Vulcani

Volcán Acatenango, missione possibile!

Volcán Acatenango, missione possibile! 1024 682 Sonia Sgarella

Eravamo seduti intorno al fuoco raccontandoci storie di viaggi e di vita quando improvvisamente BOOOOM, un’esplosione maestosa, lava incandescente, cenere e lapilli sputati fuori dal cono perfetto del vulcano che avevamo di fronte agli occhi. Per un momento mi sono sentita come seduta in poltronissima davanti alle immagini impeccabili di un documentario della National Geographic ma no, quella era la realtà: in una notte limpida di luna piena, la notte del mio compleanno, questo era il regalo che ricevevo dal Vulcan Fuego, una serie di eruzioni continue, uno spettacolo indescrivibile, da non credere ai propri occhi. 

Acatenango

Agua, Acatenango e Fuego sono i tre vulcani che incorniciano la città di Antigua, affascinanti quanto temibili anche se di questi ormai solo l’ultimo risulta ancora attivo, e non poco direi: in effetti le sue eruzioni – che continuano da secoli – sono tra le più violente e impressionanti registrate in tutta l’America Centrale. Il Volcan Fuego raggiunge un’altezza di 3763 metri e condivide lo stesso massiccio vulcanico con il Volcan Acatenango, il suo fratellone più alto (3.976 m.) ma inattivo, tanto che inizialmente gli spagnoli si riferivano ad essi come “los volcanes de Fuego” senza alcuna distinzione tra i due.

Acatenango

Vista sul Volcan de Agua

Scalare il Volcan Acatenango è ciò che vi permetterà di raggiungere una posizione ottimale per assistere agli spettacoli del Volcan Fuego che, seppur non sempre garantiti, sono talmente frequenti da darvi almeno una speranza che la vostra fatica non vada sprecata. E’ fondamentale però che guardiate le previsioni del tempo prima di lanciarvi in una missione del genere perché, seppur è vero che a quelle altezze le condizioni possono cambiare in maniera repentina e senza preavviso, partire sapendo già che sarà un disastro non è certo la decisione più saggia da prendere.

Quando dico disastro credetemi, la situazione a oltre 3.000 metri può farsi davvero complicata, se non addirittura pericolosa in caso di pioggia o di condizioni atmosferiche avverse per cui è importante affidarsi a qualcuno, un’agenzia o un contatto diretto, che vi garantisca innanzitutto sicurezza, sia in termini di professionalità delle guide sia in termini di equipaggiamento fornito. Non è un caso che vi parli di guide al plurale: per una salita così impegnativa è fondamentale, per gruppi di oltre sei persone, che le guide siano due, una ad aprire e l’altra a chiudere il gruppo, onde evitare che chi è più lento venga lasciato indietro da solo. Oltre a questo è importante che le tende siano in ottime condizioni, resistenti all’acqua e che il sacco a pelo vada bene per le temperature invernali.

Acatenango

La nostra tenda, la luna piena e il Volcan de Agua

Lo so, è sempre difficile definire di quale agenzia sia meglio fidarsi – soprattutto quando in una città come Antigua ce ne sono a decine – ma proprio per questo vi passo il mio contatto, quello di Guilmer, colui che oltre a garantirvi un servizio impeccabile, farà si che il vostro contributo finisca direttamente reinvestito in opere comunitarie nel villaggio di La Soledad, a pochi passi dal vulcano. Lo potete contattare al numero (+502)-41692292 oppure inviargli una mail all’indirizzo sologui5630@gmail.com. Il team di guide locali che lo aiutano in questo progetto è davvero eccezionale. “Non c’è fretta”, questo è il primo punto quando si ha a che fare con loro: la partenza da Antigua è fissata alle 7, due ore prima rispetto alla maggior parte degli altri operatori, per permettere a chiunque di salire con calma, prendendosi i propri tempi e gestendosi le proprie pause. In nessun caso vi faranno mai sentire in difetto per rallentare la marcia del gruppo ma anzi, cercheranno in ogni modo di esservi da supporto fino anche a liberarvi dal peso del vostro zaino per alcuni tratti.

Acatenango

Volete sapere cos’è quella melma marrone? Che domande…ovviamente frijoles!

All’interno dello zaino dovrete portare tutto l’abbigliamento necessario per il freddo, incluso cappello e guanti, la vostra razione di cibo per pranzo e colazione (che vi verrà consegnata da Guilmer), sacco a pelo, materassino e una porzione della tenda che verrà divisa tra i vari partecipanti. Sappiate che è possibile contrattare con Guilmer la presenza di un mocilero (100 Quetzales solo andata) che porti il bagaglio per voi ma è meglio che glielo diciate al momento della prenotazione perché si organizzi. Io il mio me lo sono portata da sola – una sorta di sfida contro me stessa – e, con grande fatica ma anche immensa soddisfazione sono riuscita ad arrivare alla fine senza mai, neanche una volta chiedere aiuto!:-)

Il tour di due giorni e una notte prevede una salita continua di circa 6/7 ore fino alle terrazze per l’accampamento da cui, il giorno dopo, si partirà per raggiungere la cima del vulcano con altre due ore di cammino. Scontato dire che non sia facile, probabilmente vi avranno già terrorizzato con i discorsi di quanto sia stremante la salita e di quanto freddo faccia lassù ma fatto sta che non è impossibile. Ci saranno momenti in cui davvero penserete di morire, di non potercela fare, vi verrà forse da piangere ma sappiate che è proprio in quelle situazioni che dovrete tirare fuori le palle e convincere la mente a tornare dalla vostra parte.

E’ una cosa rara poter vedere l’eruzione di un vulcano all’altezza degli occhi e questo in Guatemala si può fare. Noi eravamo lì, sul versante di un vulcano a guardare un’altro vulcano che eruttava. Sì, è vero, è faticoso e fa freddo ma ne vale veramente la pena!

Acatenango

Aspettando il sorgere del sole dietro al Volcan de Agua

Detto questo ragazzi, prima di cominciare la salita vi verrà offerto un aiuto al prezzo di soli 5 Quetzales: lo chiamano “bastone” ma credetemi è molto più di quello e sfido chiunque a contraddire questa affermazione una volta rientrati dal tour! Prendetelo e fatene tesoro, sarà il vostro compagno più fedele, quello su cui potrete contare nei momenti più difficili e che vi sosterrà – letteralmente – ogni volta che sarete a rischio caduta.

Il costo dell’escursione con Guilmer è di 300 Q. + 50 Q. per il biglietto d’ingresso all’area. Ad Antigua troverete sicuramente anche prezzi inferiori ma credetemi, Guilmer sa di cosa sta parlando quando dice Acatenango e saprà garantirvi un ottimo servizio che comprende ovviamente anche la qualità del cibo: altro che panini e noodles istantanei, qua si parla di primo, secondo e cioccolata calda fatta con il cioccolato vero!

Gunung Bromo: consigli per la visita (come evitare la delusione)

Gunung Bromo: consigli per la visita (come evitare la delusione) 1024 682 Sonia Sgarella

Alba o tramonto? Trekking o jeep? Questi i dilemmi di chi si prepara a visitare il vulcano più famoso d’ Indonesia, la grande attrazione dell’Isola di Giava nonché uno tra i più attivi e accessibili al mondo. Il Gunung Bromo è un mondo a parte e ora che siete arrivati fin qua non vorrete di certo sprecare l’occasione per visitarlo al meglio, dedicandogli tutto il tempo necessario e, perché no, cercando di evitare la folla di visitatori che a opinione di molti, toglie tanto, troppo fascino a quella bellezza magica e surreale che andrebbe contemplata in silenzio e tranquillità.

La cosa che più disincanta chi, dopo ore e ore di viaggio raggiunge finalmente la caldera del Tengger – all’interno della quale emergono maestosi in primo piano il Gunung Bromo e il Gunung Batok – è la carovana di jeep che si allineano prima dell’alba per raggiungere il punto panoramico più alto da cui ammirare il sorgere del sole che, se tutto va bene, lo vedrete spuntare tra le teste e le spalle di chi è arrivato prima di voi e si è accaparrato il posto migliore.

“Troppa gente” è ciò che sentirete dire a tanti di quelli che ci sono stati e allora perché non cercare un percorso alternativo? Quasi tutte le agenzie vi proporranno la stessa cosa come se fosse l’unica soluzione possibile ma è proprio qui che non vi dovete sbagliare: le alternative esistono, bisogna solo dedicargli più tempo. Eccovi allora i miei consigli per la visita al Bromo:

– TROVARE UN ALLOGGIO A CEMORO LAWANG, l’unico villaggio che si affaccia sul bordo della caldera e da cui potrete godervi in tutta pace l’atmosfera del tramonto. Arrivate a Cemoro possibilmente in mattinata così da avere tempo, nell’arco della stessa giornata, di esplorare la caldera a piedi e di risalire le pendici del vulcano con poca gente.

La maggior parte dei tour organizzati propone il programma come segue: sveglia di notte ad un orario prestabilito che varia a seconda del luogo di partenza e in tempo per raggiungere il punto panoramico prima dell’alba; in seguito, una volta sorto il sole, discesa nella caldera e scalata del vulcano prima di ripartire. Al pomeriggio dunque ci sono in giro molte meno persone.

Monte Bromo

La zona calpestabile sul bordo del cratere non è altro che una striscia sottile di terra da cui scattare qualche foto e godersi lo spettacolo che sprigiona dalla bocca del vulcano. Avendolo visto nel pomeriggio, quando non c’era nessuna jeep e il numero delle persone era decisamente contenuto, mi sono chiesta quale inferno potesse essere al mattino quando, anche solo un centinaio di persone in quella situazione, costituirebbero un’infinità di gente.

Monte Bromo

Monte Bromo Monte Bromo

La scala che raggiunge il bordo del cratere – che è scala di nome ma non di fatto! – permette inoltre l’accesso solo in fila indiana, una per chi sale e una per chi scende, il che vi obbligherebbe a seguire il ritmo della maggioranza e a non potervi defilare in nessun modo. Sentendo di gente che è rimasta delusa dalla visita al Bromo posso immaginare che questa parte abbia contribuito parecchio nel non soddisfare le aspettative. Per non parlare poi del cavalli che salgono e scendono trasportando persone e alzando tutta la sabbia che dai loro zoccoli entrerà direttamente nel vostro naso.

Monte Bromo

Credetemi, avere a disposizione tutto un pomeriggio per godervi questa meraviglia quasi da soli non ha prezzo! Una volta scalato il vulcano ed esservi goduti uno spettacolo davvero impressionante, fate ritorno a Cemoro in tempo per il tramonto. Dal piazzale di fronte all’Hotel Lava View il panorama è a dir poco incredibile. Nel ristorante dello stesso hotel (apre alle 18) potrete poi cenare ascoltando dell’ottima musica e prepararvi per la levataccia del mattino dopo.

– LASCIATE PERDERE LE JEEP e invece di puntare al View Point più alto (Gunung Pananjakan), raggiungete a piedi il Seruni Point, un po’ più basso ma comunque perfetto per l’alba. I punti panoramici si trovano tutti allineati lungo il crinale della stessa montagna, praticamente uno sopra l’altro. Mentre salendo a piedi avrete la possibilità di decidere a che livello fermarvi, andando in jeep sarete costretti a raggiungere tutti lo stesso.

Tanto per darvi un’idea della ragione per cui penso che la soluzione a piedi sia la migliore vi dico questo: la notte in cui sono stata lì era una notte molto nuvolosa e il punto panoramico più alto era completamente immerso tra le nuvole mentre da quelli più bassi, seppur il sole non sia mai spuntato, la visibilità era ottima. Ovviamente potrebbe anche succedere l’opposto direte voi ma eccovi allora l’altra ragione per cui vi consiglio questo percorso: per la strada non abbiamo incontrato praticamente nessuno. Abbiamo camminato al buio per circa un’ora ma la strada è asfaltata e il percorso ben riconoscibile e alla fine abbiamo raggiunto il Seruni Point dove saremo stati si e no una trentina di persone.

Monte Bromo

Fino ad un certo limite è anche possibile arrivarci in moto o in macchina (circa a metà strada) ma il bello di questo percorso è proprio la camminata, la fatica che si fa per raggiungere l’obiettivo, per cui vi sconsiglio l’utilizzo di qualunque veicolo. Una volta vista l’alba sarete quindi in perfetto orario per doccia, colazione e poi via, pronti per partire verso la prossima meta, quando ancora tutti gli altri sono intenti ad ammassarsi lungo le pendici del Bromo!

Lungo il percorso e ai punti panoramici troverete chioschetti che vendono snack e bevande calde per cui non preoccupatevi  di portarvi dietro chissà cosa. Tutto quello che vi serve è una torcia, un cappello e una giacca a vento perché lassù si muore di freddo!

Kawah Ijen: il mio super fuori programma!

Kawah Ijen: il mio super fuori programma! 1024 684 Sonia Sgarella

Forse non tanti di voi lo sapevano ma quest’estate, per una decina di giorni, ho accompagnato un piccolo gruppo di viaggiatori in Indonesia, in un overland tra Giava e Bali. Il programma includeva molte cose – la visita ai magnifici siti Unesco di Prambanan e Borobudur, la salita al Gunung Bromo, cascate e piantagioni – ma ce n’era una che mancava all’appello e la cosa mi spiaceva tanto. In molti quel luogo, il mitico Kawah Ijen, me lo avevano descritto come uno tra i più belli, un’esperienza unica da fare, come un’avventura da non perdere.

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Ebbene, se il viaggio non si fosse chiamato “Viaggio Avventura” con tutta probabilità avrei lasciato perdere ma siccome proprio di viaggio avventura si trattava, ho preso la balla al balzo e ho lanciato l’idea. Ora, svegliarsi alle 2.30 di notte, prepararsi per scalare un vulcano sotto la pioggia con il rischio di arrivare in cima e non vedere altro che nuvole, sudare per poi morire di freddo, imbrattarsi di fango e inzupparsi di acqua voi la considerate una cosa da matti vero? Naaaa, se siete viaggiatori avrete fatto anche di peggio e sareste disposti a rifarlo se anche solo una volta vi fosse andata bene nonostante le premesse.

Tre giovani allora, la sana convinzione che tentar non nuoce e via che si va! 🙂 Sveglia come da programma, incontro con la guida Yogi e partenza da Kalibaru con destino il Kawah Ijen, lo spettacolare lago vulcanico di color turchese nascosto tra le pendici del cratere dell Gunung Ijen, uno dei luoghi più surreali mai visti sulla faccia della terra, tra inferno e paradiso!

Kawah Ijen

Partendo alle 3 da Kalibaru si arriva al punto di partenza dell’escursione verso le 5. La strada stretta e tutta a curve sembra deserta, la nebbia è talmente fitta che l’autista si deve fermare ogni tanto per cercare di recuperare visibilità. Le poche auto che incontriamo viaggiano nel senso opposto come se arrivati lassù, avessero deciso di rinunciare all’impresa e stiano quindi tornando indietro. Staremo facendo la cosa giusta? Dicono che il Kawah Ijen sia una meta ancora poco gettonata e forse è per questo che qui non si incontra nessuno, forse a causa della pioggia hanno deciso di chiudere l’accesso, forse, troppi forse ma forse dovevamo solo arrivare a destinazione e scoprirlo da soli.

Arrivati al parcheggio ecco la sorpresa: altro che poco gettonato, vista l’infinità di macchine e pulmini presenti in quel momento il Kawah Ijeng doveva essere affollatissimo! Tanti di questi mezzi erano lì in attesa dei clienti, di quelli che a dormire non ci erano proprio andati per riuscire a vedere, ancora col buio, le cosiddette fiamme blu prodotte dalla combustione dei gas solfurei.

Lo zolfo è infatti la prima peculiarità di questo vulcano, lo zolfo giallo che viene estratto a mano dalla solfatara ancora attiva presente in loco e trasportato a spalla dai minatori che, come anime all’inferno non si danno tregua per riuscire a portare a destinazione quel carico che gli dà da vivere. Guadagnano 1000 rupie al chilo e se le moltiplichiamo per i circa 60 chili che riescono a trasportare in una volta, praticamente ne viene fuori il costo di due o tre birre Bintang!

Il percorso è bello ripido (ma non impossibile) e fatto di terra battuta che si trasforma in parte in fango in caso di pioggia (ovvero il nostro caso!) e questo fino a che si raggiunge la sommità della caldera da dove si apre finalmente il vero spettacolo! Abbiamo camminato un’ora e mezza sotto la pioggia e tra la nebbia, non ce lo siamo detti per non demoralizzarci ma tutti noi l’abbiamo pensato: “chi cavolo ce l’ha fatto fare??” La gente che scendeva non ci dava buone notizie: avevano preso freddo, erano inzuppati d’acqua e il lago turchese che si trova là in cima, tra i più acidi al mondo, non lo avevano nemmeno visto. Peccato per loro, pensiamo col senno di poi, perchè noi invece si! 🙂

Kawah Ijen

E’ bastata la speranza per arrivare fino in cima ed essere graziati da una vista stupefacente, surreale. Le nuvole che si aprono improvvisamente e noi, gasati come bambini, ad ammirare attoniti un lago che più bello non poteva essere, il giallo dello zolfo con la sua nube di fumo denso, le pareti del vulcano, il cielo azzurro. Improvvisamente tutto appariva più chiaro e noi, infreddoliti ma felici, avevamo fatto la cosa giusta! Ci eravamo fatti letteralmente il culo ma la nostra fatica era stata ripagata! 🙂

Kawah Ijen

Lo vedete l’arcobaleno??? 🙂

INFORMAZIONI PRATICHE

– La strada che da Kalibaru e passando per Banyuwangi, porta fino al punto di inizio del sentiero è stata perfettamente asfaltata per cui non c’è assolutamente bisogno che il vostro veicolo sia un 4×4.

– In caso di pioggia, prima di iniziare il sentiero troverete dei chioschetti che vendono impermeabili.

– Arrivati alla sommità della caldera tutte le guide vi diranno che è vietata la discesa al suo interno ma che, se proprio ci tenete, loro saranno disposte ad accompagnarvi. Avendo più tempo a disposizione e in caso di bel tempo, quando quindi il sentiero roccioso e sconnesso non risulta troppo scivoloso, la cosa sarebbe fattibile e, in effetti, in molti scendono, soprattutto se di notte per vedere le fiamme blu. Fate attenzione a dove tira il vento e munitevi di una pashmina da mettervi sulla faccia.

– Ad essere sicuri che il tempo è buono perdeteci tutta la notte, sia per le fiamme blu che per l’alba sul lago. In questo caso assicuratevi di avere con voi una torcia di quelle a fascia da tenere in testa per lasciare le mani libere, cappello e giacca a vento perché, non importa che stagione sia, comunque a 2799 metri fa freddo!

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