Oltre 3000 gradini da risalire sul versante di una ripida collina sacra possono suonare come un’impresa difficile, se non motivati da una forte devozione, ma quando sai che sulla cima di quella collina, la più sacra del Gujarat, ti aspetta uno spettacolo da togliere il fiato, tutte le esitazioni scompaiono e non dubiti un’attimo a metterti in cammino, con l’entusiasmo di chi si accinge, per la prima o per l’ennesima volta, a sfidare i propri limiti.
La collina dei mille templi è uno di quei luoghi che non si possono e non si devono tralasciare durante un viaggio in Gujarat: deve essere scalata, conquistata, assaporata ad ogni gradino e vissuta come un pellegrino, con il cuore disposto a comprendere il perché di tanta fatica, il perché di tanta devozione.
C’è sempre un non so che di mistico che circonda questi luoghi, un’aura di mistero che li ricopre, qualcosa con cui purtroppo noi, menti pragmatiche occidentali, raramente riusciamo ad entrare in contatto. Ma almeno ci proviamo. Abbiamo gli occhi per guardare, la mente e il cuore per riflettere e ci proviamo.
Di questi luoghi, più che costatane lo stato presente che anche in India, purtroppo, tende sempre più verso una malsana mercificazione della fede, mi piace immaginarne il passato, l’origine storica, pensare ai motivi che diedero impulso alla fondazione di santuari del genere, a quante persone prima di me ne hanno calpestato i sentieri perdendosi, ad ogni passo, nell’infinito orizzonte di paesaggi mozzafiato; ma soprattutto mi piace provare a capire come un’antica e pura devozione possa essere riuscita in un’impresa così grandiosa.
La collina di Shatrunjaya è uno dei luoghi di pellegrinaggio più sacri per la fede jainista. Si racconta che, proprio qui, sulla cima di questo monte, Adinath, il fondatore della fede, meditò e recitò il suo primo sermone. Un altopiano dedicato agli dei e ai maestri passati, un’incredibile distesa di templi costruiti nel corso di secoli e che costituiscono oggi meta di pellegrinaggio per migliaia e migliaia di pellegrini.
3300 gradini non sono pochi ma non si tratta neanche della scalata dell’Everest, penserete voi. Per molti devoti tuttavia il percorso comincia molto più lontano: ne ho visti alcuni camminare imperterriti da chilometri e chilometri di distanza, su strade principali, rigorosamente vestiti di bianco come vuole la tradizione e addirittura spingendo le sedie a rotelle dei più anziani…questa si che è devozione! Oppure trattasi di pura follia?
Come era il caso dei pellegrini che incontrai durante un bellissimo viaggio in Sri Lanka risalendo le pendici di Adam’s Peak, auguro a tutte queste persone che i loro sforzi non siano invano e che davvero lassù esista qualcuno pronto a graziarli con ciò di cui vanno in cerca…glielo auguro con tutto il cuore!
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La salita alla collina di Shatrunjaya può essere effettuata in circa un’ora e mezza. Consigliano di cominciare al mattino presto quando l’aria è più fresca…io l’ho fatto alle 2 del pomeriggio e sono ancora viva! Certo tutto dipende dalla stagione ma vedete voi in base ai vostri orari e spostamenti. Comprate l’acqua prima di incominciare il cammino.
I templi sulla cima sono uno spettacolo e se volete regalarvi una vista indimenticabile, non appena il sentiero si biforca, smettete di seguire i pellegrini diretti verso l’ingresso principale e prendete la scalinata di destra: il panorama da qui è davvero sorprendente! Entrate quindi nel sito e perdetevi tra i templi fino a raggiungere il principale, dedicato ad Adinath e situato nel punto più alto della colina. Prendetevi il vostro tempo per assistere ai rituali dei devoti e quindi riscendete.
Lo potete fare di corsa, come fa la maggior parte dei visitatori, oppure con calma: sappiate che nell’una o nell’altra maniera, se non siete abbastanza allenati, vi faranno male i polpacci per una settimana tanto che salire o scendere anche solo due gradini sarà l’impresa più faticosa delle vostre giornate a venire!
Siccome comunque gli indiani sono evidentemente spesso più pigri che rigorosi devoti e certamente poco allenati, durante tutto il percorso vi verrà offerto aiuto a pagamento per la salita, in termini di portantine a due, a quattro uomini, oppure in termini di “support”, ovvero di gentili signore che saranno pronte a spingervi da dietro o a sostenervi di fianco, come foste feriti di guerra. Forse la cosa più divertente sarà per voi ammirare le pantomime degli indiani affaticati, quasi stessero sull’orlo del collasso. La cosa esilarante è che sono sempre i più giovani a recitare questa parte piuttosto che gli anziani, i quali li vedrete sgambettare a destra e a manca senza fare troppe storie. E’ proprio vero che i tempi sono cambiati!
Le foto all’interno del sito e agli esterni dei templi sono possibili solo dietro l’acquisto di un permesso dal costo di 50 rupie che viene rilasciato all’ingresso principale ma comunque sono proibite all’interno dell’Adinath Temple. Prendere la scalinata di destra come vi ho consigliato è l’unico modo per scattare delle ottime panoramiche all’intero complesso ed è molto probabile che sarete da soli a contemplare in silenzio quest’ennesima meraviglia dell’India!
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