Kawah Ijen: il mio super fuori programma!

Kawah Ijen: il mio super fuori programma!

Kawah Ijen: il mio super fuori programma! 1024 684 Sonia Sgarella

Forse non tanti di voi lo sapevano ma quest’estate, per una decina di giorni, ho accompagnato un piccolo gruppo di viaggiatori in Indonesia, in un overland tra Giava e Bali. Il programma includeva molte cose – la visita ai magnifici siti Unesco di Prambanan e Borobudur, la salita al Gunung Bromo, cascate e piantagioni – ma ce n’era una che mancava all’appello e la cosa mi spiaceva tanto. In molti quel luogo, il mitico Kawah Ijen, me lo avevano descritto come uno tra i più belli, un’esperienza unica da fare, come un’avventura da non perdere.

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Ebbene, se il viaggio non si fosse chiamato “Viaggio Avventura” con tutta probabilità avrei lasciato perdere ma siccome proprio di viaggio avventura si trattava, ho preso la balla al balzo e ho lanciato l’idea. Ora, svegliarsi alle 2.30 di notte, prepararsi per scalare un vulcano sotto la pioggia con il rischio di arrivare in cima e non vedere altro che nuvole, sudare per poi morire di freddo, imbrattarsi di fango e inzupparsi di acqua voi la considerate una cosa da matti vero? Naaaa, se siete viaggiatori avrete fatto anche di peggio e sareste disposti a rifarlo se anche solo una volta vi fosse andata bene nonostante le premesse.

Tre giovani allora, la sana convinzione che tentar non nuoce e via che si va! 🙂 Sveglia come da programma, incontro con la guida Yogi e partenza da Kalibaru con destino il Kawah Ijen, lo spettacolare lago vulcanico di color turchese nascosto tra le pendici del cratere dell Gunung Ijen, uno dei luoghi più surreali mai visti sulla faccia della terra, tra inferno e paradiso!

Kawah Ijen

Partendo alle 3 da Kalibaru si arriva al punto di partenza dell’escursione verso le 5. La strada stretta e tutta a curve sembra deserta, la nebbia è talmente fitta che l’autista si deve fermare ogni tanto per cercare di recuperare visibilità. Le poche auto che incontriamo viaggiano nel senso opposto come se arrivati lassù, avessero deciso di rinunciare all’impresa e stiano quindi tornando indietro. Staremo facendo la cosa giusta? Dicono che il Kawah Ijen sia una meta ancora poco gettonata e forse è per questo che qui non si incontra nessuno, forse a causa della pioggia hanno deciso di chiudere l’accesso, forse, troppi forse ma forse dovevamo solo arrivare a destinazione e scoprirlo da soli.

Arrivati al parcheggio ecco la sorpresa: altro che poco gettonato, vista l’infinità di macchine e pulmini presenti in quel momento il Kawah Ijeng doveva essere affollatissimo! Tanti di questi mezzi erano lì in attesa dei clienti, di quelli che a dormire non ci erano proprio andati per riuscire a vedere, ancora col buio, le cosiddette fiamme blu prodotte dalla combustione dei gas solfurei.

Lo zolfo è infatti la prima peculiarità di questo vulcano, lo zolfo giallo che viene estratto a mano dalla solfatara ancora attiva presente in loco e trasportato a spalla dai minatori che, come anime all’inferno non si danno tregua per riuscire a portare a destinazione quel carico che gli dà da vivere. Guadagnano 1000 rupie al chilo e se le moltiplichiamo per i circa 60 chili che riescono a trasportare in una volta, praticamente ne viene fuori il costo di due o tre birre Bintang!

Il percorso è bello ripido (ma non impossibile) e fatto di terra battuta che si trasforma in parte in fango in caso di pioggia (ovvero il nostro caso!) e questo fino a che si raggiunge la sommità della caldera da dove si apre finalmente il vero spettacolo! Abbiamo camminato un’ora e mezza sotto la pioggia e tra la nebbia, non ce lo siamo detti per non demoralizzarci ma tutti noi l’abbiamo pensato: “chi cavolo ce l’ha fatto fare??” La gente che scendeva non ci dava buone notizie: avevano preso freddo, erano inzuppati d’acqua e il lago turchese che si trova là in cima, tra i più acidi al mondo, non lo avevano nemmeno visto. Peccato per loro, pensiamo col senno di poi, perchè noi invece si! 🙂

Kawah Ijen

E’ bastata la speranza per arrivare fino in cima ed essere graziati da una vista stupefacente, surreale. Le nuvole che si aprono improvvisamente e noi, gasati come bambini, ad ammirare attoniti un lago che più bello non poteva essere, il giallo dello zolfo con la sua nube di fumo denso, le pareti del vulcano, il cielo azzurro. Improvvisamente tutto appariva più chiaro e noi, infreddoliti ma felici, avevamo fatto la cosa giusta! Ci eravamo fatti letteralmente il culo ma la nostra fatica era stata ripagata! 🙂

Kawah Ijen

Lo vedete l’arcobaleno??? 🙂

INFORMAZIONI PRATICHE

– La strada che da Kalibaru e passando per Banyuwangi, porta fino al punto di inizio del sentiero è stata perfettamente asfaltata per cui non c’è assolutamente bisogno che il vostro veicolo sia un 4×4.

– In caso di pioggia, prima di iniziare il sentiero troverete dei chioschetti che vendono impermeabili.

– Arrivati alla sommità della caldera tutte le guide vi diranno che è vietata la discesa al suo interno ma che, se proprio ci tenete, loro saranno disposte ad accompagnarvi. Avendo più tempo a disposizione e in caso di bel tempo, quando quindi il sentiero roccioso e sconnesso non risulta troppo scivoloso, la cosa sarebbe fattibile e, in effetti, in molti scendono, soprattutto se di notte per vedere le fiamme blu. Fate attenzione a dove tira il vento e munitevi di una pashmina da mettervi sulla faccia.

– Ad essere sicuri che il tempo è buono perdeteci tutta la notte, sia per le fiamme blu che per l’alba sul lago. In questo caso assicuratevi di avere con voi una torcia di quelle a fascia da tenere in testa per lasciare le mani libere, cappello e giacca a vento perché, non importa che stagione sia, comunque a 2799 metri fa freddo!

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