamentale partire già con gli scarponi ai piedi. Portatevi uno zaino che sia capiente abbastanza da poterci mettere tutto quello che vi servirà per la spedizione, inclusi ramponi e imbrago.

Al rifugio vengono dispensati lenzuola monouso e piumone; i prodotti da bagno sono pressoché inutili (portatevi solo un sapone, spazzolino e dentifricio). Munitevi piuttosto di un thermos se interessati alla questione tè caldo da portare con voi durante l’ascesa. Ricordatevi che a 3.500 metri la digestione risulta più lenta che a quote più basse: cercate di non abbuffarvi e andate a letto presto!

Ringrazio a questo punto tutti i miei compagni di viaggio: Nicola, per aver ripetuto con me un traguardo già raggiunto in Nepal; Carlo, per aver organizzato tutto con grande dedizione e, nonostante ciò, aver saputo rinunciare alla meta senza compromettere l’impresa degli altri; Lorenzo e Mauro, per aver sofferto e gioito insieme. Ringrazio inoltre Massimo, una guida preziosa, per la sua umiltà e per averci trasmesso il suo amore per la montagna.

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