Europa

Guida alla Vienna imperiale: piccoli spunti per una passeggiata in città

Guida alla Vienna imperiale: piccoli spunti per una passeggiata in città 1024 768 Sonia Sgarella

A conti fatti, pensando a quale sia la capitale europea in cui mi è capitato di tornare più volte, credo che Vienna le superi tutte. Ci sono stata sempre per lavoro, mai per piacere, ma chi mi conosce e sa quello faccio nella vita, capirà bene che, nel mio caso, tra le due cose corre una linea molto sottile, spesso invisibile. La fortuna di accompagnare gruppi in giro per l’Europa, non consiste solo nel fatto di essere pagata per viaggiare (certo di questo non mi lamento:-)) ma di incontrare sul posto delle ottime guide locali pronte a svelarti tutti i segreti di una città e a fartene comprendere il presente, raccontandotene il passato.

Mi rivolgo quindi ora a tutti quei viaggiatori indipendenti che non hanno molti giorni di vacanza all’anno e che tuttavia non vedono nessun buon motivo per aggregarsi ad un tour di gruppo o partecipare ad una visita guidata: avere una guida professionista è il più-che-buon motivo! Credetemi, leggere le pagine di una Lonely Planet o di qualsiasi altra guida turistica non può neanche lontanamente essere comparato con l’avere di fronte a voi qualcuno che vi parli, che vi trasmetta le informazioni e le emozioni raccolte in una vita vissuta in quel luogo, a cui potrete fare domande e ascoltarne le immediate risposte e che, soprattutto, nel giro di 3 ore riuscirebbe a farvi capire quello che, letto nei libri, forse non riuscireste a cogliere neanche in una settimana.

Allora è proprio sulla base di tutte le informazioni captate durante decine di visite guidate che ho pensato di mettere insieme questo articolo, per portarvi alla scoperta di quella Vienna imperiale che lascia di stucco chiunque la visiti, per grandiosità e bellezza.

Non c’è dubbio, Vienna è eleganza, Vienna è arte ma soprattutto, tra le arti, Vienna è musica ed è proprio di fronte alla Staatsoper (Opera di Stato) che dovreste dare inizio alla vostra passeggiata in città. Detta anche “la prima casa sulla Ringstrasse”, l’opera di Vienna, il più celebre teatro, ospita ogni sera, ad eccezione dei mesi di luglio ed agosto, rappresentazioni di opere o balletti con artisti di fama internazionale. L’edificio, nato come Opera di Corte, venne inaugurato il 25 maggio 1869 con il Don Giovanni di Mozart, alla presenza di Francesco Giuseppe I d’Austria ed Elisabetta di Baviera, meglio nota come la Principessa Sissi.

Opera di Stato Vienna

La Ringstrasse, che oggi circonda il centro storico di Vienna, fu un progetto dello stesso Francesco Giuseppe il quale nel 1857 ordinò lo smantellamento delle vecchie mura cittadine per fare spazio ad un lungo viale di parata che venisse successivamente abbellito con piazze, parchi, musei ed edifici pubblici. E’ lungo questo “anello” di strade che dunque si allineano alcuni degli edifici più sontuosi della capitale, ognuno progettato nello stile architettonico che più si addicceva alla sua funzione d’uso. Per gli edifici dell’arte e della scienza, per esempio, come è il caso dell’Opera di Stato, del Museo di Storia dell’Arte e dello speculare Museo di Storia Naturale, dell’Università e del Teatro Nazionale (Burgteather), ci si ispirò allo stile rinascimentale, per il particolare sviluppo che l’arte e le scienze ebbero in quel periodo storico.

Teatro Nazionale Vienna

Diverso è invece il caso del Parlamento, sempre sulla Ringstrasse, esemplare unico dello stile neoclassico viennese che riprende volutamente l’aspetto di un tempio greco perché fu lì che si sviluppò l’ideale di democrazia. Meravigliosa la fontana di Pallade Atena che campeggia di fronte all’ingresso a simboleggiare la saggezza politica. La statua, alta quattro metri, tiene con il braccio destro teso la dea della vittoria Nike riprendendo l’antico modello di una celebre statua del Partenone di Atene. In basso le figure allegoriche della legislazione e dell’amministrazione mentre ancora più sotto, le personificazioni del fiume Inn (uomo) e del Danubio (donna).

Parlamento Vienna

A destra del Parlamento svetta verso il cielo la torre dell’imponente palazzo del Municipio (Rathaus), costruito in stile neogotico perché fu proprio durante il medioevo che cominciarono a nascere i primi comuni. La piazza antistante è il luogo prediletto per l’organizzazione di ogni tipo di evento durante tutto l’anno: dai famosissimi mercatini di Natale, rinomati per essere i più turistici di tutta Vienna ma allo stesso tempo anche i più frequentati – quelli, diciamo, da cui bisogna passare almeno una volta – alla pista di pattinaggio allestita da gennaio a marzo, per poi passare al Cinema all’aperto che si protrae per tutta estate, da giugno a settembre proponendo opere, balletti, musica jazz e musica internazionale.

Municipio Vienna

Ma passiamo all’altro lato della Ringstrasse, occupato quasi interamente dall’estensione dell’Hofburg, la residenza invernale dove hanno abitato la maggior parte dei membri della famiglia Asburgo, un complesso sistema di cortili interni ai quali si accede attraverso la Piazza degli Eroi. Chicca tra le chicche del Palazzo, a mio parere, è la Chiesa degli Agostiniani dove si sposarono, oltre a Maria Teresa, anche Francesco Giuseppe e la principessa Sissi. Oggi famosa per la musica sacra che viene suonata in occasione della messa domenicale con coro e orchestra, la chiesa custodisce una spettacolare opera del Canova, il memoriale a Maria Cristina d’Asburgo-Lorena, nonché la “cripta dei cuori”, contenete le urne con i cuori di 54 membri della famiglia imperiale.

Hofburg Vienna cupola

Monumento Canova nella Chiesa degli Agostiniani a Vienna

I corpi dei membri di cui si conservano i cuori sono invece sepolti nella Cripta dei Cappuccini, a pochi isolati di distanza. Particolarmente suggestiva e significativa, come si racconta, era la cerimonia d’ingresso nella cripta per l’atto finale della sepoltura. La bara, preceduta soltanto dal ciambellano di corte, discendeva l’angusta scala che conduce alla cripta fino ad essere trasportata di fronte alla porta d’ingresso che doveva essere rigorosamente chiusa e innanzi alla quale si osservava il più assoluto silenzio. Il ciambellano, con molta decisione, bussava quindi alla porta dietro cui si trovava il priore dei cappuccini, il quale chiedeva in latino: “Chi è?“. Il ciambellano, con voce ferma e imperiosa, rispondeva elencando la lunga serie di titoli che spettavano di diritto al defunto Asburgo. Al termine dell’elenco, il priore replicava risoluto “noi non lo conosciamo”. Il ciambellano bussava una seconda volta, e alla domanda del priore annunciava la presenza di “Sua Maestà Imperiale”. Nuovamente il frate rispondeva “noi non lo conosciamo”. Dopo una breve pausa il ciambellano bussava ancora, questa volta lievemente. Il priore chiedeva per la terza volta: Chi è?'”. Solo davanti alla risposta “Un povero e miserabile peccatore'”, il priore apriva la porta e consentiva alle spoglie mortali dell’imperatore di accedere alla sua ultima dimora.

Ritornati di nuovo al Palazzo dell’Opera passando quindi di fronte al Museo dell’Albertina e al rinomatissimo Caffè Sacher ci spostiamo ora lungo l’altra metà della Ringstrasse facendo una piccola deviazione in Karlsplatz dove svetta la magnifica Chiesa dedicata a San Carlo Borromeo. Commissionata dall’imperatore Carlo nel 1716, la chiesa venne costruita sul modello del Duomo di San Pietro a Roma, un magnifico capolavoro del barocco sacro austriaco di cui ne sono altri esempi la Chiesa di San Pietro e la Colonna della Peste, entrambe situate lungo il Graben, accanto al Duomo di Santo Stefano. Anche qui, da fine novembre e per tutto il mese di dicembre si tengono i famosi mercatini natalizi.

Sacher Torte

Da qui potrete facilmente raggiungere anche il Palazzo della Secessione con la bellissima cupola costituita da rami e foglie d’alloro in metallo dorato. Progettato dall’architetto Joseph Olbrich, allievo del già famoso Otto Wagner, venne costruito come padiglione espositivo per gli artisti viennesi dello Jugendstil (stile Liberty) che si mossero in netta opposizione alle tendenze storiciste dell’epoca. “Ver Sacrum” (“la sacra primavera”) è il nome che venne dato all’edificio ideato inizialmente da Gustav Klimt di cui all’interno si trova una delle opere più importanti, il “Fregio di Beethoven”. Sulla facciata, su una sorta di trabeazione, è scritto il motto della secessione: “Al tempo la sua arte, all’arte la sua libertà”. 

Klimt Fregio di Beethoven

Se non avete ancora pranzato, un’ottima idea sarebbe proseguire ancora un pochino lungo la Linke Wienzeile fino a raggiungere il Naschmarkt, il mercato permanente più famoso di Vienna con un’offerta alimentare variegata che spazia dalla cucina viennese a quella indiana, vietnamita e italiana. Dall’alba al tramonto, nel Naschmarkt troverete davvero di tutto incluse frutta e verdura o altre delizie provenienti da tutto il mondo. Se avete tempo, ancora meglio sarebbe andarci il sabato mattina, quando il Naschmarkt si arricchisce con il Flohmarkt, il mercatino delle pulci. E’ sicuro che, una volta arrivati fin qua, ci passerete almeno mezza giornata!

Naschmarkt Vienna

Proseguiamo la visita ripartendo da Karlspaltz. Dall’altra parte della Ringstrasse si trova la sede dell’orchestra filarmonica di Vienna, esattamente all’interno del Musikverein, noto alla maggior parte perché è proprio da li, precisamente dalla Sala d’oro, che ogni 1 gennaio si tiene l’illustre Concerto di Capodanno, trasmesso via rete in tutto il mondo. E a proposito di musica: delle tante statue di musicisti sparse per la città, la più bella è senza dubbio quella dedicata al “Re del Valzer” Johann Strauss. Lasciamo quindi Karlsplatz – ovviamente senza prima aver ammirato i padiglioni della metropolitana in stile liberty costruiti dal famoso architetto Otto Wagner – e spostiamoci quindi all’interno dello Stadtpark per ritrovare la statua dedicata al grande compositore. Già suo padre aveva riscosso molto successo a Vienna con le sue melodie e le sue marce militari, tra cui la più famosa, la “Marcia di Radetzky”. Il figlio, contro il volere del padre ma appoggiato dalla madre, studiò musica, formò una sua orchestra personale e arrivò ad avere un enorme successo, non solo a Vienna ma in tutto il mondo. Il “Valzer Danubio Blu” si può annoverare tra le sue composizioni musicali più famose.

Strauss Vienna

Da qui addentratevi nel centro storico in direzione Casa di Mozart, al numero 5 della Domgasse, esattamente alle spalle del Duomo di Santo Stefano. L’unica sopravvissuta della dozzina di case in cui abitò, Wolfgang Amadeus trascorre in questa casa i suoi anni probabilmente più felici ed è proprio qui che scrisse alcune delle sue composizioni migliori fra cui la sua opera forse più interessante: “Le nozze di Figaro”. All’interno della Mozarthaus potrete familiarizzare con il mondo di Mozart, con la sua immensa genialità, creatività e sfuggente personalità, con la sua famiglia, i suoi amici e i suoi avversari, il tutto ambientato nella Vienna del tardo Barocco.

Dedicato quindi il tempo necessario al Duomo di Santo Stefano, passeggiate lungo il Graben fino alla Chiesa di San Pietro per poi, da lì, addentrarvi nell’antico quartiere ebraico dove, nella Judenplatz, troverete il commuovente Monumento alle vittime ebraiche austriache della Shoah. L’opera rappresenta una biblioteca in cui i libri porgono il proprio dorso verso l’interno: questo per simboleggiare tutte le storie delle vittime dell’olocausto che non hanno mai potuto essere raccontate.

Monumento all'Olocausto di Vienna

Se state visitando Vienna nel periodo pre natalizio, sappiate che anche a pochi passi da qui, nella Freyung Platz, si tengono dei mercatini che vantano una lunghissima tradizione, dal 1772. Sbucate quindi di nuovo sulla Ringstrasse, all’altezza dell Chiesa Votiva (Votivkirche), costruita tra il 1856-79 in memoria ad un attentato fallito ai danni dell’imperatore Francesco Giuseppe.

Da qui, terminata la parte “passeggiata” che dovrebbe tenervi impegnati per almeno un paio di giorni, potrete quindi passare alla parte “metropolitana” per raggiungere i punti più lontani. Sappiate che un tour di Vienna non è completo senza:

  • il Castello di Schönbrunn con i magnifici giardini che si estendono alle sue spalle. Se vi trovate da queste parti in inverno nel cortile d’ingresso troverete i mercatini natalizi, tra i più suggestivi.
  • il Museo e Palazzo del Belvedere, custode delle meravigliose opere di Gustav Klimt tra cui il famosissimo “Bacio”.

Il Bacio di Klimt

Hundertwasserhaus

  • il Prater, per farvi un giro sulla ruota panoramica più antica d’Europa!

Viaggio in Germania: la Strada Romantica

Viaggio in Germania: la Strada Romantica 1710 1280 Sonia Sgarella

“Su queste erte cime, dove spira un’aria celeste, sorge uno dei luoghi più belli che si possano trovare, sacro e inaccessibile, un tempio degno di voi, amico divino, che faceste fiorire l’unica salvezza e la vera benedizione del mondo. Voi lo conoscete bene, l’adorato ospite che vorrei ospitarvi.” Così scriveva Ludovico II a Richard Wagner in una lettera datata 13 maggio 1868, un anno prima che venisse dato inizio alla costruzione del castello di Neuschwanstein, sul ciglio di una gola vertiginosa – quella di Pöllat – ai piedi della meravigliosa cornice delle Alpi Bavaresi. 

Panorama dal Catello di Neuschwanstein

Panorama dal Catello di Neuschwanstein

Ludovico II di Baviera, definito da Verlaine come “l’unico vero re del secolo”, commissionò l’intero progetto di ricostruzione di un’antica fortezza medievale tutto con i propri fondi e questo per amore del grande genio della musica Richard Wagner per cui il sovrano nutriva particolare ammirazione, quasi ai limiti dell’ossessione.

Catello di Neuschwanstein

Catello di Neuschwanstein

Un rifugio personale che Ludwig II popolava con i suoi ideali e dove si sentiva felice, sempre più isolato e lontano dalla vita pubblica di Monaco che lo aveva disgustato. Il castello rappresentava per lui un mondo fittizio in cui ritirarsi come protesta contro il mondo borghese che non lo comprendeva; il castello era la sua vita, luogo illusorio dove sogno e realtà si confondevano, frutto forse della fantasia di un pazzo – ciò che in tanti lo accusavano di essere – ma che riuscì a dar vita a qualcosa di meraviglioso e magico.

Vista di Neuschwanstein dal Catello di Hohenschwangau

Vista di Neuschwanstein dal Catello di Hohenschwangau

Per tutti questi motivi e non solo, il castello di Neuschwanstein non poteva che essere la degna introduzione a quel percorso noto in tutto il mondo come Strada Romantica che proprio da qui, dalle Alpi Bavaresi, si estende verso nord fino alla Valle del Fiume Meno. Romantica perché romantiche sono le emozioni che suscita quando ci si addentra alla scoperta di tutti quei borghi incantati che ne costellano l’estensione.

410 chilometri di itinerario turistico, il più noto e più popolare della Germania, un affascinante percorso tra natura e cultura che vi porterà alla scoperta di fantastici borghi incantati, da Füssen a Würzburg. Non elencherò tutti i paesi ma solo quelli che ho appena rivisitato in occasione di un tour di gruppo e il cui ricordo è quindi ancora ben chiaro nella mia mente.

Numero uno nella mia classifica personale è senza ombra di dubbio la splendida Rothenburg ob der Tauber: considerato come l’ultimo borgo medievale della Germania, questo gioiello offre ai suoi visitatori una sorta di suggestivo viaggio nel tempo. Secondo la teoria per cui però è meglio lasciare le cose migliori per ultime onde evitare di rimanere delusi dalle altre, in questo viaggio nel cuore della Strada Romantica, vi suggerirei di fare prima tappa a Nördlingen,

Circa 15 milioni di anni fa, sull’altopiano nelle vicinanze di Nördlingen, cadde ad una velocità di circa 70.000 km orari un meteorite grande quasi un km. Penetrò a quasi 1000 metri di profondità nella crosta terrestre e, con l’energia di circa 250.000 bombe di Hiroshima, scavò nel paesaggio un cratere di 12 km di diametro. Al centro della Pianura del Ries – come viene denominato l’enorme cratere – sorge quasi completamente conservata l’unica cittadina di cui è ancora possibile percorrerne l’intera cinta muraria.

Non c’è dunque modo migliore per cominciare la visita di Nördlingen se non con una panoramica dall’alto che vi darà un’idea complessiva della struttura della città, delle mura intervallate da 15 torri e del paesaggio circostante. Il Daniel, così si chiama il campanile della cattedrale di San Giorg,io, alto 90 metri e che domina la Markt Platz, vi regalerà una vista stupenda sulla città e sull’eccezionale paesaggio tutt’attorno, al costo di soli 3 euro.

Nördlingen vista dal Daniel

Nördlingen vista dal Daniel

Continuate poi la visita seguendo i cartelli “Historische Rundgang” (“Giro Storico”) che vi guideranno ai più importanti monumenti medievali della città tra cui il municipio (“Rathaus”), la casa dei festeggiamenti (“Tanzhaus”) e una serie meravigliosa di case a graticcio da aggiungere a quelle delle corporazioni situate nel pittoresco quartiere dei conciatori (“Gerberviertel”).

Dedicatevi quindi al giro completo delle mura lunghe 2,6 km per ammirarne da vicino le imponenti torri e per godere di una vista particolare sul centro storico di una delle poche città tedesche rimaste illese durante i bombardamenti della seconda guerra mondiale.

Spostiamoci ora 30 km più a nord in quel piccolo borgo incantato chiamato Dinkelsbühl che meriterebbe sia un giro interno alle mura che uno esterno. Coloratissima e ricca di meravigliose case a graticcio perfettamente conservate o restaurate, Dinkelsbühl si distingue per il suo inconfondibile profilo segnato dalla presenza di 16 torri e da 4 porte d’ingresso.

Wörnitz Tur

Wörnitz Tur

Figlia di un glorioso passato reso prospero dall’abilità dei suoi artigiani e mercanti, la cittadina vi dovrebbe intrattenere per almeno una mezza giornata. Recuperate una cartina nell’efficientissimo centro informazioni situato appena dentro le mura superata la Porta Wörnitz e seguite entrambi gli itinerari consigliati percorribili a piedi. Rimarrete senz’altro entusiasti e affascinati dalla bellezza di Dinkelsbühl, un borgo che sembra essere uscito direttamente da una fiaba, un piccolo mondo incantato.

Dinkelsbühl: piccolo mondo incantato

Dinkelsbühl: piccolo mondo incantato

Ma giungiamo finalmente a Rothenburg, altri 45 km più a nord, li dove la Strada Romantica si incrocia con la Strada dei Castelli. Sorta in una posizione idilliaca sulle sponde del fiume Tauber, Rothenburg è una di quelle località che avvolge il visitatore in un’atmosfera romantica d’altri tempi. Qui la storia è visibile ovunque, è onnipresente e ci vuole tempo per scoprire la città in tutta la sua bellezza, almeno una giornata intera.

Anche a Rothenburg la cerchia di mura con i camminamenti di ronda ed i bastioni racchiude e protegge il pittoresco centro storico: dal bastione dell’ospedale percorretene un bel tratto perché la città vi appaia come un dipinto recante al centro la meravigliosa immagine della cattedrale di San Giacomo.

Rothenburg: come in un dipinto...

Rothenburg: come in un dipinto…

Vista dale mura

Vista dale mura

Non abbiate poi paura di perdervi tra le stradine ciottolate del centro perché è solo così che ne scoprirete gli angoli nascosti più incantevoli. Al centro del borgo oltre alla spettacolare cattedrale con i tre altari lignei intagliati dal famoso scultore Tilman Riemenschneider , la Markt Platz con gli edifici che su di essa si affacciano, vi lasceranno sicuramente senza parole e con la voglia di ritornare!

Palazzo del Municipio di Rothenburg

Palazzo del Municipio di Rothenburg

Markt Platz

Markt Platz

Per gli amanti del Natale e degli addobbi natalizi una tappa imperdibile sarà il negozio e museo di Käthe Wohlfahrt sulla Herrngasse al numero 1, aperto tutto l’anno e che vanta la selezione più grande al mondo di decorazioni natalizie tradizionali tedesche tra cui anche i mitici Nutcrackers che io trovo particolarmente adorabili!!!

Nutcrackers

Nutcrackers

Un gioiello dopo l’altro, questa è dunque la Strada Romantica che può essere percorsa in macchina, in camper, in moto o in bus (410 km), ma anche a piedi (480 km) o in bicicletta (460 km). La pista ciclabile è stata giudicata facile, adatta anche ai non professionisti e si snoda parallelamente alla Strada Romantica su strade secondarie con poco traffico, stradine che collegano piccole località e sentieri attraverso campi e foreste. Sappiate che la distanza massima tra due località non supera mai i 47 km e che quasi in ogni dove è possibile trovare una sistemazione per la notte. Vendono comunque delle guide super dettagliate su questo itinerario, guide ovviamente degne della precisione e dell’efficienza tedesche!

Info pratiche per la visita ai castelli di Ludwig

L’ingresso ai castelli è regolato in maniera molto fiscale e per entrambi vi verrà assegnato un orario che dovrà essere rigorosamente rispettato. La salita al castello di Neuschwanstein dura circa una ventina di minuti per cui assicuratevi di partire dalla zona biglietteria con almeno mezz’ora di anticipo. Per salire al castello di Hohenschwangau invece vi occorreranno solo una decina di minuti. Se volete evitare la folla meglio cominciare al mattino con Neuschwanstein, non più tardi delle 10!

Chi vede Siviglia, vede…

Chi vede Siviglia, vede… 1280 960 Sonia Sgarella

“Ercole mi edificò, Cesare mi cinse di mura e il re santo mi conquistò”: basta una frase per descrivere l’anima di Siviglia, la quarta città in ordine di grandezza della Spagna, capitale della Regione Autonoma dell’Andalusia, terra di Gitani, patria del Flamenco e di tante altre manifestazioni, religiose e non, Patrimonio Mondiale dell’Unesco, un tempo “Porta d’America” e ancora oggi ponte tra Africa ed Europa, una città dove perdersi tra le tradizioni, in quell’atmosfera sensuale, vitale e spensierata che la rende unica e magica. Siviglia è arte che si dispiega nel dedalo di stradine che la compone e nei suoi monumenti. Siviglia è meraviglia che si assapora lentamente.

1. Storia e geografia

Se sulla leggenda mitologica di Ercole possiamo sorvolare, certamente Siviglia fu abitata dai Romani i quali, guidati da Publio Cornelio Scipione (236-183 a. C.), chiamato poi l’Africano, sconfissero i Cartaginesi nella Seconda Guerra Punica, giungendo alle porte della città nel 206 a.C. I Romani la chiamarono Hispalis, città a cui Giulio Cesare concesse il rango di colonia romana facendone, già da allora, una delle città più importanti di Spagna.

Situata sulle sponde del fiume Guadalquivir, Siviglia si trovava in un punto strategico per quel che riguardava il commercio interno all’Andalusia, una posizione che solo successivamente alla scoperta dell’America nel 1492, gli garantì il ruolo di città più ricca e cosmopolita della Spagna: qui giungevano infatti, a bordo di poderosi bastimenti, le merci provenienti dalle colonie americane che risalivano il fiume raggiungendo l’immenso porto della città.

Wādī al-kabīr (“la grande valle”), vocabolo dal quale deriva la denominazione attuale del fiume, fu il nome che gli venne attribuito sotto il dominio arabo, lo stesso che convertì il nome della città in Ishbīliya, da cui deriva quello attuale. Un dominio che durò a lungo, dall’VIII al XIII secolo circa, che ne influenzò irrimediabilmente arte e cultura e che segnò un periodo di grande fioritura artistica in cui la città si arricchì di importanti monumenti.

Nel 1248 la città fu conquistata dal re Ferdinando III di Castiglia il quale annesse definitivamente Siviglia al mondo cristiano: la città si ripopolò di castigliani e i monumenti musulmani vennero convertiti in chiese o palazzi reali. Siviglia divenne quindi la “Porta delle Indie”, centro commerciale attivissimo ed emporio internazionale, raggiungendo addirittura i 150.000 abitanti. Fu questa un’epoca d’oro e di massima espansione che terminò purtroppo quando, nel 1680, la città di Cadice, venne scelta come porto unico dei traffici con l’America.

Solo nel 1929 Siviglia ritornerà al centro della scena mondiale, grazie all’Esposizione Iberoamericana che si poneva, tra i vari obbiettivi, quello di una riforma urbanistica della città, che potesse sfociare non solo in un incremento del turismo ma nel potenziamento generale dell’economia andalusa. Oggi Siviglia è dunque espressione di una lunga storia, una città visitata da milioni di persone, centro artistico, culturale, finanziario ed economico del sud della Spagna.

Godendo di un clima temperato caldo la città può essere visitata in ogni momento dell’anno nonostante le estati siano molto calde, superando facilmente i 35°C.

2. Monumenti e musei

Uno degli aspetti più importanti di Siviglia è certamente il suo grandioso patrimonio monumentale, un ineguagliabile miscuglio di stili e culture: chiese, palazzi, torri, musei, fortificazioni, il tutto sempre pronto a farvi ombra, in qualunque angolo della città vi troviate. A farla da esponenti sono certamente la Cattedrale, la Giralda e l’Alcazar, situate l’una accanto all’altro in pieno centro, non distanti dagli altri simboli della città: Plaza de Toros, l’Università (ex fabbrica di tabacco) e Plaza de España.

Plaza de Espana

In questa occasione vi vorrei però parlare di attrattive forse meno scontate, meno visitate, per quanto comunque ben conosciute:

Metropol Parasol: per un’ottima vista sui tetti della città. 

Il Metropol Parasol de la Encarnación, detto comunemente setas (“funghi”), è uno dei nuovi simboli della Siviglia moderna. Opera dell’architetto Jurgen Meyer, la sua costruzione è stata terminata solo nel 2011 nel tentativo di riqualificare la vecchia Plaza de la Encarnación. Trattasi della struttura in legno più grande al mondo, di un grande reticolo dalla forma astratta su cui si estende un lungo percorso pedonale che vi regalerà una magnifica vista sui quartieri antichi di Siviglia. L’accesso alla terrazza ha un costo di 3 euro.

Metropol Parasol

Metropol Parasol

Italica: per un ritorno alle origini. 

Quando Scipione l’Africano sconfisse i Cartaginesi, nel 206 a.C., era talmente grato ai suoi soldati che come segno tangibile della sua riconoscenza, fondò per i veterani e per i feriti un oppidum civium romanorum che proprio in ricordo del Bel Paese venne chiamata Italica. La città, che sorge oggi a 9 chilometri da Siviglia, occupò subito un posto privilegiato: se la vicina città di Hispalis (Siviglia) aveva una tradizione più propriamente mercantile, Italica, invece, era al contempo città aristocratica, militare e contadina.

Qui nacque Traiano (53-117 d.C.), che non solo fu il primo imperatore romano originario delle provincie, ma soprattutto quello sotto il cui governo l’impero romano raggiunse la sua massima estensione territoriale. E ancora a Italica vide la luce il suo successore, l’imperatore Adriano (76-138 d.C.). Fu lui a decidere un nuovo ampliamento della sua città natale che coincide proprio con il sito archeologico oggi visitabile.

Italica

Italica

Italica

Circondata da mura, la città nuova aveva al centro il grande foro dominato dal tempio dedicato a Traiano e ampie terme. Il tessuto urbano era disegnato da larghe vie perpendicolari fra loro, che formavano dei lotti rettangolari, le insulae, occupati da spaziose dimore. Tra queste spiccano la “Casa de los Pajaros” e l’“Edificio de la Exedra”, decorate da meravigliosi mosaici. Fuori dalle mura, l’Anfiteatro che con un’ellissi di 153 metri per 131 è il terzo per dimensioni di tutto l’impero romano, dopo il Colosseo e quello di Capua, e il più grande di Spagna.

Italica

Italica

Per raggiungere il sito dirigetevi alla stazione dei pullman di Plaza de Armas da dove ogni 30 minuti partono gli autobus diretti a Santiponce, la cittadina che si trova esattamente in prossimità delle rovine archeologiche. L’ingresso per i cittadini della Comunità Europea è gratuito.

3. Feste e tradizioni

Dalla Semana Santa alla Feria de Abril, dalla Corrida al Flamenco: Siviglia è una città che ama conservare le sue tradizioni, siano esse religiose oppure no. L’importante è uscire per le strade e, con la scusa di qualunque celebrazione, fare festa!

E a proposito di Flamenco: la danza tipica dell’Andalusia viene proposta in numerosi locali di Siviglia, spesso a pagamento. Se volete assistere ad uno spettacolo gratuito ma comunque di qualità e vi trovate in città dal mercoledì al sabato, dirigetevi in Calle Rosario 15, nel locale chiamato El Tabanco de Sevilla, “donde se encuentran los artistas…”

L’11 giugno 2015, proprio lì, ho assistito ad una performance meravigliosa della ballerina (o meglio bailaora, come dicono i sivigliani) Alejandra Aguila. Tutti i video e le informazioni riguardanti le serate li potete trovare sulla loro pagina facebook Cafè Silverio.

Vedi il video della serata https://youtu.be/om-hhRWVt6o?t=4m12s

4. Gastronomia

Tostadas per cominciare la giornata, tapas, cerveza e “tinto de verano” per continuarla! Ecco per voi il nome di un locale assolutamente da non perdere:

El Rinconcillo: un classico nel mondo delle tapas e della ristorazione di qualità. Fondato nel 1670 sembrerebbe essere il più antico ristorante in Spagna! Date un’occhiata al sito internet alla pagina http://www.elrinconcillo.es/it/

El Rinconcillo

Approfitto intanto dell’ occasione per ringraziare il buon vecchio Nicola che mi ha permesso di scoprire questa città e già che ci sono vi consiglio anche il suo bar, di nuova apertura, all’angolo tra Calle Castellar e Calle Maravillas: passate da lui dove la birra vi costa 1 euro e dove il cibo è spettacolare, degno di un vero modenese!

Un ringraziamento particolare anche a Debora per essere stata una grande compagna di viaggio!

Riva delle Erbe

Fiandre, una piccola regione di grandi storie

Fiandre, una piccola regione di grandi storie 599 399 Sonia Sgarella

Se siete seduti difronte a un secchiello di cozze mentre sorseggiate una birra d’abbazia, se state mangiando una porzione delle migliori patatine fritte d’Europa con maionese, un gustoso e croccante waffle o del cioccolato da sogno, ebbene si, vi trovate sicuramente in Belgio!

Waffles

Waffles

Potreste essere nella romantica Bruges, nella “piazza più bella d’Europa” a Bruxelles, ad Anversa, la città dei diamanti, oppure nella medievale Gent: quattro città vicine, uguali ma diverse, dove lo splendore arriva dall’acqua, dalle passioni e dalle tradizioni, incluse quelle del cioccolato e della birra.

E a proposito di birra: con 125 industrie produttrici, circa 600 birre standard e una miriade di birre uniche a produzione limitata il Belgio è, senza ombra di dubbio, il primo produttore di birra in Europa. Tra le marche più curiose o popolari vi sono la Leffe, la Jupiler, la Chimay, la Kriek, al gusto di ciliegia, le birre d’abbazia e quelle trappiste, ognuna col suo bicchiere.

Vi consiglio due locali di Bruxelles dove andarvele a gustare:

1. À la morte subite

Morte Subite Original Kriek

Morte Subite Original Kriek

Un locale storico della città che vanta un’atmosfera d’altri tempi nonché uno dei più famosi in cui recarsi per una birra. Tranquilli, il nome non vi deve intimorire: “la morte istantanea”, non vuole infatti essere di cattivo auspicio bensì ricordarci la storia del posto dove gli impiegati della Banca Nazionale del Belgio, prima che il locale si trasferisse  nella sede attuale in Rue Montagne aux Herbes Potagères 7, erano soliti giocare a carte. Ebbene, l’ultima partita prima di tornare al lavoro veniva soprannominata “mort subite” e in onore di questo fatto il proprietario, in occasione del trasloco del 1928, ribattezzò il locale “À la morte subite”. Mort Subite è anche il nome della birra che qui si produce: una gueuze, ovvero una birra a fermentazione spontanea.

2. Delirium Café

Delirium Tremens Cafè

Delirium Tremens Cafè

Certamente uno dei locali più noti e frequentati della città, che si sviluppa su ben 3 piani e che offre birre da tutto il mondo per un totale di circa 2500 tipi, dalle più classiche alle trappiste passando per insolite birre aromatizzate…un delirio, appunto! Il Delirium Café si trova al 4 di Impasse de la Fidelité, proprio difronte alla fontana della “Jeanneke Pis”, la controparte femminile del “Manneken Pis”, il “bambino che fa pipì”.

Jeanneke Pis

Jeanneke Pis

Bruxelles

Partiamo quindi, già che ci siamo, da Bruxelles, una città fiamminga solo per metà. Capitale dell’intera nazione, nonché capitale d’Europa, la città di Bruxelles che costituisce uno dei tre stati federati belga, rappresenta il punto d’incontro tra la cultura delle Fiandre e quella della Vallonia, un’essenza che si esprime perfettamente nel bilinguismo diffuso tra la sua popolazione.

Cuore pulsante della città è la Grand Place, dove le facciate dorate degli edifici risplendono al sole durante il giorno e si illuminano di colori durante la notte offrendo un meraviglioso spettacolo a cielo aperto, in un contesto rigorosamente Patrimonio Mondiale dell’Unesco.

Bruxelles by Night - Palazzo del Municipio @ Grand Place

Bruxelles by Night – Palazzo del Municipio @ Grand Place

A pochi passi dalla Grand Place, in Rue de Bouchers, troverete una serie infinita di ristoranti di tutte le tradizioni culinarie ed è proprio da qui che dovrete cominciare a perdervi tra le delizie: cozze, birra, patatine fritte, waffles e cioccolato…non vi rimane altro da fare che decidere da cosa cominciare!

Rue de Bouchers

Rue de Bouchers

Ma ora ditemi, quanti di voi sapevano che Bruxelles fosse anche la patria del fumetto? I Puffi, Tin Tin, Lucky Luke, sono tutti nati qui e ce lo ricordano i numerosi murales sparsi per la città, una città eclettica, dove non è neanche così difficile imbattersi in edifici Art Nouveau, come la Casa di Horta, il padre di questo tipico stile dai motivi floreali.

Asterix & Obelix

Asterix & Obelix

Infine degno di nota, ma che certamente non esaurisce la serie di bellezze visitabili a Bruxelles, è l’Atomium, costruzione in acciaio che rappresenta i 9 atomi di un cristallo di ferro, innalzato in occasione dell’Expo 1958. Da non perderlo illuminato di sera!

Atomium

Atomium

Anversa

Viene chiamata la città dei diamanti (l’80% dei grezzi mondiali viene lavorato qui) che dovrete andare a cercare nei dintorni della Stazione Centrale, magnifica porta della città dove è concentrata la maggior parte dei negozi di questo genere.

Ma lo splendore di Anversa non si limita a questa pietra preziosa che solo in pochi si possono permettere. E’ infatti lo splendore dei quadri seicenteschi di Rubens che attira in città la maggior parte dei visitatori, i quali si recheranno nella sua casa o nella Cattedrale di Nostra Signora per ammirarne le sue opere.

Piazza Grote Markt @ Anversa

Piazza Grote Markt @ Anversa

Anversa che nasce sulle sponde della Schelda, il fiume senza ponti che rende la città uno dei principali porti europei. Nell’area del vecchio porto sorge oggi il MAS ( Museum aan de Stroom), il museo marittimo e antropologico di Anversa, costruito in stile decostruttivo e aperto al pubblico dal 2011.

Gent

La definiscono “il segreto meglio conservato d’Europa“, protetto dai profili gotici del Belfort, torre civica medievale alta 95 metri, delle Chiese di San Nicola e di San Michele , della Cattedrale di San Bavone, dove è conservato il “Polittico dell’Agnello Mistico” dei Van Eyck, capolavoro della pittura fiamminga, fino al Castello dei Conti, che scruta i vicoli del Patershol, antico quartiere medievale ora ricco di ristoranti e graziosi negozietti.

Un magnifico skyline medievale perfettamente godibile dalle rive Graslei (“Riva delle Erbe”) e Korenlei (“Riva del Grano”), dove si susseguono le secolari facciate delle gilde. Comprese fra il Grasbrug, “Ponte delle Erbe”, ed il Sint-Michielsbrug, “Ponte di San Michele”, entrambe le rive costituivano infatti il vero nucleo commerciale della città, svolgendo le funzioni di porto d’attracco e carico e scarico delle merci destinate ai mercati del centro città.

Riva delle Erbe

Riva delle Erbe

Io purtroppo non l’ho mai vista di sera ma dicono che Gent mostri il suo splendore soprattutto al buio, quando l’accurato piano di illuminazione creerebbe un percorso mozzafiato tra i ponti e tra le case che riflettendosi nell’acqua darebbero vita ad un paesaggio da favola…

Bruges

Ultima località in questo veloce giro delle Fiandre ma non certo l’ultima in ordine di bellezza, è la romantica città di Bruges, una piccola Venezia del Nord, dove perdersi tra le boutique di cioccolato e quelle di merletti, le due tradizioni della città.

Dal silenzio del beghinaggio Ten Wijngaerde, attraversando una serie di pittoreschi ponti medievali e camminando sui ciottoli delle incantevoli stradine perfettamente conservate, si passa alla vivacità delle piazze Burg e Markt, dove ogni edificio racconta la storia di una gilda o di qualche evento cittadino.

Camminando per le strade di Bruge

Camminando per le strade di Bruge

A proposito, non sapete cosa sono i beghinaggi? Si tratta di oasi di pace, di piccole città autosufficienti dove le beghine, donne che vivevano da sole, vedove o non maritate, si dedicavano alla preghiera e alle opere di bene senza aver preso i voti. Le beghine del beghinaggio di Bruges hanno oggi lasciato il posto alle suore benedettine.

Begijnhof

Begijnhof  Ten Wijngaerde

Buon viaggio allora tra le meraviglie di questa regione – le Fiandre – che conserva i suoi tesori nello scrigno della modestia dei suoi abitanti  e dove la definizione di bello sembra sempre essere riduttiva davanti agli occhi dei suoi scopritori!

Bandiera delle Fiandre

Bandiera delle Fiandre

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La Lubiana di Plečnik

La Lubiana di Plečnik 2560 1920 Sonia Sgarella

“Evviva tutti i popoli
che anelano al giorno in cui ovunque splenda il sole,
non ci saranno più odio né guerre,
ognuno sarà libero,
amico e non ostile vicino”
(Inno sloveno)

Quel giorno arrivò il 25 giugno 1991 quando l’attuale Repubblica di Slovenia dichiarò l’indipendenza dalla Jugoslavia ottenendo il riconoscimento della propria sovranità.

Sul suo territorio, concentrato in un ambiente prevalentemente montuoso e carsico, nel corso della storia si sono riversate decine di popolazioni euro-asiatiche che trovavano nello stretto passaggio della pianura alluvionale di Lubiana la più immediata via di accesso ai territori confinanti. Come un imbuto, la moderna capitale del paese, tale sin dall’indipendenza, ha visto sfilare in successione Veneti, Celti, Romani, eserciti di Unni guidati da Attila, Ostrogoti e Longobardi, seguiti ancora da Franchi e  Austriaci, genti che ne hanno fortemente influenzato la storia.

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Ma dal 1921 a Lubiana, il cui nome potrebbe voler dire appunto “palude”, è stata regalata  una personalità rinnovata, riflesso delle mire artistiche di colui che l’ha disegnata come nuova capitale degli sloveni in un mondo moderno: Joze Plečnik (1872-1957), nato in Slovenia ma figlio della formazione austriaca viennese, dove studiò presso la Spezialschule für Architektur di Otto Wagner, con il quale aderì alla Secessione

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Rientrato in patria quindi, dopo lunghi soggiorni a Praga e Belgrado, impiegò i successivi trent’anni della sua carriera per ridare vita a Lubiana stessa dove lavorò in qualità di professore universitario. L’architetto sloveno ne ha concepito uno spirito nuovo nel tentativo di  esprimere il sentimento di orgoglio del suo popolo per le proprie radici. Ha poi modellato il pensiero e ne ha edificato una città a misura d’uomo dove ci si potesse riposare, guardarsi intorno, in quell’atmosfera mitteleuropea calma e sognante che qui si mischia con quella mediterranea, sciolta e vivace.

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Una città vitale, animata da giovani artisti e studenti universitari che popolano giorno e notte le sue strade e i suoi caffè, sulle sponde di quel fiume (Ljubljanica) che scorre incerto in entrambe le direzioni, quasi a non volersene andare da quel piccolo villaggio fiabesco che costituisce oggi la più piccola capitale europea.

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Ed è proprio sulle sponde del suo fiume e attraverso i suoi ponti che deve svolgersi la visita di questa città per comprendere meglio l’importanza che Plečnik ha voluto dare all’elemento acquatico altrimenti sottovalutato. Egli ha infatti dedicato tutto il suo potere creativo alla sistemazione delle sponde della Ljubljanica permettendo così ai Lubianesi di entrarci in contatto, per poterne godere maggiormente. Sembrerebbe che guardarne scorrere l’acqua sia un ottimo supporto alla meditazione e che con essa se ne vadano anche tutti i problemi. Il Ponte dei Draghi, il Triplice Ponte, quello dei macellai e dei calzolai; lungo le sponde della Ljubljanica si svolge oggi tutta la vita cittadina.

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Il Drago è il simbolo di Lubiana: secondo la leggenda, Lubiana sarebbe stata fondata dal mitologico eroe greco Giasone il quale aveva rubato il Vello d’oro al Re Aites e che scappò in seguto con gli Argonauti, sulla barca Argo, attraverso il Mar Nero e i fiumi Danubio e Sava, fino al  Ljubljanica.
Lì gli argonauti smontarono la nave e la portarono fino all’Adriatico, dove di nuovo la assemblarono per ritornare in Grecia. Sulla loro strada per il mare, alla sorgente del fiume Ljubljanica, si fermarono presso un grande lago/palude, casa di un grande mostro.  Giasone si scontrò con lui, lo  sconfisse e lo uccise. Il mostro sarebbe  stato il drago di Lubiana, oggi presente sullo stemma della città.
Torre della Televisione (Fernsehturm)

Berlino con vista – I migliori punti panoramici della città

Berlino con vista – I migliori punti panoramici della città 2729 1900 Sonia Sgarella

I ricordi – ancora evidenti – di quella che è stata in passato la Berlino divisa, siedono oggi – fortunatamente – fianco a fianco con il suo rinnovato presente di città unita. Conosciuta in tutto il mondo per la stravaganza e tolleranza che la contraddistinguono e per la cultura alternativa all’avanguardia, il punto di forza della capitale tedesca  è stato quello di sapersi reinventare negli anni, allentando gradualmente il legame con  una storia decisamente oppressiva che l’ha segnata per lungo tempo.

Il mondo dunque è oggi curioso di andare a vedere che cosa succede in città – testimone la crescente affluenza di stranieri che li si recano in visita per qualche giorno o che  li si trasferiscono per rimanerci, gli italiani tra i primi della lista.

Una volta arrivati a Berlino allora, cosa ne dite di cominciare col salire in alto per godere delle migliori viste panoramiche della città? Ecco una lista di alcuni punti da cui è possibile farlo:

1. TORRE DELLA TELEVISIONE (FERNSEHTURM)

Torre della Televisione (Fernsehturm)

Torre della Televisione (Fernsehturm)

La torre della televisione è l’edificio più alto di Berlino. Visibile da tutti i distretti centrali della città, la ragione della sua costruzione scaturì dal fatto che l’allora Berlino dell’Est non possedeva ancora una propria torre della televisione, presente invece a Berlino Ovest. Molti progetti furono proposti, la maggior parte dei quali calcavano lo stile architettonico sovietico, fino a che nel 1965 vennero cominciati i lavori di costruzione che proseguirono fino al 1969.

Il design, originale e snello, ricorda il fascino della tecnologia degli anni sessanta, con evidenti richiami alla stagione dei viaggi spaziali. Walter Ulbricht, l’allora leader della RDT (Repubblica Democratica Tedesca), stabilì l’altezza della torre a 365 metri, come il numero dei giorni dell’anno, per essere ricordata più facilmente . Solo Mosca oggi, in Europa, può vantare di avere una torre più alta.

Con un ascensore potrete raggiungere la grande sfera d’argento dove, ad un altezza di 203 metri si trova la piattaforma panoramica da cui potrete godere di viste magnifiche. Il prezzo di 13 euro è tuttavia un po’ eccessivo.

Per maggiori informazioni visitate il sito http://tv-turm.de/

2. PARK INN HOTEL

Park Inn Hotel in Alexander Platz

Park Inn Hotel in Alexander Platz

Volendo risparmiare 10 euro e rimanendo a due passi dalla torre della televisione, un’opzione valida è quella di salire sulla terrazza panoramica dell’hotel Park Inn, ad un’altezza di 125 metri.

Costruito alla fine degli anni ’60, trattasi dell’altro simbolo di Alexander Platz, l’unico punto dal quale vi ritroverete faccia a faccia con la torre della televisione che vi sembrerà di poter toccare con un dito.

3. WEEKEND CLUB

Weekend Club Berlin

Weekend Club Berlin

Uno dei club più importanti di Berlino ma frequentato per lo più da turisti, offre una terrazza panoramica – aperta solo in estate dalle 19.00 – da cui potrete ammirare lo skyline della città, sempre in Alexander Platz.

4. DUOMO DI BERLINO (BERLINER DOM)

Duomo di Berlino (Berliner Dom)

Duomo di Berlino (Berliner Dom)

Su ordine dell’imperatore Guglielmo II, J. Raschdorff progettò e costruì questa cattedrale tra il 1894 e il 1905. L’imperatore desiderava una chiesa principale che rappresentasse il protestantesimo prussiano a Berlino. Nella cripta sono custoditi 95 sarcofagi della famiglia reale, gli Hohenzollern. Durante la Seconda Guerra Mondiale la cattedrale subì gravissimi danni e il restauro terminò solamente nel 1993. L’ingresso purtroppo non è gratuito ma l’eccezionale vista dalla cupola vale sicuramente la spesa.

5. PARLAMENTO (REICHSTAG)

Cupola della Nazione di Normann Foster

Cupola della Nazione di Normann Foster

Dicono che la “Cupola della Nazione” abbia portato luce nel Parlamento. Il curioso percorso al suo interno consiste in due rampe a spirale, salendo le quali Berlino  si mostra in tutte le sue facce: dalla Porta di Brandeburgo alla Potsdamer Platz, dalla Colonna della Vittoria alla Chiesa della Commemorazione.

Al centro della cupola vi è il “Light Sculptor”, un tronco di cono che, largo 2,5 m alla base inferiore e 16 m alla base superiore, perfora il soffitto della Sala Plenaria e si estende verso l’alto fino a raggiungere la sommità della cupola. Il “Light Sculptor”, grazie ai 360 specchi di cui è rivestito, indirizza la luce verso la sala delle assemblee plenarie impedendo tuttavia la penetrazione di calore e di luce solare diretta. Di notte, il processo è invertito e la luce artificiale nella Sala Plenaria è riflessa esternamente, illuminando la cupola, come una lanterna, in modo che i Berlinesi sappiano quando il Bundestag è riunito.

Per garantirsi l’accesso alla Cupola della Nazione sarebbe meglio prenotare online sul sito http://www.bundestag.de/anche se ultimamente hanno aperto la possibilità di entrare anche ai visitatori last-minute che dovranno tuttavia fare la coda.

6. COLONNA DELLA VITTORIA (SIEGESSÄULE)

Colonna della Vittoria (Siegessäule)

Colonna della Vittoria (Siegessäule)

All’interno del Tiergarten, nel mezzo della rotonda conosciuta come Großer Stern, la colonna della vittoria simboleggia le vittorie della Prussia contro la Danimarca, l’Austria e la Francia. Il monumento non nasconde le sue radici belliche e militari: sono infatti ben visibili alcune canne di cannone dorate sul fusto della colonna, sulla cima del quale si trova, non a caso, l’immagine della Dea della Vittoria.

Da una scala a chiocciola di 285 gradini, si può raggiungere la piattaforma panoramica dalla quale si riesce a vedere tutta la città di Berlino.

7. TORRE KOLLHOF

Torre Kollhof a Postdamer Platz

Torre Kollhof a Postdamer Platz

In mattonelle scure e alto 103 metri, il grattacielo progettato da Hans Kollhof, interamente occupato da uffici, offre la possibilità di accedere al Panoramapunkt per godere di viste spettacolari. Il viaggio nell’ascensore più veloce d’Europa dura solo 20 secondi e trasporta il visitatore al miglior punto panoramico di Potsdamer Platz.

Già prima della Seconda Guerra Mondiale, Potsdamer Platz era una delle piazze più animate d’Europa, ma in seguito alla guerra fu ridotta in rovine. Quando nel 1961 venne costruito il Muro di Berlino, la piazza rimase per 40 anni un luogo vacante nel centro della città. Solo negli anni ’90, dopo la riunificazione tedesca, essa divenne il più grande cantiere d’Europa. Nell’arco di pochi anni, è sorto qui un nuovo quartiere cittadino, caratterizzato da numerosi grattacieli e dal Sony Center.

Fu il famoso vulcano Fujiyama in Giappone ad ispirare il progetto del Sony Centre, oggi simbolo della nuova Berlino. L’imponente cupola fu la realizzazione del coraggioso progetto di Helmut Jahn e costituisce oggi un’ importante attrazione turistica.

Buda, Pest e Isola Margherita. La Perla del Danubio in due giorni d’estate

Buda, Pest e Isola Margherita. La Perla del Danubio in due giorni d’estate 1680 1050 Sonia Sgarella

Budapest è la più bella città del Danubio; dà la sensazione fisica della capitale, con una signorilità e un’imponenza da città protagonista della storia” (Claudio Magris)

Difficile è oggi, camminando per le strade di Budapest, immaginare i momenti bui di questo brillante gioiello del Danubio: l’invasione mongola, le battaglie contro i turchi, le guerre d’indipendenza dalle forze austriache e le rivolte contro il regime comunista sovietico sembrano parlare di un’altra storia, di altri luoghi. Sicuramente più facile risulta oggi esaltarne le glorie e le grandi qualità che si riflettono nella signorilità e nello splendore dei suoi siti Patrimonio Mondiale dell’Unesco.

Pest, Buda e Obuda, sorte sulle sponde opposte di quel grande fiume che scorre lento e maestoso da nord a sud dividendo la città in due metà complementari, l’una adagiata dolcemente in pianura, l’altra, che domina dall’alto delle colline, unite dal 1873 sotto un unico nome e rese inseparabili da quei grandi sette ponti che ne raccontano un’esistenza centenaria. Una città nata dall’acqua e sull’acqua e che di questa ne fa la sua immensa ricchezza. Sotto il suolo di Budapest si muovono infatti le sorgenti termali più rinomate dell’Ungheria, le stesse che sin dall’antichità hanno arricchito il soggiorno di popoli e domini, viaggiatori, aristocratici ed artisti.

La sua storia comincia infatti con i popoli celtici, che diedero al primo insediamento il nome di Ak-ink (“acqua abbondante”) e continua con i romani che chiamarono l’ultima provincia del loro impero “Aquincum”, in riferimento ancora una volta alla presenza di questa grande risorsa naturale. Furono però turchi ed austriaci che regalarono a Budapest l’appellativo di “Città delle Terme”, rendendo i bagni termali delle piccole meraviglie architettoniche. Un grande peccato sarebbe dunque non godere di questa salutare presenza durante un soggiorno in città.

Di seguito vi suggerisco i due bagni termali più famosi:

Terme Gellert: tra le più belle ed eleganti di tutta Europa, costruite in stile liberty e decorate con stupendi mosaici e maioliche.

Indirizzo: 1118 Budapest, Kelenhegyi út 4

Apertura: tutti i giorni dalle 6 alle 20.

Terme Gellert

Terme Széchenyi : uno dei maggiori complessi balneari d’Europa situato nel cuore del parco pubblico di Városliget.

Indirizzo: 1146 Budapest, Állatkerti krt. 11

Apertura: tutti i giorni dalle 6 alle 22.

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La sorgente artesiana di queste ultime si trova ad una profondità di 1250 m. proprio sotto la Piazza degli Eroi (Hősök tere), nel XIV distretto di Pest, luogo che racconta l’evoluzione storica della città attraverso le sculture dei principali personaggi politici succedutisi nel tempo. In mezzo alla piazza di forma absidale, che si apre ad occidente come se si trattasse di una enorme chiesa, spicca verso il cielo il cosiddetto “Monumento del Millenario“, una colonna eretta nel 1896 per commemorare il primo millennio di storia ungherese.

Piazza degli Eroi

Nell’ 896 infatti la regione della pianura pannonica vide l’arrivo di sette tribù magiare, guidate da altrettanti capi leggendari, che fondarono l’Ungheria.  Il personaggio principale tra le sette figure a cavallo è Árpád, primo membro della dinastia Arpadiana. In cima alla colonna la statua dell’Arcangelo Gabriele che reca in mano i due simboli più importanti per la nazione: la corona di Santo Stefano, primo re d’Ungheria (da non confondere con S.Stefano martire!), senza la quale nessuna incoronazione poteva ritenersi valida, e la duplice croce apostolica che fa riferimento alle concessioni fatte a Santo Stefano da Papa Silvestro II, esattamente nell’anno 1000, in riconoscimento dei suoi sforzi per convertire gli ungheresi al cristianesimo.

La sacra corona è oggi custodita all’interno dello stupefacente Parlamento, grande signore della città che vanitoso si specchia nelle acque del Danubio consapevole di essere il monumento più fotografato. Da non perderlo illuminato dopo il tramonto! Indubbiamente la vista migliore la si avrà guardandolo dall’alto delle colline di Buda. Attraversato quindi il famoso Ponte delle Catene, che per primo unì le due sponde del fiume, e raggiunto il “punto zero” della città, a partire dal quale vengono calcolate tutte le distanze, approfittate della pittoresca funicolare per raggiungere il Palazzo Reale e, da lì, la Chiesa di Re Mattia e il panoramico Bastione dei Pescatori.

Sovrastata da splendide guglie in stile neogotico, su una delle quali poggia il corvo reale che porta nel becco un anello d’oro, simbolo di Mattia Corvino ( Mátyás Hunyadi, re dal 1458 al 1490) la Chiesa Mattia, oggi dedicata alla Madonna, è una delle chiese più interessanti della città e una delle più amate dai suoi cittadini. Impreziosita da vetrate, affreschi e da motivi decorativi che rimandano al periodo di occupazione turca, quando fu trasformata in una moschea, la chiesa è stata scenario di memorabili incoronazioni tra cui quella di Francesco Giuseppe I e della consorte Elisabetta (Sissi).

Chiesa Mattia

Dal balcone panoramico del vicino Bastione dei Pescatori, che prende il nome dalla corporazione di pescatori che era stata incaricata di difendere questo tratto di mura della città durante il Medioevo, guardando verso nord si intravede anche l’Isola Margherita (Margit-Sziget), il polmone verde della città, troppo spesso esclusa dagli itinerari più turistici. Lunga quasi tre kilometri e completamente ricoperta di piante e fiori è una pacifica parentesi naturale tra una sponda e l’altra dove godere di un po’ di riposo…non tralasciatela!

Insomma Budapest è bella davvero e lascia piacevolmente stupiti i visitatori che arrivano convinti di incontrare una vecchia e trasandata capitale dell’est Europa. Niente di tutto questo. Ordine, pulizia e splendore regnano sovrani rendendo Budapest degna dell’appellativo di “Perla del Danubio”!

 

Vienna d’autore: Hundertwasser, un filosofo dell’estetica

Vienna d’autore: Hundertwasser, un filosofo dell’estetica 1200 814 Sonia Sgarella

Da “Il Medico dell’Architettura“, 1990:

“Da quando ci sono urbanisti indottrinati e architetti standardizzati, le nostre case sono malate. Non si ammalano, sono già concepite e costruite come case malate. Tolleriamo migliaia di questi edifici, privi di sentimento ed emozioni, dittatoriali, spietati, aggressivi, sacrileghi, piatti, sterili, disadorni, freddi, non romantici, anonimi, il vuoto assoluto. Danno l’illusione della funzionalità. Sono talmente deprimenti che si ammalano sia gli abitanti sia i passanti. Basti pensare che, se 100 persone vivono in una casa, altre 10.000 vi passano davanti ogni giorno e queste ultime soffrono come gli inquilini, forse ancora di più, per il senso di depressione che emana dalla facciata di una casa sterile.

Le costruzioni uniformi simili a campi  di concentramento e a caserme distruggono e appiattiscono quanto di più prezioso un giovane può apportare alla società: la creatività spontanea dell’individuo. Gli architetti non possono risanare queste case malate, che rendono malati, altrimenti non le avrebbero costruite. Si rende quindi necessaria una nuova professione: il medico dell’architettura. Il medico dell’architettura non fa altro che ristabilire la dignità umana e armonizzare la creazione umana con la natura.

Non occorre radere tutto al suolo, basta apportare cambiamenti in punti strategici, senza grande dispendio di energie o di denaro. È necessario riportare i corsi dei fiumi, precedentemente livellati, ai dislivelli originari, spezzare la sterile e piatta skyline, trasformare i tetti in una superficie discontinua e ondulata, agevolare la crescita della vegetazione spontanea nelle fessure dei muri e dei marciapiedi, dove non arreca disturbo, modificare le finestre e arrotondare in modo irregolare angoli e spigoli.

Il medico dell’architettura è competente anche per operazioni chirurgiche più decisive, come la rimozione di muri e l’installazione di torri e colonne. È sufficiente riconoscere il diritto della finestra, ricoprire di vegetazione il tetto, lasciar crescere l’edera, dare ospitalità agli alberi-inquilini, se si lasciano danzare le finestre, dando loro forme diverse e introducendo quante più irregolarità possibili sulle facciate e negli interni, la casa può guarire. La casa inizia a vivere. Ogni casa, per quanto brutta e malata, può guarire.”

Scriveva così Friedensreich Hundertwasser (nato Friedrich Stowasser a Vienna il 15 dicembre 1928) in un manifesto del 1990 quando il comune della capitale austriaca, a fronte del piano di sviluppo di edilizia popolare per gli anni ’80, aveva già approvato l’estroso progetto e permesso la costruzione della Hundertwasserhaus, un complesso abitativo composto di 50 appartamenti.

Dotato di una personalità eclettica e fuori dal comune, convinto che l’uniformità del sistema abitativo dovesse essere abbandonata a favore dell’irregolarità che rispecchiasse la personalità di chi vi abita, in quanto essere unico e particolare, Hundertwasser fu non solo un eccentrico ideatore di stravaganti soluzioni architettoniche bensì uno dei precursori del movimento ecologista nonchè avanguardista della bioarchitettura.

Nei suoi manifesti invita infatti  oltre al sentirsi “re a casa propria” introducendo elementi ispirati all’oriente quali cupole e colonne anche all’armonizzazione della creazione umana con la natura  inglobando nei suoi edifici alberi, ricoprendo di vegetazione il tetto e utilizzando ove possibile materiali organici.

“L’arte come ponte tra uomo e natura” deve essere percepibile e non rimanere solo teoria. L’ambiente è la fonte di ispirazione primaria: una volta scelto il sito, l’edificio che vi crescerà dovrà far parte integrante di esso e valorizzarlo mettendo in evidenza le sue peculiarità.

“Al giorno d’oggi viviamo in un caos di linee rette, in una giungla di immorali linee rette. La livella e il metro dovrebbero essere vietati, sono il simbolo dell’ignoranza e il sintomo della disintegrazione della nostra civilizzazione”

(Hundertwasser, 2009).

A Vienna è oggi possibile ammirare alcune delle sue opere migliori: la Hundertwasser-Krawinahaus, in Kegelgasse 34-38, visitabile solo dall’esterno; la Kunst Haus Wien, in Untere Weißgerberstraße 13, consistente di due piani sui quali è alloggiata una mostra permanente dedicata alle opere di Hundertwasser ed altri due piani con mostre a soggetto sempre diverse, dedicate a temi d’arte contemporanea. Nel pianterreno si trovano un caffè-ristorante ed un negozio. Da non tralasciare è poi l’inceneritore  di Spittelau,  un impianto di trattamento termico dei rifiuti della città di Vienna che fornisce calore per un anno a più di 60.000 famiglie.

Praga d’autore: David Cerny, l’enfant terrible della Repubblica Ceca

Praga d’autore: David Cerny, l’enfant terrible della Repubblica Ceca 675 350 Sonia Sgarella

Era il 1784 quando, per un progetto di centralizzazione dell’impero asburgico, le quattro cittadelle fortificate conosciute come Hradčany, Staré Město, Nové Město e Malá Strana, abbattute le fortificazioni, vennero unite a formare quella che è oggi l’estesissima capitale della Repubblica Ceca: Praga.

Il Ponte Carlo, la Cattedrale di San Vito, la Torre dell’Orologio Astronomico e il sistema di chiuse che rendono la Moldava parzialmente percorribile nel suo tratto centrale, sono solo alcune delle creazioni architettoniche che l’hanno elevata a centro culturale e turistico di fama mondiale, patrimonio dell’UNESCO dal 1992.

Una città a tratti oscura, non solo per il colore nero fuliggine che si è forse irrimediabilmente impossessato dei suoi monumenti – alcuni dei quali sembrerebbero potersi sgretolare all’improvviso davanti agli occhi di chi li sta ammirando – ma anche a causa di quell’alone di mistero che ne pervade la storia, intrisa di miti e leggende che ne raccontano spesso un passato crudele.

Una città enigmatica, a tratti malinconica ma soprattutto magica, protagonista insieme a Torino e a Lione del celebre triangolo europeo di magia bianca. Eppure in questo luogo, che arriva ad esprimere tutta la sua essenza nella bruma del mattino o sotto la neve d’inverno, le menti creative dei suoi abitanti si sono ingegnate per dare vita ad opere d’arte di stampo completamente opposto che spiccano a volte per le cromie accese e i motivi floreali e a volte, per ironia, sarcasmo ed eccentricità.

Esiste quindi una Praga meno mesta, più solare, propensa al cambiamento, a volte addirittura sovversiva, che ci regala capolavori di particolare genio firmati Alfons Mucha e David Cerny. Relego ad un altro articolo la presentazione delle opere di Mucha, celebre pioniere dell’Art Nouveau, e qui vi presento l’itinerario che vi porterà alla scoperta delle sculture di David Cerny, nascoste in diversi angoli della città. 

Chi è David Cerny?

Classe 1967, Mr. Cerny è un controverso e imprevedibile artista ceco, giovane genio irriverente, scultore di opere sorprendenti e scandalose, il cui fine principale è quello di turbare il pubblico per portarlo alla riflessione senza però mancare di affascinarlo.

Aperto polemico del panorama politico ceco degli ultimi decenni e sarcastico osservatore del mondo in generale, raggiunse la notorietà nel 1991 per aver dipinto di rosa un carro armato sovietico, memoria della liberazione di Praga dall’esercito nazista per mano dell’Armata Rossa e, al tempo, ancora monumento nazionale. Un gesto rivolto decisamente contro il regime sovietico che gli costò l’arresto immediato. Passeggiando oggi per le strade della capitale non si può fare a meno di soffermarsi ad osservare le sue creazioni che colpiscono per stranezza e singolarità.

Uno dei suoi primi lavori, creato nel 1990 è “Quo Vadis“, la rappresentazione di una Trabant (auto simbolo della Germania dell’Est) a quattro zampe. Permanentemente collocata nel giardino dell’ambasciata tedesca (Vlasska 19/ 118) dal 2001, l’opera in vetroresina color bronzo vuole ricordare l’esodo di massa che portò migliaia di tedeschi dell’Est a cercare asilo politico nei giardini dell’ambasciata tedesca a Praga e li accamparsi prima che gli venisse concesso il permesso di viaggiare verso la Germania dell’Ovest. Era il 1989, poco prima della caduta del muro di Berlino quando, al momento della fuga, centinaia di Trabant dei circa 4000 rifugiati, dovettero essere abbandonate dai proprietari, dal momento che il trasferimento venne organizzato in treno.

Con una breve camminata si raggiunge l’ingresso del Museo di Kafka, in Cihelná 2b, dove la prima cosa che si nota è la rappresentazione di due uomini che urinano in una pozza d’acqua a forma di Repubblica Ceca (Pissing Men). Posti uno di fronte all’altro, muniti di bacino rotante e di pene mobile, le due icone sarebbero in grado, su richiesta via sms, di pisciare per voi sulla loro nazione il messaggio inviatogli!

Attraversato il Ponte Carlo, si prosegue per la via Husova dove, a vari metri d’altezza, vicino alla Cappella di Betlemme (Betlémské náměstí), si trova “l’appeso” (Viselec). Sospesa tra due palazzi, l’opera in laminato rappresenta Freud appeso ad una trave. Cerny non spiega il significato di quest’opera (a dir la verità non spiega mai il significato delle sue creazioni preferendo che l’interpretazione arrivi direttamente dall’osservatore). Le versioni sono quindi molteplici: una è quella della vita nel periodo del regime comunista, un’altra vede l’uomo nell’eterna indecisione fra il resistere o lasciarsi andare, un’altra ancora dice che Cerny vorrebbe rappresentare il ruolo dell’intellettuale nel nuovo millennio. Forse tutte queste interpretazioni hanno trovato posto nella mente dello scultore  prima che cominciasse a modellare l’opera. Qualunque sia il suo significato, fatto sta che Freud sembra trovarsi totalmente a suo agio in quella posizione (la mano sinistra  in tasca).

Da qua dirigetevi verso Václavské náměstí (Piazza Venceslao) da dove, prendendo la Vodičkova al 704/36 è possibile entrare all’interno del Palác Lucerna dove ancora sopravvive il kavárna Lucerna, antico café di Praga dove si riunivano scrittori, intellettuali ed artisti. Al suo interno sopravvive l’atmosfera della Praga d’altri tempi ma, nonostante questo, i prezzi sono più che accessibili. Appesa al soffitto della galleria troverete la statua  raffigurante San Venceslao seduto sulla pancia del suo cavallo ormai morto, parodia di quella originale posta al centro della omonima piazza. La creazione è nota come Kun (cavallo in ceco). Il fatto che il nome dell’ex Presidente Klaus sia proprio Václav (Venceslao in ceco) potrebbe non essere un caso. L’opera rappresenterebbe quindi l’ennesimo attacco più o meno mascherato all’uomo politico che allora (l’opera è del 1999) ricopriva la carica di primo ministro.

Ritornando sulla Národní dove ci sono alcuni dei kavárna più famosi tra cui il Café Louvre e il Kavárna Slavia affacciato sulla Moldava, passato il Teatro Nazionale e attraversato il Ponte delle Legioni (Most legií), svoltate a destra per imboccare la  U Sovových mlýnů dove si trova il Museo Kampa. Vicino all’ingresso sono collocate tre statue del genere di quelle che dal 2001 si arrampicano gattonando sulla torre della televisione Žižkov. Alte quasi 2 metri le statue raffigurano degli inquietanti bambini alieni (Miminka) le cui facce sono angosciosamente implose. Per raggiungere la Žižkov TV Tower potete prendere la Metro verde e scendere alla fermata Jiřího z Poděbrad.

Se siete interessati a proseguire l’itinerario da qui potete dirigervi alla Futura Gallery sulla Holečkova 789/49, dove troverete installate due sculture identiche raffiguranti la metà inferiore del corpo umano piegate in avanti. Con l’aiuto di una scala è possibile arrivare ad infilare la testa nel sedere di una di queste due creazioni, note con il nome di Brown Nosers (tradotto in “lecca-culo”). Al suo interno vi è installato uno schermo che riproduce un video in loop in cui Václav Klaus (interpretato da un attore) e il performer Milan Knizak si imboccano vicendevolmente sulle note di “We are the champions” dei Queen. Considerate che quando l’opera venne presentata nel 2003, Václav Klaus era appena stato eletto Presidente della Repubblica Ceca! La galleria è aperta dalle 11.00 alle 18.00 dal mercoledì alla domenica. L’entrata è gratuita.

 e allora…let’s go Cerny!

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