Colombia

Medellin e dintorni: la Piedra del Peñol e Guatapè

Medellin e dintorni: la Piedra del Peñol e Guatapè 1024 682 Sonia Sgarella

Quando ho visto in foto per la prima volta la Piedra del Peñol, mi sono ritornati in mente i ricordi di un magnifico viaggio in Sri Lanka e della scalata alla roccia conosciuta con il nome di Sigiriya, un masso monolitico di enormi dimensioni che inspiegabilmente sorge dal nulla nel mezzo di una vegetazione verde e rigogliosa, dove tutt’attorno è piatto, pianura sconfinata.

Sigiriya

Roccia di Sigiriya – Sri Lanka

Leggi anche l’articolo: La chiamavano Serendib: suggerimenti per la visita di Sigiriya

Adoro trovarmi di fronte a queste incredibili eccezioni della natura e, non appena mi si presenta l’occasione di raggiungerne la sommità, mi ci butto a capofitto. La vista che si guadagna con la fatica di percorre ripidi sentieri o di salire infinite scalinate è, ovviamente, impagabile. Per questo non ci ho pensato due volte prima di dirigermi ai piedi della Piedra del Peñol e affrontare l’ennesima impresa di risalita. In questo caso non si tratta però di un’impresa così difficile essendo gli scalini solo un totale di 740. Nota come El Peñol semplicemente, questa roccia granitica alta 200 metri si trova ad una delle estremità dell’Embalse Guatapé, a sole due ore di autobus dalla città di Medellin.

Che cosa significa Embalse, vi state chiedendo? Un lago, anzi no, una serie infinita di laghi  che si stringono e si allargano a seconda dello spazio che trovano; l’Embalse è terra rubata dall’acqua che si infiltra a perdita d’occhio fino a che gli riesce, creando un complesso sistema di canali e penisole davvero spettacolare. Questo succede quando, allo scopo di produrre energia elettrica, il corso di un fiume viene interrotto da una diga e l’acqua in eccesso si espande a riempire le terre che si trovano in sua prossimità. Mi state seguendo? Questo è quello che mi hanno spiegato e siccome il discorso non fa una piega, ve l’ho riproposto tale e quale. 🙂

Embalse di Guatapè

Embalse di Guatapè

La scalinata per salire al Peñol è ben visibile: come l’allacciatura di un corsetto risale verticalmente il fianco della roccia unendo i due lembi di una grossa fessura. Dalla vetta si apre un panorama mozzafiato degno di decine di foto.

Piedra del Peñol

L’Embalse di Guatapé prende il nome dalla cittadina che si trova lì accanto e anch’essa affacciata sulle sue sponde. Un piccolo e vivace villaggio dove vale sicuramente la pena passarci una notte, per vederne le strade illuminate e respirarne l’atmosfera da tipica cittadina paisa, dinamica ma rilassata al tempo stesso. Guatapé è una gradevole localtà di villeggiatura che, nei weekend, vede affluire centinaia di turisti colombiani in cerca di divertimento, soprattutto sport acquatici e gite in barca. E’ sicuro che anche qua scatterete tante foto, attirati e affascinati dai vivaci colori delle case e dalle loro decorazioni originali.

Guatapè

Guatapè

Ma facciamo un passo indietro e torniamo a Medellin, la città dell’”eterna primavera”. Capoluogo del dipartimento di Antioquia nonché seconda metropoli dello stato, Medellin è una città iper dinamica che attira giovani universitari e turisti molto di più della capitale Bogotà. Vivace e festosa soprattutto durante il weekend, Medellin gode di un clima mite e gradevole durante tutto l’anno, la forza e il vanto di questa città che si estende da nord a sud per diversi chilometri lungo il fondo di una stretta vallata. Difficile pensare che negli anni ’90 Medellin fosse una delle città più pericolose del Sud America, luogo di vita e di morte del criminale narcotrafficante più ricco della storia, il “re della cocaina” Pablo Escobar.

Sembrerebbe che la città non voglia smettere di espandersi: Medellin si innalza velocemente verso il cielo con centinaia di grattacieli ma soprattutto risale le pendici delle montagne che la circondano, affollate per lo più di bassifondi. Ed è proprio qui che vorrete andare per ammirare la città dall’alto, cosa che oggi è possibile fare comodamente seduti sul Metro Cable, una cabinovia panoramica che fa parte del sistema di linee metropolitane della città.

Metro Cable

Metro Cable

Il mio consiglio è che troviate alloggio nella zona di El Poblado per immergervi di testa nella vita notturna e festosa di Medellin. Da qui prendete la metropolitana (Linea A) – che viaggia in superficie seguendo a tratti il corso del fiume – fino alla fermata di Acevedo, stazione di connessione con la cabinovia (Linea K). Risalite il versante della montagna con il Metro Cable fino al quartiere di Santo Domingo: questo vi permetterà di guardare letteralmente dentro le case dei bassifondi ma in tutta sicurezza.

Santo Domingo Metro Cable

N.B. mentre al mattino presto vi riuscirà abbastanza immediato l’acquisto dei biglietti per la metropolitana, nel pomeriggio le code alle biglietterie potrebbero essere infinite. Pensate quindi già dal mattino a quante corse singole vi serviranno per la giornata e acquistatele direttamente. Il costo della corsa singola è di 2.000 pesos e non esistono abbonamenti giornalieri per i turisti.

Di ritorno verso El Poblado, scendete alla fermata di Parque Berrio per raggiungere la Plazoleta de las Esculturas, conosciuta anche con il nome di Plaza Botero. Esattamente di fronte all’ingresso del Museo d’Antioquia si trovano 23 sculture in bronzo tra le più imponenti realizzate dall’artista, originario proprio di questa città. Tutt’attorno, nelle strade e nei negozi si vende e si contrabbanda ogni tipo di merce, un elogio al consumismo con cui i colombiani sembrano andarci volentieri a nozze.

Plaza Botero

A Medellin potrete mangiare di tutto, la scelta culinaria è veramente infinita, dalle bancarelle di strada che vendono spiedini di pollo ai ristoranti più raffinati dove gustare piatti locali o internazionali. Se volete un consiglio, ritornati a El Poblado, fermatevi nella Calle 8, al Ristorante “Ajiacos y Mondongos”. I prezzi sono decisamente più alti della media ma il locale è un’istituzione specializzato solo in tre tipi di piatto: mondongo, ajiaco e cazuela. L’ajaco, il piatto nazionale più amato dai colombiani, qui è uno spettacolo! Provatelo!

Nei dintorni di Medellin vi manca ora solo da visitare Santa Fe de Antioquia, una sonnolenta cittadina coloniale che costituisce l’insediamento più antico della regione. Prendete quindi un autobus dal Terminal de Transporte Norte (fermata della metro Caribe) e in un paio d’ore sarete già arrivati. Il centro storico è molto ben conservato con stradine fiancheggiate da case a un solo piano imbiancate a calce, il luogo ideale dove passare una mezza giornata di respiro dalla grande città.

 

San Augustin: destino mágico y sagrado. Guida alla visita dell’area archeologica

San Augustin: destino mágico y sagrado. Guida alla visita dell’area archeologica 2560 1920 Sonia Sgarella

Se volete dormire nell’ostello più figo di tutto il Sud America allora vi dovete fermare nlla Casa di Francois! Lo so, suona un po’ come un controsenso l’idea di arrivare fino in Colombia per pernottare nella struttura di un francese. Che poi si sa, i francesi stanno sulle palle a tutti ma vi assicuro che per questo posto vale veramente la pena di mettere da parte tutti i pregiudizi!

La-casa-de-Francois

Inserito in uno scenario a dir poco meraviglioso, in una serie di giardini ricchi di fiori e alberi da frutta, tutte le strutture sono costruite con materiali riciclabili tra cui bambù e bottiglie di vetro colorate che danno all’ambiente un aspetto decisamente originale e perfettamente inserito nell’ambiente che le circonda. Comodo, familiare e con un ottimo servizio di ristorazione che include, tra le altre cose, pane e marmellata fatti in casa! Date un’occhiata al sito per capire meglio di cosa vi sto parlando…

http://www.lacasadefrancois.com/en/

Ci troviamo a San Augustin, nel Dipartimento di Huila, 550 chilometri a sud di Bogotà e a 1810 metri d’altezza. Qui, in prossimità del massiccio andino da cui originano le cordigliere che si sviluppano verso nord, sorge questo luogo “magico y sagrado”, immerso in una natura a dir poco spettacolare che nasconde e custodisce i siti archeologici più importanti di tutta la Colombia, vestigia di una cultura antica ed enigmatica nota oggi con l’appellativo di civiltà agustiniana.

San Augustin

Una regione montagnosa scavata dalla valle del Rio Magdalena che costituisce un’attrattiva spettacolare per chi, deciso ad abbandonare temporaneamente gli itinerari più turistici, troverà rifugio e tranquillità nella pace incantata di questi luoghi che, senza ombra di dubbio, meritano la deviazione!

Valle del Rio Magdalena

I principali siti archeologici si trovano sparsi su un’area molto vasta che copre il territorio dei comuni di San Augustin e di San Josè de Isnos. Troverete quindi necessario, per i vostri spostamenti, ricorrere all’utilizzo di una jeep o di un cavallo.

Calcolate due o tre giorni per riuscire a coprire almeno i siti più importanti: uno per visitare a cavallo El Tablon, La Chaquira, La Pelota e El Purutal e, se volete, nell’arco della stessa giornata, anche il Parco Archeologico; l’altro per un’uscita in jeep alla volta di El Estrecho, Obando, Alto de Los Idolos, Alto de Las Piedras, Salto de Bordones e Salto del Mortiño.

Nel 1995 l’Unesco decise di includere alcuni di questi siti (Parque Arqueologico, Alto de Los Idolos e Alto de Las Piedras) nell’elenco dei beni Patrimonio dell’Umanità in quanto concentrazione del più alto numero di monumenti religiosi e sculture megalitiche di tutto il Sud America, immerse in un selvaggio e spettacolare ambiente. Divinità e animali mitologici sono qui brillantemente rappresentati in uno stile che varia dal più realista al più astratto, simbolo della creatività e dell’immaginazione di una cultura andina che fiorì, secondo gli studi, dal I all’VIII secolo d.C. per poi scomparire molto tempo prima dell’arrivo degli spagnoli.

Alto de Los Idolos

Panorama

Tramite Francois potrete organizzare tutte quante le visite (ovviamente vi sarà possibile farlo anche tramite altri hostal o agenzie specializzate) e, a seconda del numero di partecipanti, eleggere quale sarà per voi il giorno più conveniente. Vi riporto innanzitutto un elenco dei costi per poi passare a parlarvi nel dettaglio dei luoghi che andrete a vedere:

  • Tour a cavallo della durata di circa 4 ore / 4 ore e mezza: 35.000 pesos a cavallo + il costo della guida di 70.000 pesos da dividere tra il numero di partecipanti.

  • Tour in jeep per l’intera giornata (9 a.m. – 4 p.m.): 40.000 pesos per persona + 2.000 pesos per l’ingresso al museo di Obando + circa 10.000 pesos per il pranzo nei pressi di Alto de Los Idolos + 1.000 per il Salto del Mortiño. N.B. L’ingresso al sito archeologico di Alto de Los Idolos si effettua tramite l’utilizzo dello stesso biglietto di entrata al Parco Archeologico (20.000 pesos).

1. Parque Arquelogico

I 78 ettari del parco archeologico sono situati a circa tre chilometri dal centro di San Augustin. Circa ogni mezz’ora, davanti al ristorante El Fogon (che vi consiglio), passa un minibus diretto davanti all’entrata che potete sfruttare al costo di 1.200 pesos.

Non è necessario ingaggiare una guida se non volete sostenerne il costo. Il parco è infatti molto ben organizzato, troverete tutte le indicazioni per i luoghi d’interesse e spiegazioni bilingue accanto a ciascun sito. Il tutto è inoltre introdotto da un museo decisamente didattico dove troverete tutte le informazioni introduttive del caso.

Cominciate pure con il Bosque de Las Estatuas (“bosco delle statue”) che offre un’esibizione all’aria aperta di 39 statue recanti la più ampia varietà di disegni, elementi decorativi e simboli di tutta la regione. Continuate poi verso la Fuente de Lavapatas, passando quindi per le varie Mesitas (A;B e C) dove comincerete a familiarizzare con le più complesse camere tombali di questa antica civiltà.

La Fuente è costituita da un complesso reticolo di vasche e canali scavati nel letto roccioso di un torrente dove si riconoscono interessanti rilievi intagliati rappresentanti figure sia umane che animali. Molto probabilmente il sito veniva utilizzato per cerimonie rituali.

Bosque de Las Estatuas Bosque de Las Estatuas

Da qui continuate in salita fino al Alto de Lavapatas dove, insieme ad altri scavi archeologici, troverete un panorama meraviglioso sulle valli circostanti. L’accesso a questa zona è consentito fino alle 16.00 mentre il resto del parco rimane aperto fino alle 18.00 (il museo fino alle 17.00).

Alto de Lavapatas

2. El Tablon, La Chaquira, La Pelota y El Purutal

Questo itinerario, da coprire a cavallo, vi porterà alla scoperta di alcuni siti minori dove troverete, per esempio, le uniche statue recanti ancora le tinte colorate originali. E’ questo il caso di El Purutal.

El Purutal

La Chaquira è sicuramente il sito più emblematico e mistico di tutto il circondario, il luogo dove un gruppo di rocce vulcaniche intagliate, si affaccia sul profondo canyon del Rio Magdalena che scorre 200 metri più in baso nel fondovalle. Alcune delle figure sono veramente suggestive, forse immagini di divinità in adorazione verso il cielo. Il luogo, oltre ad essere uno splendido punto panoramico, è anche un ottimo angolo di pace dove fermarsi a meditare sull’enigmatica storia della civiltà agustiniana assorti nell’immensità del paesaggio che vi circonda.

La Chaquira

3. El Estrecho, Salto de Bordon y Salto del Mortiño

In questo caso è certamente la natura che la fa da padrona mettendovi di fronte a due meravigliose cascate e al punto in cui il Rio Magdalena si fa più stretto (Estrecho), appena prima di formare una grande ansa. Nonostante il Salto de Bordones sia la cascata più alta della zona, con i suoi 450 metri, sarà, molto probabilmente, il Salto del Mortiño ad impressionarvi di più, regalandovi qualche piccola sensazione di vertigine quando, per scattare foto migliori, vi avvicinerete al crinale della montagna che cade a strapiombo verso il fondo della valle.

Salto del Mortiño

4. Obando, Alto de Los Idolos y Alto de Las Piedras

Altri siti archeologici. Mentre ad Obando troverete un interessante museo che conserva parte dell’oggettistica ritrovata sepolta insieme ai corpi dei defunti, Alto de Los Idolos vanta la presenza della statua più alta della zona di San Augustin (7 metri).

Alto de Los Idolos

Alto de Los Idolos

Alto de Las Piedras risulta invece famoso per via della figura conosciuta con l’appellativo di Doble Yo, oggetto di diverse interpretazioni tra cui anche una legata alla psicoanalisi e al concetto dell’io e del super-io. Forse una conclusione un po’ audace per una civiltà che visse quasi 2.000 anni fa ma plausibile quanto basta per darle credito.

Detto questo, godetevi San Augustin e i suoi magnifici dintorni che, tra le altre cose, risultano ricchissimi di una miriade di coltivazioni differenti: qui troverete distese di piante che producono, a quanto dicono, il caffè più pregiato di tutta la Colombia; ma vedrete anche da vicino le piantagioni di Lulo e di Pitaya, quest’ultimo il frutto più buono della nazione!

Pitaya

Con una scorza di colore giallo e una polpa bianca/trasparente punteggiata di semini simili a quelli del kiwi, la Pitaya è un frutto succulento e prelibato, dal gusto aromatico simile, per qualche verso, al sapore dell’uva bianca. Si può mangiare direttamente col cucchiaino dopo averlo tagliato a metà ma attenzione a non esagerare se non è nei vostri progetti passare il resto del vostro soggiorno a San Augustin seduti nel bagni della Casa di Francois! 🙂

 

 

La Tatacoa, piccolo deserto colombiano

La Tatacoa, piccolo deserto colombiano 2560 1920 Sonia Sgarella

In quale paese, nel giro di 250 chilometri, si può passare dalla selva più rigogliosa al deserto più arido? In Colombia si può, ve lo assicuro!

Famosa per l’immensa biodiversità che la caratterizza, la Colombia è quel tipo di paese la cui natura sarà certamente capace di stupirvi, permettendovi di viaggiare, anche nell’arco della stessa giornata, attraverso una miriade di ecosistemi diversi, tra i più vari, dal deserto alla giungla, dagli altopiani all’oceano.

Il sud del paese, quello forse meno visitato dal turismo internazionale, potrà darvi un’ottima idea complessiva di quello di cui vi sto parlando, essendo una delle regioni più varie e spettacolari della nazione. Una terra di contrasti, solcata da strette vallate e da fiumi impetuosi e ricoperta da una natura sorprendentemente fertile, proprio qui dove mai vi aspettereste di incappare in un deserto!

Laberintos del Cusco Los Hoyos

Incastonato tra i rilievi della Cordigliera Occidentale e di quella Centrale, il Deserto di Tatacoa appare all’improvviso, a metà strada tra San Augustin e Bogotà, presa da Neiva la deviazione per Villavieja e, da qui, per la località di El Cusco.

Un paesaggio consumato, scavato e scolpito, il luogo ideale dove godere di panorami mozzafiato durante il giorno e lasciarsi ammaliare dalle stelle di notte. Esteso su un’area di 56.576 ettari e ad un’altitudine compresa tra i 386 e i 900 metri sopra il livello del mare, il Deserto di Tatacoa sarebbe in verità una zona di foresta secca tropicale semi-arida, un luogo dove dunque – a differenza di quanto il nome faccia pensare – prolifera la vita, in forma di cactus fruttiferi, ragni, scorpioni, lucertole e oltre 70 specie di uccelli.

La Tatacoa

Il fatto che lo si chiami deserto risulta quindi erroneo ma non a caso: il nome rende infatti perfettamente l’idea delle temperature che lo caratterizzano e della diffusa siccità che vede cadere solo 1078 mm. di pioggia all’anno. Le alture che lo circondano ne sarebbero la causa, in modo particolare il Nevado de Huila (5750 metri), il quale intercettando gran parte delle precipitazioni, non permette che queste raggiungano la piana di Tatacoa.

Ventanas

Terra rossa e terra grigia: così si divide la sua superficie desolata e scavata dalle rare precipitazioni, un paesaggio sorprendente dove perdersi col pensiero ma sempre meglio se accompagnati da qualcuno che ne conosca i sentieri.

Nel deserto si può, anzi, si dovrebbe dormire e questo è possibile grazie alla presenza di diversi Estaderos che offrono dalle sistemazioni più comode a quelle più spartane ovvero, dalla camera privata con bagno all’amaca appesa sotto un porticato.

A tal proposito mi permetto di consigliarvi l’ “Estadero Doña Lilia”, non tanto perché offra qualcosa in più degli altri, quanto più per la posizione vicinissima all’Osservatorio Astronomico. Le stanze con bagno privato vi costeranno 25.000 pesos (circa 8 euro) mentre l’amaca solo 10.000. Valutate la soluzione migliore in base alla temperatura esterna perché sappiate che le stanze, nonostante più comode, non sono dotate di ventilatore e, in caso di caldo torrido, si trasformeranno in un piccolo forno. Nei periodi di massima calura troverete quindi certamente più saggio optare per una più scomoda ma ventilata amaca!

Per raggiungere la Tatacoa, arrivati alla stazione degli autobus di Neiva (Neiva York per i simpatici abitanti :-)), posizionatevi nella zona di partenza dei minibus per Villavieja e sperate che insieme a voi ci siano altre 4 persone altrimenti, armatevi di pazienza e aspettate che queste arrivino: per nessuna ragione infatti, i simpatici autisti partiranno con meno di 5 passeggeri a bordo. Non preoccupatevi comunque, non appena lasciato il Terminal de Tansporte che impone questa regola bizzarra, in men che non si dica, vi ritroverete stipati come gli animali, chiedendovi se anche per voi arriverà il momento in cui vi piazzeranno un bambino in braccio o, perché no, una torta di compleanno che l’autista è gentilmente passato a prendere in consegna (quest’ultimo ovviamente il mio caso! :-)).

Arrivati a Villavieja dopo circa un’ora e mezza (dipende da quante commissioni l’autista si è preposto di fare in città), nella piazza principale troverete delle moto con conducente pronte a portarvi fino a El Cusco, a 5 chilometri di distanza e per il costo di 10.000 pesos. Se siete muniti di zaino pesante e, per ovvie ragioni di equilibrio (la strada, in gran parte sterrata, è tutta curve, salite e discese), volete però evitare di ritrovarvi abbracciati allo sconosciuto conducente, avete a questo punto altre due possibilità: prendere un mitico moto-chiva (la versione colombiana del tuk-tuk indiano) oppure, se questo non fosse presente, potete chiedere al conduttore del minibus di portarvi lui stesso e molto probabilmente lo farà per 15.000 pesos.

La Tatacoa

Per il ritorno organizzate il trasporto direttamente con il vostro Estadero e fate in modo di arrivare a Villavieja il più presto possibile (intorno alle 6-6.30 sarebbe l’ideale), ovvero quando gli abitanti si dirigono a Neiva per motivi di lavoro, altrimenti potreste rischiare di dover aspettare ore per quei famosi 5 passeggeri senza i quali, neanche da qui, i simpatici autisti partiranno!

Che cosa fare nel deserto? Dunque, arriviamo al punto. Avete varie opzioni per partire all’esplorazione e questo dipende molto dal vostro fisico, dal tempo che avete a disposizione, da quanti siete e dal grado di propensione all’avventura. Bicicletta, cavallo, moto o motocarro: questi sono, in linea di massima, i mezzi di trasporto con cui percorrere i circa 20 chilometri che da El Cusco vi porteranno fino a Los Hoyos e ritorno.

Sul quanti siete, questo potrebbe ovviamente far variare il prezzo del vostro tour ma ricordatevi che stiamo pur sempre parlando di costi irrisori. Per darvi un’idea io, non avendo molto tempo a disposizione ed essendo da sola, ho optato per la moto con conducente/guida e per un tour di quasi 3 ore ho pagato 40.000 pesos (circa 13 euro). Se non foste da soli potreste anche pensare di farvela in bicicletta ma tenete ben presente questi tre elementi: strade sterrate, sole cocente e possibili aghi di cactus sparsi sul suolo 🙂

Appena sotto il punto panoramico di fronte all’Osservatorio Astronomico si trovano gli spettacolari Laberintos del Cusco costituiti da meravigliose formazioni rocciose dalle forme rossastre che all’ora del tramonto vi regaleranno tinte ancora più accese e scorci mozzafiato. Qui potete anche perdervi da soli se volete: il sentiero tra le rocce è sufficientemente tracciato, le possibilità di perdere l’orientamento sono dunque ridotte al minimo e comunque, trattandosi del luogo più frequentato, in caso di bisogno mettetevi a urlare…qualcuno vi sentirà! 🙂

Laberintos del Cusco Laberintos del Cusco Laberintos del Cusco

Spostandovi da El Cusco in direzione di Los Hoyos, dopo circa 4 chilometri di strada, raggiungerete il punto panoramico di Ventanas (“finestre”), da dove godere di fantastiche vedute sul deserto grigio con, in lontananza, i rilievi della Cordigliera Occidental.

Ventanas

A Los Hoyos scendete dal vostro mezzo di trasporto e addentratevi a piedi sul fondo della spoglia valle che vi trovate di fronte. Vi sembrerà di essere entrati nel set di un film di Indiana Jones tra quelle spettacolari formazioni rocciose che vi incanteranno a tal punto da non volervene più andare! E se volete intrattenervi ancora un po’ in questa zona allora portatevi un costume da bagno: a Los Hoyos esiste infatti una piscina di acqua naturale sorgiva nella quale potete bagnarvi mentre continuate a godere del panorama.

Los Hoyos Los Hoyos Los Hoyos

Poi arriva la sera, mangiate qualcosa verso le 18.30 e siate pronti per le 19.00 quando sulla terrazza dell’Osservatorio Astronomico il Sig. Javier Fernando Rua Restrepo, l’astronomo locale, incomincia a mostrare il cielo stellato a tutti i visitatori per mezzo di due telescopi e un laser a lunga distanza. (Il costo per due ore con l’astronomo è di 10.000 pesos). L’ideale sarebbe capitare da queste parte in una notte di luna nuova, ovvero quando l’assenza della luna permette di ammirare la volta celeste al massimo del suo splendore, ma qualunque altro giorno può essere quello giusto per imparare qualcosa di nuovo sull’universo che ci circonda!

Tramonto sul Deserto Luna

N.B. la disponibilità di corrente nel deserto per caricare le vostre apparecchiature elettroniche è limitata solo ad alcune ore del giorno: nel caso dell’Estradero che vi ho consigliato, per esempio, dalle 18 alle 21. Assicuratevi quindi prima di partire di avere tutto ben carico oppure di essere muniti di una batteria ricaricabile extra.

Valle de Cocora: trekking tra le palme più alte del mondo

Valle de Cocora: trekking tra le palme più alte del mondo 2560 1708 Sonia Sgarella

Sono le palme più alte del mondo e si trovano solo in Colombia. Se questo già di per sé non vi ha dato ancora una buona ragione per andarle a cercare allora vi aggiungo che si trovano sul fondo di una valle incantata e incontaminata degna di diventare la location per qualunque tipo di film epico o fantasy. Eccovi dunque tutti i motivi per convincervi a fare un biglietto e partire!

Le “palme da cera” che si contraddistinguono per il loro apparentemente esile tronco dalle altezze incredibili le troverete soltanto li, impegnate a punteggiare e decorare il suggestivo paesaggio della Valle di Cocora, a pochi chilometri dal pittoresco villaggio di Salento e nella regione colombiana dell’Eje Cafetero, rinomato appunto per la produzione di caffè.

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Ceroxylon quindiuense è il nome scientifico di questa rara specie di palma a rischio d’estinzione, dal cui tronco si ricava la cera e che può raggiungere fino ai 60 metri d’altezza; un tipo di palma che per nascere e crescere trova perfette le condizioni geomorfologiche e climatiche che si registrano da queste parti, in quella fascia compresa tra i 2.500 e i 2.800 metri e ad una temperatura che oscilla sempre tra i 12 e i 19 gradi centigradi.

Lunghe e affusolate queste magnifiche palme svettano eleganti verso il cielo come bellissime signore, ognuna orgogliosa della sua statura e gelosa del suo spazio, a creare una scenografia magica e quasi surreale davanti alla quale non si può che rimanere a bocca aperta. La Colombia, fiera dell’unicità di questo esemplare di cui è disseminato il verde fondovalle alle pendici inferiori del Parque Nacional Natural Los Nevados, ha fatto della palma da cera il suo albero nazionale.

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Cocora, raccontano le cronache, fu il nome di una principessa, figlia del re Acaime che regnò a capo della civiltà Quimbaya che raggiunse il suo apice di sviluppo tra i secoli IV e VII d.C., costituendo quindi una delle diverse civiltà precolombiane che abitarono l’America centro-meridionale.

Detto questo, sarà ora alla Reserva Natural Acaime – che prende il nome dal suddetto re – che dovrete dirigervi se intenzionati a sfruttare pienamente un’intera giornata nella valle. Quello che vi suggerisco è un percorso circolare della durata di circa sei ore che, per ricompensarvi della fatica spesa a risalire l’ombrosa foresta nebulare, vi regalerà stupefacenti vedute sul bosco di palme e sulle meravigliose montagne della Cordigliera Centrale.

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Ma vediamo nello specifico come arrivare ad Acaime partendo dalla vicina Salento dove è molto probabile che starete soggiornando. Salento, il cui nome sembrerebbe non avere niente a che fare con la nostra regione pugliese, costituisce indubbiamente un’ottima base di partenza, nonché forse il migliore punto d’incontro di tutte quelle caratteristiche che finirete certamente con l’apprezzare della Colombia: sorrisi amichevoli, gustosi piatti tradizionali, vivaci coffee-bar, colorati edifici coloniali e natura incontaminata, le condizioni ideali per sentirvi a casa vostra!

Raggiungete la piazza principale al mattino presto (meglio se prima delle 9) e, forza, fatelo, è il vostro momento! Salite sul retro di una di quelle fantastiche Willis parcheggiate in formazione che sicuramente avrete già pensato a fotografare da ogni angolazione! Ancora oggi nelle aree rurali della Zona Cafetera, questi spettacolari fuoristrada risalenti alla seconda guerra mondiale, costituiscono il mezzo principale di trasporto per cose, animali o persone e, in questo caso, sono li a vostra disposizione, per portarvi fino all’ingresso della Valle, in 20 minuti circa e al costo di 3.400 pesos.

Willis a Salento

N.B. Il rifornimento di acqua ed eventuali snack lo potete fare sia a Salento che a Cocora, dove troverete allineati diversi chioschi e ristoranti.

Arrivati a Cocora incominciate subito il cammino: il sentiero per Acaime ha inizio oltre un cancello di legno che troverete sulla destra appena dopo una prima serie di negozietti. Da qui vi aspettano circa 2,5 ore in salita: una prima parte più facile ma breve, che si estende attraverso un ampio fondovalle ricco di pascoli mentre la seconda parte più lunga e impegnativa, attraverso la fitta e ombrosa foresta nebulare e seguendo il corso del fiume Quindìo che vi troverete ad attraversare più volte per mezzo di precari, sgangherati e traballanti ponti di legno.

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L’esperienza risulterà fin qui faticosa ma decisamente divertente. Tenete conto che stiamo parlando di un ambiente alquanto umido per cui il terreno può trasformarsi facilmente in fango. Munitevi di scarpe che prevedano la possibilità di sprofondarci dentro oppure, se preferite, potrete noleggiare prima di partire degli stivali di plastica e così non dovreste avere problemi neanche in caso di pioggia forte. Portate con voi anche un impermeabile.

Arrivati ad Acaime potete ora fare tappa alla Casa de los Colibris dove, con il prezzo di entrata di 5.000 pesos vi verranno serviti un bel pezzo di formaggio locale e una bevanda a vostra scelta tra quelle a disposizione mentre una miriade di colibrì vi intratterranno sfrecciandovi di fronte agli occhi diretti verso gli abbeveratoi che il padrone di casa ha piazzato un po’ ovunque. Godetevi questo momento di relax perché ora vi aspetta un’altra ora di dura risalita verso la Finca La Montaña, a 2860 metri.

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Arrivati dunque nel punto più alto non vi rimane ora altro da fare che cominciare a scendere e, credetemi, i successivi 5 chilometri sono quelli che vi regaleranno i panorami più suggestivi. Finalmente, dopo tanta fatica, ecco apparire di fronte ai vostri occhi le tanto agognate palme di cera, uno spettacolo incredibile davanti al quale non potrete che rimanere incantati! Ma solo in parte le immagini potranno rendere l’idea della sua bellezza…altra cosa è trovarsi a guardare con gli occhi una tale meraviglia!

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Palmera da Cera

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Per chi non volesse compiere tutto il percorso di sei ore ma neanche rinunciare a vedere da vicino il bosco di palme c’è la possibilità di accedere direttamente a quest’ultimo partendo sempre da Cocora. Invece di seguire le indicazioni per Acaime proseguite dritto lungo il fondovalle e poi cominciate a risalire la montagna fino a che sarete pienamente soddisfatti del panorama. Il costo per accedere direttamente al Bosque de Palmeras è di 3.000 pesos.

Chiedete con esattezza gli orari di ripartenza delle willis verso Salento e godetevela fino all’ultimo minuto!

Valle de Cocora

Colombia: guida alla visita del Parque Nacional Natural Tayrona

Colombia: guida alla visita del Parque Nacional Natural Tayrona 1710 1280 Sonia Sgarella

Buongiorno viaggiatori, dopo oltre due mesi dall’ultimo articolo in merito, siamo di nuovo in Colombia! Un paese che negli ultimi anni ha visto raddoppiare se non addirittura triplicare il numero degli arrivi per turismo, un paese che vanta una meravigliosa natura da esplorare, dalle piantagioni di caffè dell’ “Eje Cafetero” alle spiagge incontaminate della costa caraibica.

Ebbene è proprio qui che vi voglio portare questa volta, nel nord del paese, sulle spiagge selvagge del Parco Nazionale Tayrona, una zona pressoché remota ma non per questo difficile da raggiungere: basta solo sapere come organizzarsi e una volta arrivati lasciarsi trasportare dalla meraviglia del luogo per rientrare in sintonia con la natura che vi circonda.

Questo articolo vorrebbe e dovrebbe essere abbastanza esauriente da riuscire a darvi tutte le informazioni necessarie per garantirvi un arrivo e una permanenza senza stress, rispondendo a tutte le domande del caso quali come arrivare, dove alloggiare, cosa portare, cosa NON portare e cosa fare.

Situato lungo la costa caraibica, nel nord della Colombia, 34 chilometri a nord-est di Santa Marta, il Parco di Tayrona costituisce un’area protetta di 15.000 ettari di cui 12000 terrestri e 3000 marini. Trattasi di un’area ecologica il cui ecosistema in generale non è stato alterato dalla presenza dell’uomo e dove sia le specie vegetali che animali, il complesso geomorfologico e le manifestazioni storiche o culturali mantengono un valore scientifico, educativo, estetico e ricreativo a livello nazionale. Creato nel 1964, il parco nazionale, anche dichiarato dall’Unesco “Riserva della Biosfera”, protegge 27 specie di flora e fauna uniche della regione, così come 56 specie a rischio di estinzione, tra cui uccelli, rettili, anfibi e primati.

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1. Come arrivare

Da Santa Marta è possibile prendere un pullman che vi porterà direttamente all’entrata del parco. Prendete quindi un taxi che dal vostro ostello/hotel vi porti all’incrocio della Calle 11 con la Carrera 11 da dove partono i pullman diretti al Tyrona. Il costo del viaggio, che durerà all’incirca un’ora, è di 6000 pesos colombiani (COP), l’equivalente di circa 2,5 euro.

Una volta arrivati all’ingresso del Parco (Entrada “El Zaino”) dovrete comprare i biglietti, il cui costo per i turisti stranieri (aggiornato a marzo 2015) è di COP 39.500 (14 euro circa) contro i 15.000 COP pagati dai residenti colombiani. A questo punto un’altro pulmino collettivo vi potrà portare, in 10 minuti e al costo di 3.000 COP, fin dove anche le macchine possono arrivare ovvero in prossimità della spiaggia di Cañaveral, la prima che incontrerete.

Da qui tutto il resto del percorso dovrà essere effettuato a piedi o, se preferite, a dorso di cavallo. Una buona idea però sarebbe, se siete muniti di un bagaglio pesante, che carichiate questo sul cavallo mentre voi lo seguiate camminando. Il prezzo del servizio vi costerà circa 17.000 COP (7 Euro).

Il punto più lontano dove potrete arrivare e trovare ancora una sistemazione per la notte è Cabo San Juan del Guia, a due ore di cammino da Cañaveral. E’ fondamentale quindi che raggiungiate l’ingresso del parco ancora al mattino, così da avere tutto il tempo per gli spostamenti ed evitare che il sole delle ore più calde vi ricordi quanto la Colombia si trovi in prossimità dell’equatore!

Considerate inoltre che il parco chiude alle 17 e che con il calare del sole, il quale tramonta sempre attorno alle 18.30, gli spostamenti tra una località e l’altra non sono più permessi. Se doveste dunque arrivare dopo le 15, meglio sarebbe cercare una sistemazione fuori dal parco e rimandare l’ingresso al giorno dopo.

2. Dove dormire 

Se avete un sacco di soldi da spendere o siete in luna di miele, allora potreste pernottare negli Ecohabs di Cañaveral, esclusive sistemazioni ecologiche, comode, confortevoli, con vista mare e direttamente raggiungibili in macchina, il tutto, compresa la colazione, per un totale di almeno 250 euro!

Se invece non avete molta disponibilità economica e siete alla ricerca di una sistemazione un po’ più selvaggia, sappiate che all’interno del parco si trovano anche diversi campeggi dove dormire in tenda o su un’amaca.

Da Cañaveral in circa 45 minuti di cammino potete raggiungere Arrecifes che offre tutte le possibilità di sistemazione: dalle capanne di legno e tetto di paglia con bagno privato – le quali non vi costeranno certo meno di 100 euro a notte – alla semplice tenda o amaca e bagno in comune. Le tende che vengono affittate in loco, nel caso non siate muniti della vostra, hanno un costo di 20.000 COP a persona mentre le amache, tutte fornite di zanzariera e collocate sotto ad una tettoia di paglia, vengono 12.000 COP.

Tenete ben presente che ad Arrecifes non è permessa la balneazione per via delle forti correnti marine. I cartelli ricordano il numero delle vittime che qui hanno perso la vita per non aver osservato il divieto. Il consiglio è che voi, al contrario, lo facciate. Piuttosto, con soli 10 minuti di cammino,  raggiungete Playa Arenilla, una piccola baia protetta dalle onde dove invece è consentito nuotare.

Proseguendo lungo la costa, in altri 30 minuti, arriverete quindi alla località forse più popolare di tutto il parco: Cabo San Juan del Guia, tra tutte l’opzione migliore. Due bellissime spiagge separate da un promontorio roccioso in cima al quale sorge una casetta di legno. Sotto alla casetta trovano riparo una serie di amache mentre al piano superiore, vengono affittate due stanze.

Il campeggio qui trova spazio in un’ampia distesa soleggiata dove le tende vengono affittate ad un prezzo di 25.000 COP per persona ( 9 euro circa). Arrivando prima di mezzogiorno avrete la possibilità di scegliere quella che preferite, altro motivo per cui vale la pena di svegliarsi presto.

3. Dove mangiare

A Cañaveral, ad Arrecifes e a Cabo San Juan troverete dei ristoranti che offrono non certo il cibo più economico della Colombia. A meno che però non abbiate fatto scorta di scatolette di tonno da mangiare durante il vostro soggiorno o che non vogliate sopravvivere con biscotti e patatine acquistati nel chiosco poco fornito di Cabo, non avrete altra opzione che riservare una parte del vostro budget per tal proposito.

A Cabo San Juan le porzioni sono abbondanti e i prezzi variano dai 10.000 COP della colazione ai 30.000 di pranzo e cena: per esempio, un piatto di riso alle verdure con contorno di patatine fritte aveva un costo di 18.000 COP mentre il petto di pollo con patatine, riso e insalata valeva circa 24.000 COP. Per quanto riguarda le bevande, si pagano 4.000 COP per una lattina di birra, 2.500 per una bottiglietta di acqua e 4.500 per un frullato di frutta. E’ possibile pagare anche con carta di credito ma sarebbe sempre meglio assicurarsi di avere abbastanza contanti per sopravvivere in caso di guasti alla macchinetta.

Presso Playa Arenilla ci sono poi un paio di chioschetti che vendono arepas a 5.000 COP e spremuta d’arancia a 3.000. Cosa sono le arepas? Trattasi di un tipo di pane locale di forma circolare, preparato con farina di mais bianco;:una pietanza consumata inizialmente dalle popolazioni indigene e ancora oggi considerata piatto tradizionale. In questo caso specifico la pasta fine dell’arepa viene imbottita con uova e verdure varie o, se disponibile, con pollo.

4. Cosa portare

Il meno possibile! Sia che dormiate in tenda o, a maggior ragione, su un’amaca, lo spazio a disposizione sarà comunque limitato. Mettetevi in testa che passerete la maggior parte delle vostre giornate in spiaggia per cui non vi servirà altro che un costume e un telo da mare. Un paio di pantaloncini corti, qualche maglietta e una felpa per la sera saranno più sufficienti e, soprattutto, poco ingombranti. L’ideale sarebbe che riusciste a lasciare lo zaino più grande in custodia nell’ostello/hotel da cui siete partiti e che portiate con voi qualcosa di più piccolo e leggero.

Protezione solare: ricordatevi che siete pur sempre in un paradiso tropicale a pochi passi dall’equatore e dove oltre alle spiagge non vi è molto altro. Ustionarvi il primo giorno non farà altro che rovinarvi la vacanza costringendovi magari a dover uscire dal parco prima del previsto.

Repellente per zanzare.

– Disinfettante spray (per i più sofisticati): state pur certi che i materassi di gomma piuma su cui dormirete non sono stati comprati ieri e che, a parte aver preso un po’ d’aria, nessuno si è mai preoccupato di disinfettarli. Un soggiorno con i simpatici “bedbugs” non è certo ciò che di più piacevole vi aspettereste da una vacanza che richiede già abbastanza adattamento.

Lenzuola: in loco, se ancora disponibili, vi verranno forniti al massimo dei copri-materasso super sintetici su cui sarete liberi di passare notti d’inferno in bagni di sudore. Meglio portarsi quindi delle  lenzuola di cotone.

– Torcia: l’uso dell’elettricità nel parco di Tayrona è limitato solo a poche ore del giorno e che corrispondono di solito agli orari di apertura dei ristoranti. Sarete felicissimi di avere con voi una torcia quando, di notte, vi sorprenderà l’esigenza di raggiungere il bagno, dove credo vorreste arrivarci senza aver prima inciampato una decina di volte sui fili delle tende che circondano la vostra.

Batteria portatile: per la stessa ragione, non vi sarà possibile caricare telefono e macchina fotografica a tutte le ore del giorno. Le prese della corrente si trovano solo nelle aree comuni e verranno prese d’assalto da tutti i residenti che avranno il vostro stesso problema. Procurarvi un valido “battery pack” potrebbe essere una buona soluzione.

Lucchetti: ve ne potrebbero servire due, uno per la tenda e uno per l’armadietto.

Scorte alimentari: fate scorta di snack prima di partire. Se avete trovato un armadietto disponibile, fareste poi meglio a lasciarle lì perché le formiche del parco sono affamate e potrebbero invadervi la tenda.

Carta e salviettine igieniche.

Scarpe: scarpe comode o da trekking per i sentieri del parco e soprattutto se avete intenzione di raggiungere le antiche rovine di Pueblito.

Un buon libro: potete anche passare il tempo spostandovi da una spiaggia all’altra ma comunque ve ne rimarrà ancora una sacco da perdere e un buon libro potrebbe essere la vostra salvezza contro la noia.

Sigarette: se siete fumatori.

5. Cosa NON portare

Sacchetti di plastica: la regola è che i sacchetti di plastica non siano ammessi o che comunque facciano ritorno fuori dal parco. Questo è ovviamente volto a prevenire l’inquinamento del luogo.

Acqua: tutti consigliano di caricarsi d’acqua prima di entrare nel parco per via dei costi eccessivi che si incontrano all’interno. Certo che lasciare le bottiglie a scaldarsi tutto il giorno nella tenda non so quanto possa essere meglio che pagare 1 euro in più per una bottiglia di acqua fresca…

6. Cosa fare

Innanzitutto spegnete i telefoni e riponete gli orologi: seguite piuttosto il ritmo del sole e ri-las-sa-te-vi…siete in paradiso!

Cercate la vostra spiaggia: io la mia l’ho trovata ma è un posto segreto e non vi posso dire dove si trova! 😉 Se non vi piacciono le onde o siete interessati a fare snorkeling allora “La piscina” è la spiaggia che fa per voi: protetta al largo da una lunga barriera di scogli, è il posto ideale dove poter fare il bagno in sicurezza. Se invece preferite un mare più movimentato sarà “Boca del Saco” la vostra meta prediletta.

Avventuratevi fino a Pueblito: situata in cima alla montagna alle spalle di Cabo San Juan, la famosa località di “Pueblito” consiste nelle rovine di un’antica città precolombiana dove, si dice, abitassero circa 2.000 persone. La camminata è abbastanza impegnativa ma fattibile: 2,4 chilometri di distanza e 260 metri di dislivello per un totale di circa un’ora e mezza di cammino, tre ore tra andata e ritorno. Il sentiero parte alla destra dell’edificio dei bagni. Al ritorno vi consiglio l’itinerario che scende verso la spiaggia di Boca del Saco, meno ripido rispetto al primo.

Aspettate il tramonto: qui il sole finisce dietro alle montagne ma non per questo è meno bello.

Svegliatevi presto per vedere l’alba: se volete vedere il sole nascere dal mare allora dovete farlo, puntate la sveglia e salite in cima al promontorio di Cabo San Juan da dove lo spettacolo è mozzafiato!

sunrise

Ascoltate i rumori della natura e cercate di avvistare gli animali che popolano il parco: dalle scimmie urlatrici di Pueblito alle iguane che si scaldano al sole, godetevi al massimo quello per cui il parco è diventato famoso ovvero la meravigliosa natura selvaggia, popolata da un’infinità di animali tropicali.

animal

Tornate a Taganga in lancia: ritrovarvi su una lancia minuscola in mezzo ad onde gigantesche sarà un’esperienza terrificante ed elettrizzante al tempo stesso. Vi sentirete un po’ come dei profughi in cerca della terra promessa e letteralmente come un puntino in mezzo all’oceano! Non ascoltate chi vi dice che vi arriverà addosso giusto qualche schizzo d’acqua perché credetemi,  a Taganga, se ci arriverete, sarete inzuppati da testa a piedi! Mentre infatti i vostri bagagli saranno al sicuro all’interno di una piccola stiva, voi sarete il bersaglio preferito delle onde che continueranno a prendervi a schiaffi…un’esperienza indimenticabile! La lancia parte da Cabo San Juan intorno alle 16 ed ha un costo di 45.000 COP ( 16 euro). Partiti da Cabo arriverete a Taganga dopo circa un’ora e mezza e lì, se il cielo è limpido, verrete accolti da uno spettacolare tramonto rosa!

 

 

Cartagena de Indias, una regina muy linda

Cartagena de Indias, una regina muy linda 1915 1276 Sonia Sgarella

“Mi  bastò una passeggiata dentro le sue mura per vederla in tutta la sua grandezza, nella luce color malva del tramonto, e non fui capace di reprimere il sentimento di rinascita”. (Gabriel García Márquez)

Una città magica e leggendaria: cosí appare Cartagena de Indias, la regina indiscussa della costa caraibica. Fondata nel 1533 dallo spagnolo Pedro de Heredia e battezzata con l’appellativo “di Ponente”- per differenziarla da quella “di Levante”, affacciata sul Mar Mediterraneo nella Regione di Murcia – Cartagena è da sempre uno dei centri turistici più frequentati di tutta la Colombia.

Antica e meravigliosamente conservata all´interno di un´imponente cerchia di mura risalente al periodo coloniale, Cartagena, con le sue balconate decorate di bouganville, il labirinto di vicoli acciottolati, le splendide piazze e le imponenti chiese vi riporterà con la mente in un tempo lontano, regale e fiabesco, scenario di ripetuti assedi ma anche e soprattutto di vicende romantiche e leggende di ogni tipo.

Senza niente da invidiare ad altre città coloniali del Sud America, Cartagena fu in passato il più importante baluardo dell´impero spagnolo d´oltre mare ed è proprio a questo periodo che deve la maggior parte del suo patrimonio artistico e culturale, oggi incluso tra i beni dell’Umanità dall´Unesco. Passeggiare senza meta dentro e fuori le mura è il modo migliore per assaporarne l´atmosfera rilassata e sensuale, cercando di lasciarvi sedurre per sempre!

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Un consiglio per la visita: non dedicare abbastanza tempo alla “città fortificata” (ciudad amurallada), sia di giorno che di sera – quando le luci dei lampioni le regalano un´atmosfera ancor più suggestiva – sarebbe sbagliatissimo ma non dimenticatevi che ciò che vi circonda è pur sempre un mondo ricostruito a misura di turista, a discapito di quella che fu, un tempo, la vera essenza della città, fatta di tradizioni e caratterizzata dallo stile di vita dei suoi abitanti.

Se siete in cerca della Cartagena popolare, di quella “negra” che ha dato vita alla storia di questa città, che le ha dato sapore, suoni e colori , dirigetevi allora fuori dalle mura, nel quartiere conosciuto con il nome di Getsemaní, dove la popolazione nativa fu ricollocata per dar spazio, nel centro storico, a ristoranti esclusivi, hotel di lusso e bar gestiti da stranieri.

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Per lungo tempo la zona di Getsemaní è stata considerata come un barrio da evitare, in quanto povero e malfamato, fino a che, negli ultimi anni, grazie all´impegno dei suoi abitanti, si è trasformato invece in un quartiere alternativo, dove riscoprire la vivacità della vita caribeña. Ben lontano dall´esclusività e dal lusso della ciudad amuralladaGetsemaní ha infatti finito con l´attrarre un altro tipo di viaggiatori, di quelli che si accontentano di un ambiente meno formale ma con il vantaggio di avvicinarsi alla gente del posto e alle sue tradizioni.

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Esiste dunque più di un buon motivo per visitare questa perla colombiana dal fascino incredibile: non solo la città stessa vi offrirà infatti dei piacevoli momenti indimenticabili ma anche i dintorni saranno capaci di lasciarvi incantati dalla loro bellezza. E´questo il caso delle vicine Isole del Rosario, il luogo ideale dove prendervi una tregua dal caldo e dall´umidità, a volte davvero opprimenti.

Se non vi piace però l´idea di raggiungere le isole in barca (sappiate che il mare colombiano a volte può mettere davvero a dura prova il vostro stomaco!), una valida alternativa, raggiungibile  con pullman turistici direttamente dal centro città,  è la meravigliosa, seppur abbastanza affollata, Playa Blanca, situata sull´Isola de Barú, a soli 45 minuti da Cartagena.

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Dove mangiare: certamente non uno dei più economici ma nel Ristorante “La Casa de Socorro” potrete degustare ottimi piatti di pesce e i migliori patacones con suero costeño (platano fritto con crema di latte) della città!

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